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Pfas e inquinamento, il M5S interpella il ministro

Il deputato bassanese Cappelletti chiede al numero uno del dicastero dell'ambiente se sia a conoscenza dei numerosi episodi di contaminazione che hanno colpito il Vecchio continente e in special modo Veronese, Vicentino e Padovano: frattanto ai primi del mese è nato l'osservatorio del Fosan sui derivati del fluoro

Il deputato bassanese Enrico Cappelletti del M5S ha indirizzato una interpellanza urgente al ministro dell'ambiente Gilberto Pichetto Fratin (di Fi), per sapere se quest'ultimo sia a conoscenza del fatto che esista una mappa europea dei siti inquinati da Pfas, se sia a conoscenza della grave situazione in cui versa l'Italia a causa dell'inquinamento da questi «temibili» derivati del fluoro prodotti per anni dalla Miteni di Trissino, se il ministro intenda attivarsi «per individuare e monitorare le fonti da cui ha origine la sostanza». È questo il passaggio chiave di una nota diramata ieri 4 aprile proprio da Cappelletti.

EFFETTI NOCIVI
L'onorevole della città del ponte spiega poi come in ballo ci sia l'impatto che il fenomeno «può avere sull'ambiente e la salute umana». La scienza negli ultimi anni «ha ampiamente documentato - scrive l'esponente del M5S - gli effetti nocivi sulla salute umana dovuti a un'esposizione prolungata da Pfas, tra cui insorgenza di tumori, malattie metaboliche, infertilità maschile e interferenze con la salute riproduttiva delle donne».

IL PROCESSO
La problematica descritta da Cappelletti è ben nota tra Veronese, Vicentino e Padovano: territori nei quali la contaminazione da Pfas, «i temutissimi derivati del fluoro» utilizzati in numerosissimi comparti industriali a partire da quello militare, per anni sono stati prodotti o lavorati dalla trissinese Miteni: industria chimica oggi fallita che è al centro di un maxi processo ambientale che sta facendo scalpore in tutto il Vecchio continente perché la contaminazione avrebbe colpito un bacino potenziale di 350mila residenti delle zone interessate.

LA DOCUSERIE
Ed è in questo contesto di crescente consapevolezza del problema che si moltiplicano le iniziative divario genere. Come ricorda «Il giornale di Vicenza» di ieri Matteo Ward (attivista ambientale ed imprenditore) ha ultimato assieme ad un team di videografi una serie in sei puntate dedicata al «lato oscuro» della moda usa e getta detta anche «fast fashion». La prima puntata della serie (una collaborazione tra Will media e Sky) è andata in onda ieri su Sky Italia e porterà gli autori a girare mezzo mondo alla ricerca delle discariche di questi abiti. La cui realizzazione spesso prevede l'utilizzo di Pfas. Nell'ultima puntata invece è previsto un passaggio nel Veneto e nel Vicentino. Anche il mondo scientifico però rimane in fermento.

L'OSSERVATORIO
Con un dispaccio di poche righe diramato ieri dai propugnatori della iniziativa è stata resa nota per l'appunto la nascita dell'Osservatorio sui Pfas curato dal Fosan, un  centro per la ricerca scientifica finalizzata allo studio degli alimenti e della nutrizione ben noto agli addetti ai lavori. Dai primi di aprile infatti il Fosan ha pubblicato sul web la pagina dedicata all'Osservatorio sui Pfas il cui presidente del comitato scientifico è il dottor Alberto Mantovani. «L'Osservatorio Pfas riunisce esperti e ricercatori in campo alimentare, ambientale e giurisprudenziale dell'Istituto Superiore di Sanità, dell'Ispra, dell'Università di Padova, dell'Università di Parma, dell'Università di Roma La Sapienza. Lo scopo dell'Osservatorio Pfas - si legge nella nota - è quello di sensibilizzare relativamente alla contaminazione ambientale e alimentare dovuta ai Pfas e seguire l'avanzamento dei lavori in riferimento ad una nuova normativa per la tutela dell'ambiente e della salute» che associazioni e attivisti chiedono da anni.

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