rotate-mobile
Politica Montecchio Maggiore

«Buco» da 12 miliardi? La Spv obbligherà «a tagliare» sulla «sanità»

I consiglieri Bigon e Zanoni attaccano palazzo Balbi. Chiedono provvedimenti nei confronti di chi ha redatto una convenzione per la realizzazione della Superstrada pedemontana veneta considerata un contratto «capestro». In ballo c'è uno scostamento potenziale a nove zeri o più che potrebbe materializzarsi negli anni a venire: «La Corte dei conti ci aveva visto lungo»

In materia di correttezza nell'ambito della allocazione delle risorse pubbliche «La Corte dei conti» ovvero la magistratura erariale dello Stato, «attende risposta» in relazione  ad una serie «di nodi» che rimangono «irrisolti» nell'ambito dell'iter che ha portato la Regione Veneto ad avviare il progetto per la «Superstrada pedemontana veneta» più nota come Spv. È questo il j'accuse lanciato in una nota diramata oggi 7 marzo dai consiglieri regionali veneti Anna Maria Bigon e Andrea Zanoni, entrambi del Pd, all'indirizzo dell'esecutivo regionale capitanato dal leghista Luca Zaia.

RITARDI E INTOPPI
Tra ritardi infiniti, incidenti di percorso e maggiorazione degli oneri sugli enti pubblici la Spv è l'opera in via di ultimazione che una volta completata dovrà connettere Spresiano nel Trevigiano a Montecchio Maggiore nel Vicentino per un percorrenza pari a 95 kilometri. Il progetto però da subito viene preso di mira dalla magistratura contabile. La Corte dei conti infatti in un crescendo di critiche al vetriolo, nell'ottobre del 2018 distilla una censura molto precisa: «Risultano non risolte, in particolare, le seguenti criticità... a fronte di un costo dell'opera che, attualmente, è previsto inferiore ai tre miliardi, con il nuovo assetto convenzionale la Regione Veneto dichiara che l'esborso nei confronti del privato sarà pari a oltre 12 miliardi; tale risultato, a dire dell’amministrazione, è ritenuto, tuttavia, positivo rispetto alle assai più sfavorevoli condizioni che la finanza pubblica avrebbe dovuto sopportare in vigenza delle precedenti clausole convenzionali. Si chiede, pertanto, di riferire sulle iniziative intraprese o che si intendono intraprendere  - si legge nel documento indirizzato tra gli altri alla Regione Veneto - nei confronti dei responsabili del precedente assetto convenzionale produttivo di tale ingentissimo aggravio economico a carico delle finanze pubbliche». La querelle peraltro è nota e accompagna la storia della Spv fin dalla sua gestazione.

TRIPLO MONITO
Detto in altri termini in quella circostanza la corte dei Conti alla giunta regionale veneta lancia tre moniti: uno, la convenzione con cui la stessa Regione Veneto concede al concessionario privato Sis-Spv la facoltà di progettare e realizzare l'opera presentava troppi squilibri a vantaggio del privato. Due, pur a fronte di una rivisitazione della concessione comunque l'ente pubblico rischia di dover sborsare oltre «12 miliardi» per mancati profitti a beneficio del privato qualora i pedaggi non ripaghino quest'ultimo. Tre, a fronte di questo aggravio tu attuale vertice regionale in questi anni che cosa hai fatto per rivalerti su quei soggetti che hanno operato anche durante le passate consiliature, in maniera tale che si producesse questo aggravio per i conti pubblici? Detto ancora più terra terra, tu attuale amministrazione regionale hai deferito alla  magistratura contabile, affinché sia valutato un eventuale danno erariale, coloro i quali tra dirigenti o ex dirigenti, tra componenti o ex componenti della giunta regionale, hanno permesso tale gravame sui conti della collettività? Il monito della Corte dei conti peraltro è parte integrante di una articolata interrogazione indirizzata a palazzo Balbi il 20 febbraio da Bigon e Zanoni.

MEZZÈRA VS VERNIZZI
I due aggiungono poi un altro dettaglio. A quella richiesta avanzata dal magistrato erariale Antonio Mezzera l'allora Commissario straordinario alla Spv Silvano Vernizzi «replicó con una non risposta, evitando anche solo di elencare le iniziative intraprese o che si intendevano intraprendere nei confronti dei responsabili del precedente assetto convenzionale relativo alla Superstrada pedemontana veneta, che aveva causato un ingentissimo aggravio economico a carico delle finanze pubbliche». Il riferimento neanche troppo velato è al provvedimento e a quelli successivi in cui si affida la realizzazione dell'opera «in regime di finanza di progetto sulla base della gara di concessione già esperita dalla Regione Veneto in qualità di concedente dell'opera ed aggiudicato con la deliberazione della Giunta regionale del Veneto 1934 del 30 giugno 2009» al raggruppamento temporaneo di imprese «Consorzio stabile Sis Società consortile per azioni - Itinere Infraestructuras». Quella delibera (in un esecutivo in cui i vecchi assessori non figurano più nell'attuale giunta se non con l'eccezione di Elena Donazzan, responsabile all'epoca come come oggi del referato all'istruzione) peraltro viene menzionata in un protocollo d'intesa sulla Spv del 29 settembre 2009 siglato tra l'allora governatore veneto l'azzurro Giancarlo Galan Galan e lo stesso Vernizzi.

UNA BORDATA FATTA DI CIFRE
E tant'è che nella nota diffusa oggi Bigon e Zanoni sono scatenati: «Con il bilancio regionale di previsione 2023-2025, risultano pesantemente in negativo, sempre in relazione alla Superstrada pedemontana veneta, tutti e tre gli esercizi finanziari considerati». Poi vengono snocciolate le cifre che direttamente o meno peseranno sul contribuente veneto: «Per il 2023 29 milioni, per il 2024 19 milioni, per il 2025 17 milioni per un totale di oltre 65 milioni e mezzo» per il solo trienni in corso. «Con questo bilancio - attaccano i due - abbiamo avuto per la prima volta la prova evidente del buco che la Spv provoca alle casse regionali. Da sempre denunciamo le condizioni folli di una convenzione di 39 anni a canoni annuali crescenti. Se già oggi, con un canone di 150 milioni, ci ritroviamo a perdite consistenti, cosa accadrà in futuro, quando le cifre che la Regione Veneto dovrà riconoscere a Sis, toccheranno livelli via via sempre più astronomici, fino a 450 milioni? La Corte dei conti ci aveva visto lungo».

TRA «I CINQUE PEGGIORI SPRECHI D'ITALIA»
Poi l'ultima stoccata: «Chiediamo dunque che la giunta ci dica quali provvedimenti ha assunto nei confronti di chi ha stabilito queste condizioni capestro che vincolano tutti i futuri bilanci regionali ad una coperta cortissima, in nome della quale, per pagare la Pedemontana, si è già costretti a tagliare su servizi essenziali come quelli della sanità». Ad ogni modo le vicissitudini della Spv da qualche tempo stanno dando vita ad un dibattito effervescente pure sui social network. Basti pensare al fatto che il canale YouTube Flashpoint in un approfondimento del 24 febbraio che vede la collaborazione del video-maker Simone Guida di Nova lectio l'ha addirittura relegata tra «i cinque peggiori sprechi d'Italia». Non meno tenero su questo versante è il fronte ambientalista. «Io mi domando - si chiede ai taccuini di Vicenzatoday.it Massimo Follesa, vicepresidente del Covepa, un cordinamento ecologista che da anni contesta la Spv - che cosa abbia fatto in questi anni la magistratura penale, specie quella veneziana cui abbiamo inviato esposti a palate». Di recente anche il magazine nazionale l'Indipendente aveva dedicato alla Spv un approfondimento assai poco lusinghiero.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

«Buco» da 12 miliardi? La Spv obbligherà «a tagliare» sulla «sanità»

VicenzaToday è in caricamento