rotate-mobile
Politica Arzignano

Pfas e sangue: scontro senza fine

L'associazione Cillsa accusa palazzo Balbi di non volere estendere la sorveglianza sanitaria nella città del Grifo, dove la Lega locale, sul tema, sembra avallare le richieste degli ambientalisti entrando così in un possibile conflitto con la giunta regionale veneta

Il Comune di Arzignano vorrebbe estendere il piano regionale di sorveglianza sanitaria per monitorare la presenza dei Pfas nel sangue, «i temutissimi derivati del fluoro alla base dell'affaire Miteni» a tutta la popolazione municipale. Il mancato ok da parte di palazzo Balbi non ha suscitato solo la costernazione della giunta della città del Grifo: ma pure di Giovanni Fazio, volto storico di Cillsa, una associazione ecologista molto attiva nel comprensorio che oggi 29 marzo ha pubblicato sul suo blog una nota al vetriolo nella quale punta l'indice proprio sulla amministrazione regionale capitanata dal governatore leghista Luca Zaia.

PARLA FAZIO
«Scalpore - si legge nelle due pagine vergate da Fazio - suscita il comportamento della Regione Veneto nei confronti della popolazione arzignanese, da sempre esposta all'azione dei Pfas, a causa dell’inquinamento della falda da cui pesca l'acquedotto comunale». Appresso un'altra considerazione: «Le cause le conosciamo da tanti anni: la Miteni e il distretto conciario dove ampiamente vengono utilizzati i Pfas per impermeabilizzare le pelli».

IL PRODROMO
Fazio spiega poi che in precedenza l'assessore arzignanese all'ecologia Giovanni Fracasso (ne ha parlato Vicenzatoday.it ieri) aveva inviato una nuova lettera, «la nona in questi anni», in cui si richiedeva ancora una volta «di estendere a tutta la popolazione di Arzignano» l'inserimento nel «Piano di sorveglianza», come prescritto per tutti i residenti della cosiddetta «Zona arancione» ossia quella posta su un gradino di rischio appena appena inferiore a quella, detta «Zona rossa», in cui la contaminazione della falda da derivati del fluoro presenta ancora maggiori preoccupazioni.

POSSIBILE DISSIDIO
«Viceversa - attacca Fazio - la Regione pretende di riservare il diritto al monitoraggio» a poche famiglie che abitano nella frazione di arzignanese di Canove «escludendo il resto degli abitanti». Si tratta di parole che pesano come pietre non solo perché danno conto dello sconcerto della rete ecologista veneta nei confronti di palazzo Balbi: ma che descrivono un dissidio politico di ampia portata lungo l'asse Arzignano-Venezia. Arzignano infatti è un bastione del centrodestra: nella città del Grifo la giunta è trazione leghista. Come leghista è la trazione dell'esecutivo che a palazzo Balbi è guidato da Zaia. Si tratta di un insieme di circostanze che descrive uno scontro in atto, più o meno celato, tra la base del Carroccio (che nell'Ovest vicentino nel maggio 2019 diede carburante alla vittoria per l'esecutivo che fa capo al sindaco arzignanese Alessia Bevilacqua nonché al suo vice Enrico Marcigaglia) e il Carroccio di ispirazione più centrista «di stretta osservanza zaiana». Quest'ultimo tra l'altro da tempo verrebbe visto come troppo vicino ai desiderata di alcuni ambienti produttivi. Sullo sfondo rimane comunque un dato di fatto. La lettera redatta dall'assessore Fracasso non era indirizzata genericamente all'amministrazione regionale: bensì al presidente della giunta regionale Zaia in persona. Ed è questa la chiave di volta per comprendere la consistenza d'un eventuale dissidio fra l'entourage di Zaia la giunta di Arzignano.

IL TABÙ
Ad ogni buon conto da anni la rete ecologista sostiene che una azione più incisiva da parte degli organismi regionali come Ulss e Arpav permetterebbe di monitorare non solo lo stato di salute dei Veneti ma pure quello della catena alimentare. Il niet di palazzo Balbi da tempo viene interpretato proprio dal mondo ecologista come una sorta di difesa estrema affinché «non si scoperchi un vero tabù ossia il vaso di Pandora della presenza dei Pfas negli alimenti e negli organismi, a partire da quello umano. Sullo sfondo ci sono i timori che «una disclosure a 360 gradi» potrebbe rovinare l'immagine del comparto agroalimentare nonché zootecnico che tra Veronese, Vicentino e Padovano, proprio nei territori colpiti dalla contaminazione da Pfas, vanta un peso «enorme».

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Pfas e sangue: scontro senza fine

VicenzaToday è in caricamento