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Martedì, 23 Aprile 2024
Politica Trissino

Pfas e Pasque veronesi: è burrasca a palazzo Ferro Fini

Dopo la pubblicazione di un dossier di Greenpeace sulle risposte della Regione Veneto alla maxi contaminazione da derivati del fluoro attribuita alla Miteni l'opposizione incalza la giunta: frattanto tra settori della maggioranza di centrodestra si vocifera di discussioni accese sui contributi pubblici (270mila euro) elargiti a beneficio di un comitato dell'area «venetista» da anni impegnato in una serie di rievocazioni storiche

«Chiederemo conto al governatore veneto Luca Zaia affinché la Regione chiarisca tutti gli aspetti inquietanti che hanno portato l'area del Veneto contaminata da Pfas a diventare una zona di sacrificio, come l'Ilva di Taranto e la Terra dei fuochi in Campania. Nel Veneto nessun cittadino deve essere considerato sacrificabile». In una nota pubblicata ieri 19 aprile sul portale della agenzia di stampa del Consiglio regionale veneto non usano mezzi termini i consiglieri Anna Maria Bigon ed Andrea Zanoni (che militano nel Pd tra le fila dell'opposizione). La querelle segue le ultime rivelazioni proprio sull'affaire Pfas, da parte della nota associazione ecologista. Molto critica nei confronti dell'amministrazione è anche la loro collega Cristina Guarda che milita in Europa verde.

LA NOTA
«Greenpeace Italia - fanno sapere Bigon e Zanoni con una nota diffusa anche sul blog di quest'ultimo - ha reso pubblico un rapporto shock contenente importanti rivelazioni e retroscena inediti sulla questione dei Pfas». I Pfas sono i derivati del fluoro di origine industriale da tempo al centro di un disastro ambientale che ha colpito il Veneto centrale. All'argomento peraltro Vicenzatoday.it ha dedicato un lungo approfondimento proprio ieri.

IL RAPPORTO SHOCK
Bigon e Zanoni nel loro intervento definiscono il lavoro di Greenpeace «puntuale e completo» in primis per quanto riguarda la sottovalutazione del fenomeno Pfas in Italia e in Veneto. Stando a quel dossier, rimarcano infatti i due, «emerge come a distanza di molti anni manchi un quadro chiaro ed esaustivo sulla contaminazione da Pfas negli alimenti... Nonostante i numerosi allarmi sollevati in seguito all'esito di studi e monitoraggi» messi in campo nel tempo da alcuni enti. Il tutto però, riportano i due inquilini di palazzo Ferro Fini, non è sfociato in provvedimenti degni di nota volti a «tutelare la salute pubblica, ad eccezione del divieto di pesca nella zona rossa in Veneto».

L'INTERROGAZIONE INEVASA
Ma c'è di più. Zanoni nel 2021 era stato primo firmatario di una interrogazione rivolta all'esecutivo nella quale chiedeva spiegazioni precise: «Che fine hanno fatto - attacca il consigliere - le ulteriori attività a tutela della salute pubblica come i monitoraggi su alimenti e come i piani di sorveglianza delle zone critiche che la giunta regionale nel 2019 stava valutando di mettere in atto?». Si tratta di una interrogazione che ha a che fare proprio con gli addebiti mossi da Greenpeace: un atto firmato da Zanoni, da Bigon e pure dal consigliere di opposizione Arturo Lorenzoni, che siede nel misto.

CIAMBETTI SULLA GRATICOLA
Tanto che lo stesso Zanoni stamani ha puntato l'indice contro il presidente del consiglio regionale Roberto Ciambetti: uomo forte della Lega nord a Sandrigo e punta di diamante di tutto il Carroccio nel Vicentino. Il motivo? In relazione ai cascami della contaminazione da Pfas, addebitata alla Miteni di Trissino nell'Ovest vicentino (oggi fallita), l'interrogazione non ha mai avuto risposta. Secondo Zanoni spetterebbe proprio a Ciambetti sollecitare l'esecutivo.

Ed è per questo che il democratico stamani ha alzato la voce: «Giace dal 25 novembre 2021, senza aver ricevuto risposta, una mia interrogazione con la quale chiedevo alla giunta se, sul fronte dell'inquinamento da Pfas, se avesse messo in atto tutte le attività di tutela della salute pubblica annunciate ancora nel 2019. Una mancanza di trasparenza che è grave per l'evidente drammaticità della vicenda e che va a violare il regolamento di Consiglio regionale del Veneto che fissa dei tempi limite entro i quali va data risposta alle interrogazioni. Per la tipologia di interrogazione che ho presentato, il regolamento prevede infatti venga data risposta entro venti giorni, mentre ne sono passati addirittura 420» senza alcun tipo di replica. Per questo motivo, attacca il democratico trevigiano, «ho scritto una lettera al presidente del consiglio regionale che richiama questa violazione e che chiede il suo risolutivo intervento per ottenere risposte importanti, che hanno a che vedere con la salute dell'intera popolazione, veneta e non solo».

LE STAFFILATE DI CRISTINA GUARDA
Non meno tenera è la consigliera Guarda che ieri sulla sua pagina Facebook ha sparato a palle incatenate contro l'esecutivo: «Dopo la pubblicazione del dossier di Greenpeace e dopo i no della attuale maggioranza di centrodestra nei confronti di tutte le iniziative proposte dalla sottoscritta assieme ai gruppi di cittadinanza attiva urge una riflessione. Soprattutto in relazione agli addebiti mossi alla Regione Veneto dall'Alto commissariato per i diritti umani Onu-Ohchr». Il quale  proprio in materia di violazione dei diritti umani per quanto riguarda le politiche di prevenzione e informazione messe in campo in relazione all'affaire Pfas aveva stigmatizzato durante la condotta di palazzo Balbi. «È necessario - scrive Guarda - che, almeno questa volta, il presidente Zaia si faccia vivo in aula».

TRUPPE FRANCESI E RUMORS DAL CENTRODESTRA
Epperò la situazione in consiglio regionale è effervescente non solo per le critiche alla luce del sole delle opposizioni, ma anche per i mal di pancia in seno alla maggioranza. Proprio tra alcuni colleghi della maggioranza di centrodestra da giorni circola uno specchietto dei contributi pubblici elargiti per la commemorazione dell'insurrezione di Verona contro l'occupazione delle truppe napoleoniche nell'aprile del 1797 in concomitanza con le ultime esalazioni della Serenissima repubblica di Venezia al momento del suo collasso.

ARGENT DE POCHE
Gli eventi oggetto della discussione serrata tra alcuni consiglieri di centrodestra sono stati organizzati tra il 2019 e il 2022 dal «Comitato per la celebrazione delle Pasque veronesi», questo uno dei nomi con cui gli storici chiamano quella insurrezione. Il comitato scaligero, spiccio più spiccio meno, in quell'arco temporale, avrebbe beneficiato di 270mila euro tra rievocazioni, produzione di dvd, di filmati, nonché di altre iniziative di vario genere.

I PROSPETTI
Ad ogni modo stando ai prospetti forniti dallo stesso comitato e firmati dal suo presidente Nicola Cavedini, tra i maggiori o tra i più blasonati finanziatori ci sono la Regione Veneto, il Comune di Verona, la municipalizzata berico-veronese Agsm-Aim, l'Amia (la partecipata scaligera che si occupa della gestione di parte del ciclo dei rifiuti), il Ministero dei beni culturali: c'è anche un piccolo contributo da parte del Comune di Schio. A palazzo Ferro Fini il dibattito interno alla maggioranza a più riprese si sarebbe incentrato sulla opportunità del finanziamento visto il momento di difficoltà delle casse pubbliche, ma pure sulla effettiva valenza socio-culturale delle iniziative messe in campo.

L'altro interrogativo riguarda il costo della nuova iniziativa in calendario al Rivoli di Verona in piazza Bra sabato 22 aprile alle 17,30: vale a dire la produzione e la proiezione del docufilm di Tommaso Giusto intitolato «Quando Verona insorse contro Napoleone». Ma sul punto dei finanziamenti e della loro opportunità il comitato, che nella città di Giulietta e Romeo è visto come vicino alla cosiddetta area «venetista», come la pensa? Chi scrive in questo senso ha contattato direttamente il vertice dello stesso comitato, ma da quest'ultimo però, almeno sul momento, non è giunto alcun commento.

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