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Bocciodromo, Giovine nel mirino della protesta

Gli antagonisti veneti sfilano nel capoluogo berico: se la prendono con «la virata verso l'estrema destra» in materia di antifascismo imputata all'esponente di Fdi e al suo blocco elettorale «riferibile» agli esercenti del centro

Durante la serata di ieri 18 giugno nel capoluogo berco «oltre 2500 persone» hanno preso parte alla manifestazione promossa «dal centro sociale Bocciodromo» di Vicenza. La protesta, organizzata per la scelta del comune di abrogare la cosiddetta clausola antifascista, dal prontuario per ottenere gli spazi ad uso pubblico, è cominciata alle 21 in piazza Castello per poi concludere in piazza dei Signori anche se il lo svolgimento concordato con la questura inizialmente prevedeva il solo sit-in in piazza Castello.

Alla fine del corteo, proprio in piazza dei signori nel podio improvvisato sono la loggia del capitaniato gli organizzatori hanno anche denunciato «un tentativo di infiltrazione» da parte di alcuni provocatori anche se gli strali più duri sono stati indirizzati alla maggioranza di centrodestra che «in consiglio comunale ha modificato in modo vergognoso il regolamento per la concessione degli spazi pubblici rimuovendo la cosiddetta clausola antifascista e sostituendola con una ipocrita clausola di rifiuto dei regimi totalitari». Il che è stato interpretato come una vera e propria «virata verso posizioni di estrema destra».

In realtà le bordate dei giovani dei centri sociali, tra cui molti provenivano dal Padovano e dal Veneziano, erano indirizzate non tanto al sindaco Francesco Rucco (appunto a capo di una maggioranza di centrodestra) ma soprattutto all'assessore al commercio Silvio Giovine che milita in Fdi e in Fdi appartiene alla mini-corrente che fa capo all'assessore regionale alla formazione Elena Donazzan a sua volta molto vicina a Comunione liberazione. Giovine, in una con la sua base elettorale ossia i commercianti del centro (da decenni culturalmente legati alla destra), viene visto come l'ispiratore del provvedimento varato da palazzo Trissino rispetto al quale il sindaco Rucco, questi i boatos che circolano in corso Palladio, avrebbe accolto controvoglia i desiderata dello stesso Giovine. Tra le ragioni alla base della manifestazione di ieri c'era anche la volontà di «non farsi intimidire» dopo l'atto vandalico che aveva colpito il centro per il volontariato sociale di viale Crispi, dove una mano anonima aveva appiccato il fuoco ad uno striscione che ricordava i valori «della liberazione dell'Italia dalle forze nazi-fasciste».

Ad ogni buon conto tra le righe della protesta c'era un altro elemento che ha preso corpo durante la serata. Ed era quello relativo alla necessità «di lavare l'onta» della manifestazione del primo maggio, una data simbolica per chi pone a sinistra le sue radici culturali. In quella occasione infatti i commercianti erano scesi in piazza in campo Marzo proprio con l'appoggio manifesto della giunta «ma soprattutto di Giovine». La città come l'Italia «si trovava in pieno lockdown» e l'eccezione «al distanziamento sociale concessa de facto dalla questura» ai manifestanti, «molti dei quali vicinissimi o riferibili al gruppo di Giovine», venne visto non solo come ad un monito all'inerzia del governo in tema di provvedimenti economici in contrasto agli effetti del Covid-19. Ma soprattutto venne visto come il tentativo da parte «di una certa destra» di appropriarsi di uno spazio concettuale considerato in qualche modo appannaggio della sinistra di cui la galassia antagonista scesa in strada ieri è in qualche modo espressione. Ed è per questo che in molti ieri hanno considerato l'occasione come il modo «più appropriato per regolare i conti con una sonora sberla metaforica» portando il corteo appunto in mezzo ai luoghi della movida del centro storico da sempre considerati «il dehors della destra cittadina».

Epperò dopo il corteo di ieri sera è intervenuto anche Daniele Beschin a nome di un neonato movimento riferibile all'area della destra berica (si chiama Presidio Vicenza) il quale in una nota diramata nel primo pomeriggio di oggi, se la prende non solo coi manifestanti, ma pure con la maggioranza di centrodestra, considerata troppo morbida con i centri sociali. «Quanto andato in scena ieri sera in centro a Vicenza è senza ombra di dubbio il fallimento politico del democratico Achille Variati, sottosegretario del ministero degli interni, capace non solo di ignorare le disposizioni sanitarie in materia di coronavirus del suo stesso governo, ma anche di imporne il mancato rispetto alla questura e alla prefettura, pur di far sfilare, in barba ad ogni regola di distanziamento sociale e assembramento, quattro scappati di casa... oltre che gli immancabili sindacati, preoccupati più per il ritorno del fascismo nel 2020 che a salvaguardare il lavoro di migliaia di persone dalle scelte scellerate di Variati e compagni di merende. È stato - si legge - un insulto ai commercianti, ai vicentini, alla città». E ce n'è pure per la amministrazione capitanata da Rucco, definita «irresponsabile» poiché «attraverso un bando farsa ha permesso che il bocciodromo potesse e possa continuare a fare il bello e cattivo tempo. Chissà - prosegue Beschin - che penseranno di quanto accaduto l'assessore leghista ai lavori pubblici Matteo Celebron e l'assessore di area leghista Silvia Maino dopo aver permesso, grazie alle loro decisioni, a questi signori che ieri erano in piazza,  di ottenere una legittimazione politica buona per mettere in ostaggio un'intera città».

GUARDA LA VIDEOSINTESI DELLA MANIFESTAZIONE DI IERI

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