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Città metropolitana con Verona e Rovigo, sì ma non "Verona pigliatutto"

Si tratta di un progetto che va oltre i decreti governativi che hanno fuso le province di Verona e Rovigo di cui si attende la conversione in legge entro il 31 dicembre, pena la decadenza

Un’idea molto interessante che ha una precondizione: no a Verona piglia tutto, perché ogni realtà dovrà essere valorizzata”. Di ritorno dal vertice organizzato stamani ad Adria dal sindaco di Rovigo, Bruno Piva, insieme al primo cittadino di Verona, Flavio Tosi, e ai sindaci del Delta del Po, Achille Variati, sindaco di Vicenza, esprime deciso interesse per l’ipotesi di una macroarea tra Verona, Vicenza e Rovigo. SEI D'ACCORDO?

Si tratta di un progetto che va oltre i decreti governativi che hanno fuso le province di Verona e Rovigo di cui si attende la conversione in legge entro il 31 dicembre, pena la decadenza. Un progetto rispetto al quale gli stessi sindaci del Delta del Po, che oggi hanno rappresentato con fierezza la storia di un territorio di pregio, area umida patrimonio dell’Unesco, hanno dimostrato grande attenzione non solo per quanto riguarda il rapporto con Verona e Rovigo, ma anche con la stessa Vicenza, in relazione ad infrastrutture come la Valdastico Sud, la Transpolesana, la Nogara Mare, la rete fluviale, capaci di intrecciare le diverse potenzialità dei territori: “Insieme – ha detto il sindaco Variati – abbiamo convenuto che il triangolo Verona, Rovigo, Vicenza possa diventare un sistema trainante, in grado di imporsi nel Nord est e in tutta Italia. Un motore di sviluppo per le nostre rispettive economie, dalla turistica alla produttiva”. APINDUSTRIA APRE UN TAVOLO

Variati, precisando di parlare a titolo personale non avendo ancora fatto i dovuti approfondimenti né con gli altri sindaci né con le forze produttive e sociali del territorio, ha però premesso: “E’ giusto che Vicenza si guardi intorno per non restare schiacciata tra poli economici come Padova e Treviso da un lato e Verona dall’altro. Del resto una macroarea da 2 milioni di abitanti come quella che si ipotizza è estremamente interessante per la nostra realtà che rappresenta la forza produttiva più importante del Veneto. Ma prima di tutto va condivisa una precondizione: dobbiamo sottoscrivere un patto in cui sia chiaro che non si sta lavorando per un progetto di cui Verona rappresenti il centro e il resto la periferia. I rapporti di forza vanno pesati in modo che Verona non diventi l’asso piglia tutto. Al contrario, la vocazione di ciascun territorio deve essere valorizzata. Per anni Verona non ha dimostrato particolare attenzione nei nostri confronti. Anzi, spesso ha ostacolato esigenze infrastrutturali vicentine, dalla Valdastico Nord, all’aeroporto, all’intermodalità. Oggi, con Flavio Tosi, stiamo finalmente ragionando in modo nuovo. Questa strada sarà davvero vincente se, con il coinvolgimento delle categorie economiche e delle realtà locali, riusciremo a definire un patto costituente equilibrato. Finora siamo stati periferia di una Regione che si è concentrata soprattutto sui servizi alla PaTreVe. E’ ora di farci sentire, guardando avanti con voglia di futuro e grande equilibrio”.

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