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Giovedì, 25 Aprile 2024
Politica Schio

Montecchio Precalcino: è bufera sulla gestione del Cardo e del San Michele

Dopo le bordate di Coalizione civica giunte dalla vicina città laniera, formazione che lamenta un possibile abbassamento dei livelli assistenziali negli istituti per anziani e malati mentali, replicano le cooperative che a breve subentreranno nella gestione: le polemiche non si placano, accuse anche dal Pd

Un paio di giorni fa Coalizione civica aveva lanciato accuse al vetriolo sul caso del cambio di gestione per la casa di riposo e per quella dedicata a degenti affetti da disagio mentale di Montecchio Precalcino. Il cambio di gestione che si perfezionerà a giugno dopo una gara indetta mesi fa non convince due consiglieri comunali scledensi (sono Carlo Cunegato e Giorgio De Zen) che appunto militano il Coalizione civica. I quali temono per i posti di lavoro degli attuali operatori che sono tutti originari della città laniera. E temono che il passaggio da una gestione pubblica in capo alla Ipab La casa ad una in appalto possa compromettere la qualità del servizio stesso. Le loro bordate però hanno provocato la reazione di un altro consigliere scledense, sempre di opposizione (si tratta di Alex Cioni di Fdi) il quale bolla come «polemica ideologica» la querelle imbastita da Coalizione civica. Alle bordate dei due replicano però anche le due cooperative affidatarie delle nuove commesse, il tutto mentre nel dibattito interviene il sindacato Cub che invece fa a pezzi le disposizioni di legge che permettono «le esternalizzazioni di mansioni che dovrebbero invece rimanere nel pubblico impiego».

IL CASO
Non più tardi di ieri Vicenzatoday.it aveva giustappunto dato conto delle bordate di Coalizione civica: al centro del contenzioso ci sono due istituti il Cardo e il San Michele che a Montecchio Precalcino si occupano rispettivamente di anziani in primis con problemi di degenerazione cognitiva e di persone affette da neuropatie varie. La particolarità di questi istituti è quella di avere scelto per la gestione una partnership con l'opera pia La casa, la quale a sua volta aveva assunto un centinaio di dipendenti con un contratto equivalente a quello del pubblico impiego. Quando un annetto fa la Regione Veneto, che sovrintende il funzionamento di tutti gli istituti-socio-assistenziali, aveva deciso di rimettere a gara tramite l'Ulss 7 la gestione delle due strutture non mancarono le critiche di chi temeva che i nuovi arrivati, sia che debbano gestire servizi già esistenti, sia che debbano gestire servizi messi a gara ex novo, utilizzino un contratto di tipo privatistico (considerato meno confacente in termini di rispetto dei lavoratori e di qualità del servizio erogato), pratica a cui abitualmente ricorrono le cooperative.

PARLANO LE COOP
Ad ogni modo dopo la presa di posizione di Cunegato e De Zen sono stati i nuovi gestori, il cui avvicendamento è previsto in giugno, a dire la loro. Il primo è stato il Consorzio prisma di Vicenza che con una breve nota diramata oggi 12 febbraio rende noto il proprio punto di vista: «Il ragionamento di fondo riguarda l'erroneità dell'assunto per cui lavoro privato uguale minore qualità. Sappiamo bene - si legge ancora nella nota - che alcune cooperative si sono negativamente distinte per la poca professionalità e in alcuni casi per la scorrettezza nei confronti dei committenti e degli stessi lavoratori. Per contro, anche solo all’interno del nostro Consorzio, che conta 54 cooperative sociali della provincia di Vicenza, ci sono innumerevoli esempi di gestione esemplare di servizio e, soprattutto di progettazione ed innovazione che molto spesso sono state svolte in anticipo anche rispetto allo stesso ente pubblico».

«OTTIMI RAPPORTI CON CGIL, CISL E UIL»
Più o meno dello stesso avviso è l'altro gestore privato, ossia la Cooperativa promozione lavoro con sede legale a San Bonifacio nel Veronese che invece si affida alle parole del presidente del consiglio di gestione Fabio Piubello: «La nostra è una realtà affermata da anni che gestisce con qualità e correttezza servizi simili in molte province del Veneto. Dico di più, siamo tra le pochissime cooperative che prevedono in certi casi dei benefit come per quei genitori che hanno da poco un figlio. Nel caso della nuova gestione di Montecchio Precalcino ai dipendenti che godevano del contratto di tipo pubblico garantiremo comunque ben quattordici mensilità» di fatto con uno strappo alla regola con chi è assunto dalle cooperative visto che di prammatica le mensilità sono sempre tredici.

LE PAGHE
Piubello poi fa un riferimento anche alla questione delle paghe: «Quando si dice che qualcuno guadagnerà 800 euro bisogna vedere se è un part time, perché chi è assunto full time porta a casa, più o meno, 1200 euro al mese. Certo, nel mondo delle cooperative non mancano coloro che si licenziano perché hanno trovato posto in un ente pubblico che li fa sentire più garantiti. Questo succede, ma noi siamo rispettosi di quanto dice la norma nazionale in materia di contratti e per di più per quanto concerne le condizioni di lavoro abbiamo una interlocuzione costante con Cgil, Cisl e Uil: godiamo di relazioni sindacali davvero buone proprio in virtù delle condizioni di chi lavora da noi. Quanto poi alle voci di prossimità della nostra coop rispetto al mondo politico o ad ambienti vicini all'Opus dei che cosa posso dire? Noi non facciamo parte di certe cerchie. Se uno guarda alla nostra storia è senz'altro vero che i fondatori facevano parte della Dc. È vero che abbiamo rapporti di cordialità con la curia veronese, ma la cosa vale per tanti altri interlocutori perché il dialogo e la correttezza con tutti sono nel nostro dna».

LE SCIABOLATE DEL SINDACATO DI BASE
Ad ogni modo anche il sindacato Usb è intervenuto sull'argomento e lo ha fatto col segretario regionale Maria Teresa Turetta. «Quanto accaduto lungo l'asse Montecchio Precalcino Schio si colloca nella ormai assodata tendenza da parte dei decisori politici di esternalizzare verso i privati servizi che erano pubblici. Il che storicamente ha causato un abbassamento dei salari e un abbassamento degli standard al cittadino. Comes i può accettare che un operatore sanitario che lavora full time e fa i turni anche di notte guadagni l miseria di 1200 euro al mese? Ma perché mai un prefetto, un questore, il dirigente del catasto di un comune, debbono essere  assunti dal pubblico e invece un operatore socio sanitario di una Ipab pubblica può essere reperito tra le maestranze di una cooperativa? La vera iattura - continua Turetta - sono le leggi che permettono le esternalizzazioni le quali altro non sono che uno sfruttamento a cielo aperto dei lavoratori reso legale con la scusa ipocrita del rispetto dei vincoli del bilancio».

IL FRONTE POLITICO E LO SCNENARIO
Tuttavia la querelle oggi è proseguita sul versante politico. Il consigliere Cioni dal suo blog ha bollato le critiche di Cunegato e De Zen come una «polemica politica di natura ideologica che non aiuta a fare chiarezza». Cunegato in serata ha controreplicato spiegando «una volta per tutte che il punto è ben un altro: ossia la privatizzazione strisciante benedetta dalla Regione Veneto in corso in tanti settori a partire da quello della assistenza socio-sanitaria in ragione del quale si sta abbassando il livello del servizio nonché il livello retributivo dei dipendenti. Di questo Cioni dovrebbe parlare, dell'operato della giunta regionale e dei suoi alti burocrati, il resto sono chiacchiere». In serata è intervenuto anche il Pd di Schio con una nota redatta da Leonardo Dalla Vecchia capogruppo in consiglio comunale. Quest'ultimo parla di preoccupazione per i familiari e per gli ospiti delle strutture «che vivranno un periodo di lunga incertezza, incertezza non solo legata al fattore novità ma anche all’adeguatezza del servizio». Allo stesso modo nella nota si parla di «preoccupazione per i tanti dipendenti e per i loro familiari che rischiano di passare per un periodo, più o meno lungo, di mobilità».

Sullo sfondo rimane aperta una partita squisitamente sindacale. I dipendenti che passeranno dalla vecchia alla nuova gestione (in questo frangente il Consorzio di cooperative prisma si tura fuori dalla discussione peraltro perché sostiene che la querelle non riguardi il servizio che sarà assegnato allo stesso Prisma) potrebbero non accettare il nuovo status. Comincerebbe quindi una procedura di mobilità il cui peso graverebbe sul vecchio datore di lavoro ossia la Ipab scledense la Casa: che nella città laniera ha molto peso. Cosa che rende la vicenda ingarbugliata anche sul piano politico.

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