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Possamai, è una prima col botto

Al civico di viale Mazzini la presentazione ufficiale della corsa del candidato di centrosinistra alla carica di primo cittadino del capoluogo berico registra il tutto esaurito ma le sfide che attendono i contendenti nascondono insidie di ogni tipo: sanità, sociale e ambiente in primis

Durante la prima uscita ufficiale di Giacomo Possamai il candidato della coalizione di centrosinistra «fa il botto». Ieri 23 marzo erano oltre mille al teatro civico di Vicenza per seguire il discorso inaugurale della sua campagna elettorale mentre oltre cinquecento supporter erano rimasti fuori senza posto. Con Possamai, esponente di spicco del Pd nonché capogruppo democratico in consiglio regionale a Venezia, sul palco c'erano altri tre sindaci: il milanese Giuseppe Sala, il padovano Sergio Giordani e il veronese Damiano Tommasi. Con connotazioni diverse sono tutti esponenti di una colazioni di centrosinistra che nel capoluogo berico contenderà la piazza al sindaco uscente Francesco Rucco, a capo di una coalizione di centrodestra.

«SFIDA DIFFICILE»
«La vostra presenza qui è il segnale di cambiamento che chiede la città» ha ribadito a più riprese Possamai sfidando così apertamente la compagine del campo avversario capitanata dall'avvocato Rucco. «Tutti sappiamo quanto il tema della partecipazione e della presenza» ad eventi di questo tipo che hanno a che fare con la politica e la politica amministrativa «siano una sfida difficile» ha rimarcato all'inizio del suo intervento Giacomo Possamai che su suggerimento dei suoi spin doctor, a partire dal giovane ed espertissimo Giovanni Diamanti (che con Possamai in passato ha condiviso i banchi della sala Bernarda) ha abbracciato una narrazione corale: sullo sfondo un dettaglio non da poco. Diamanti viene considerato uno degli artefici della vittoria di Sala e di Tommasi. E a fronte della sua bonomia «non è uno che ama perdere le sfide».

IN QUATTRO SUL PALCO
Non è un caso infatti che ieri la presenza dei quattro sul palco è stata «sapientemente miscelata». A Sala è stata affidata la parte del sindaco esperto con grande esperienza internazionale; a Giordani quello del primo cittadino alla mano, l'uomo concreto, della porta a canto; a Tommasi quella del politico semplice ed empatico, ritagliando invece a Possamai il ruolo «di enfant prodige» forte dei suoi trentatré anni. Ai vertici del Pd a Roma, questi «i rumors che circolano» nella capitale, dopo che sul canale YouTube del candidato è stata pubblicata la registrazione dell'evento, la prima è piaciuta. Una circostanza che avrebbe consolidato la convinzione dalle parti del centrosinistra che lo stesso Possamai «parta con una incollatura di vantaggio nonostante carisma ed empatia non siano la sua arma vincente: qualità che però non spiccano nemmeno con Rucco».

L'AGENDA
In una serata come quella di ieri si è chiaramente parlato anche di programmi. «L'agenda» come amano chiamarla da qualche anno gli specialisti della comunicazione, che «è molto ambiziosa» per ammissione dello stesso Possamai, non è stata focalizzata nel dettaglio. Un po' per prudenza, un po' per ragioni legate alla strategia della comunicazione, si è scelta una impostazione per grandi tematiche. «Ambiente, inclusione, cultura, innovazione, infrastrutture avanzate, lavoro, giovani, anziani, sicurezza»: sono tutti ambiti di spessore. Che però nella pratica amministrativa, chiunque governi, portano a fare delle scelte: talvolta felici, talvolta dolorose, talvolta controverse. Scelte future rispetto alle quali Possamai ha detto di sentirsi «libero» da ogni tipo di condizionamento. Un'uscita stentorea, scandita con voce sicura, non attesa da tutti: forse in risposta ai borbottii più o meno sopiti dal campo del centrodestra. Secondo i quali il democratico sarebbe assai benvisto da alcuni ambienti della Vicenza che conta.

IL MONITO
Durante la serata però è giunto anche un monito severo. A lanciarlo, quasi coperto dagli applausi fragorosi e frequenti all'indirizzo di Possamai, è stato il sindaco di Verona. «L'indifferenza nei confronti della politica è ben più preoccupante della protesta contro la politica» ha sussurrato al microfono, neanche tanto sibillino, l'ex calciatore della nazionale: quasi ad identificare nella disillusione degli italiani, pur senza dirlo, un prodromo per una deriva autoritaria che può essere fermata solo agendo sul corpo vivo dei problemi delle persone: a partire da quelle più svantaggiate.

GRANDI TEMI E PICCOLE COSE
E non è un caso che Possamai durante la sua prolusione abbia raggiunto l'apice del suo sforzo comunicativo quando ha parlato della necessità di tenere insieme i grandi temi «come le piccole cose». Quando i problemi, piccoli o grandi che siano, sorpassano una certa soglia «e per troppo tempo» non vengono risolti allora il tessuto connettivo di una comunità entra seriamente in crisi: questo alla grossa il ragionamento del 33enne. Nel suo crescendo, pur senza toni aggressivi, il candidato ha rovesciato quindi l'accusa sul campo dell'avversario facendo capire così all'uditorio di essere il leader della squadra giusta per raccogliere una sfida «per nulla facile». Si tratta di un compito non da poco perché da sempre in casi del genere al consenso dovuto a chi accetta una grande sfida va di pari passo il carico di responsabilità qualora, in caso di vittoria, i risultati scarseggino.

UN DOSSIER COMPLESSO
Ad ogni modo nonostante ieri si sia parlato a lungo di programmi e di agenda, le pagine di quest'ultima, alla voce servizi sanitari, erano prive di appunti degni di nota. La sanità è una materia di competenza regionale. Tuttavia i sindaci di ogni capoluogo di provincia da sempre hanno un canale preferenziale con l'ente regionale per una serie di motivi. Ieri al civico di viale Mazzini «della deriva in senso privatistico nonché sul piano dello scadimento della qualità generale» che la sanità pubblica patisce specie nel Veneto: questa peraltro è l'accusa che arriva dai sindacati e, nel caso veneto per l'appunto, dalla opposizione di centrosinistra a palazzo Ferro Fini. La materia peraltro è ben nota a Possamai che per l'appunto in consiglio regionale è uno dei leader dell'opposizione rispetto ad una assise retta da una maggioranza di centrodestra a trazione leghista per una colazione capitanata dal governatore del Carroccio Luca Zaia.

L'USCITA DELLA CUB
Epperò se non è la politica a denunciare ad alcune storture allora il vuoto provvisorio può essere occupato da chi spinge dal basso. Ieri a Vicenza è capitato proprio attorno a mezzodì quando a fare la voce grossa sulle magagne in capo alla sanità pubblica, alla privatizzazione strisciante ormai divenuta cronica, ci ha pensato il sindacato indipendente Cub. Durante il sit-in la segretaria veneta Maria Teresa Turetta ha ruggito contro il governatore veneto Zaia, invitando di contro tutti i candidati alla carica di primo cittadino di Vicenza ad unirsi a proteste come quelle organizzate ieri in via Rodolfi. Proteste che hanno l'obiettivo di invertire una tendenza che secondo molte organizzazioni sindacali può mettere a repentaglio «la tenuta del Paese».

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