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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Safond, Pfas e Spv: ribolle il fronte ambientale

Dalla bomba ecologica sotto l'impianto di Montecchio Precalcino (sul cui concordato spuntano tre nuovi nomi) alla contaminazione da derivati del fluoro lungo i cantieri della Superstrada pedemontana veneta nell'Ovest vicentino, le opposizioni chiedono lumi a palazzo Balbi, agli enti locali e alla magistratura

«Il fallimento della Safond Martini deve essere evitato, perché rischiano di saltare gli impegni sulla bonifica dell'area». A rilanciare l'allarme sul caso dello stabilimento di Montecchio Precalcino è Andrea Zanoni, consigliere regionale del Partito democratico che ieri 13 ottobre ha diramato una nota di fuoco. «Abbiamo appreso dai media, con molta preoccupazione e altrettanto stupore - sottolinea l'esponente del Pd - per il silenzio della giunta regionale, che il concordato è saltato in circostanze a dir poco bizzarre perché, tra l'altro, l'azienda interessata a rilevarla ha cambiato soci senza avvertire nessuno. Rimane francamente di ardua comprensione come un concordato si sia potuto protrarre per così tanti anni per poi giungere ad un approdo così clamoroso: atteso che i controlli su procedure del genere dovrebbero essere improntati al rigore più assoluto». Sulla vicenda infatti incombe uno scandalo ambientale di vaste proporzioni che sta lambendo anche la magistratura berica.

Parole durissime cui si aggiunge un'altra riflessione in cui la magistratura berica viene messa sulla graticola. «Si tratta - si legge - di uno stop che pone un altro quesito fondamentale: il Tribunale del riesame aveva tolto i sigilli all'area dopo aver dato parere positivo al piano di bonifica con relativo impegno economico. Adesso che cosa che succede? Come è stato possibile dissequestrare l'area dal momento che oggi non ci sono più le condizioni per un rilancio aziendale? Nel sedime della ditta, insiste una contaminazione di vaste proporzioni sulla quale gli enti coinvolti, cioè magistratura, Regione Veneto, Provincia di Vicenza e Comune di Montecchio Precalcino, hanno il dovere, ciascuno secondo le proprie competenze, di dire fino in fondo come stanno le cose. Occorre sapere - incalza il trevigiano Zanoni - sempre nell'ambito del concordato, quali garanzie sul piano della tutela ambientale siano state pretese dai soggetti deputati a difendere un bene pubblico tanto importante. Alcune di queste risposte potrebbero venire dai risultati cui sono giunti i periti incaricati dai magistrati per comprendere il contesto del rischio ecologico in cui si colloca la vicenda Safond, inteso che quest'ultima è oggetto di una indagine penale di non poco conto. Tuttavia gli enti coinvolti nei vari procedimenti amministrativi hanno il dovere di dare conto di quanto asseverato sino ad oggi sul piano amministrativo, magari mettendone a conoscenza la popolazione» insiste Zanoni il quale chiude esprimendo un'altra preoccupazione.

«Il comprensorio nord di Vicenza al centro del quale si trova la Safond Martini è un'area importantissima sia per le colture, sia perché ricchissima di falde e di affioramenti da sempre fonte di vita per la fauna, per la flora e per noi esseri umani. Sarebbe bene che questo concetto rimanesse chiaro a tutti. Ed è per questo che la Regione Veneto, che sconta un colpevole ritardo in tal senso, oggi più di prima ha il dovere di parlare: mostrando atti, documenti, e magari rispondendo alla interrogazione che ho depositato a inizio giugno: sono passati oltre quattro mesi e sono sempre in attesa. Tale approccio teso alla trasparenza è auspicabile anche da parte della Provincia di Vicenza e da parte del Comune di Montecchio Precalcino. Il caso Safond non può continuare ad essere un tabù: gli interessi economici non possono prevalere sul bene pubblico e non si può scaricare sulla collettività il costo degli smaltimenti e degli scarti di lavorazione», che nel caso della ditta di Montecchio Precalicino riguardano il settore siderurgico e metallurgico poiché Safond tratta e rigenera scarti di fonderia. Zanoni termina il suo intervento con una considerazione generale quando denuncia quella di scaricare sulla collettività i costi indotti in ambito ecologico è «un'abitudine che in Italia purtroppo non passa mai di moda, con danni all'ambiente e alla salute».

Zanoni peraltro durante le ultime settimane è stato impegnato, sempre sul fronte ambientale, sul dossier Pfas: o meglio sulla contaminazione dovuta ai temibili derivati del fluoro a ridosso dei cantieri della Spv. Nello specifico Zanoni il 3 agosto assieme ai colleghi di opposizione Anna Bigon del Pd, Cristina Guarda dei Verdi, Erika Baldin del M5S e di Arturo Lorenzoni del gruppo misto, aveva presentato una dettagliata interrogazione alla giunta regionale per conoscere se Arpav abbia proceduto con sanzioni amministrative nei confronti dei responsabili della contaminazione da Pfas a ridosso dei cantieri della Superstrada pedemontana veneta nell'ambito della realizzazione del tunnel tra Malo e Castelgomberto. Contaminazione che Arpav, proprio a Castelgomberto nell'Ovest Vicentino, attribuisce ad additivi chimici presenti come acceleranti di presa, in generale si parla di cementi e calcestruzzi, nelle lavorazioni afferenti al cantiere. Il caso aveva fatto clamore sui media proprio dopo che era stato svelato da una serie di servizi di Vicenzatoday.it. Dopo una attesa durata tre mesi la giunta regionale ha finalmente risposto. Spiegando che Arpav si è mossa con alcune sanzioni amministrative, ma che su eventuali segnalazioni di rango penale sussiste un vicolo di riservatezza. La risposta, considerata «molto elusiva» ha lasciato «l'amaro in bocca agli interroganti» perché non è giuridicamente sostanziata.

Sul piano generale però la risposta della giunta pone più interrogativi di quelli cui dà risposta. In casi del genere infatti di fronte ad illeciti penali ambientali la norma prevede due strade: si può procedere con una prescrizione, ossia detta alla grezza, si può intimare al soggetto che commette l'illecito di sistemare ciò che non va con alcuni accorgimenti precisi e in un lasso di tempo rapido: questo se il danno all'ambiente è trascurabile e rimediabile. In caso contrario il pubblico ministero ha l'obbligo di aprire un fascicolo per reati ambientali. Se non lo fa commette a sua volta un gravissimo illecito penale. Di conseguenza la presa di posizione della giunta regionale scarica de facto sulla procura berica l'onere di spiegare ciò che ha fatto rispetto all'affaire Pfas-Spv. Oggi peraltro si è tenuta l'ennesima udienza per il concordato Safond durante la quale di punto in bianco si sarebbero fatte vive tre società che sarebbero pronte a rilevare l'attività, o gli oneri ad essa connessi anche per la bonifica, della srl di Montecchio Precalcino.

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