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Mercoledì, 29 Marzo 2023
Politica

Banche e infrastrutture: è maretta a Nordest

Mentre i partiti nazionali, fra molti distinguo, sembrano aprire alcuni spiragli sul fronte degli indennizzi dovuti per il collasso delle ex popolari, la politica veneta deve fronteggiare l'ennesima batosta inflittale dal fronte ecologista e da quello trentino per il prolungamento della Valdastico nord

Un mélange di speranza, timore e stizza è quello che in queste ore caratterizza l'umore dei risparmiatori colpiti dal crac delle ex popolari venete. Se da una parte infatti, basti pensare all'evento di sabato la politica nazionale sembra intenzionata a mettere le mani nel bilancio pubblico per dare corso all'ultima tranche di ristori d mezzo miliardo di euro attesa dagli stessi risparmiatori, dall'altra è l'opposizione che con una nota diramata ieri dal M5S riporta tutti coi piedi a terra. La situazione politica poi in terra veneta rimane tesa non solo sul fronte del risparmio tradito ma pure su quello infrastrutturale. La giunta regionale, capitanata dal governatore leghista Luca Zaia, da anni si sta spendendo per cercare di resuscitare il prolungamento verso il Trentino della Valdastico nord fatto a pezzi da una sentenza della Corte di cassazione: tale prolungamento, osteggiato dai territori e dagli ambientalisti, di recente è finito pure nel mirino della comunità della Vallagarina, che nei confronti dell'opera, ha distillato un nuovo niet trentino.

LA BORDATA DI CAPPELLETTI
Sul fronte degli indennizzi previsti dalla legge agli azionisti delle ex popolari (BpVi e Veneto banca in primis) colpite dai collassi del 2015, il governo sta cincischiando. E non si adopera a sufficienza per fare in modo che l'ultima frazione del fondo speciale (noto agli economisti come Fir) pari ad un terzo degli 1,5 miliardi riferibili al totale finisca nelle tasche di coloro che sono stati giudicati idonei da una commissione ministeriale che ha agito sotto il coordinamento del dicastero di via XX settembre. Il governo non sarebbe affatto convinto sulla priorità di indennizzare i risparmiatori tanto che ha annunciato la necessità di una istruttoria tecnica, «al fine di valutare interventi anche normativi, per procedere alla erogazione di questi fondi». Questo almeno è l'addebito mosso dal deputato bassanese Enrico Cappelletti in una nota diramata per l'appunto ieri.

«Non possiamo non notare - sottolinea ancora il deputato - che secondo molti insigni giuristi» non vi sia alcuna necessità di un nuovo iter alle Camere perché la legge è già «perfetta» di per sé. Basta solo, aggiunge Cappelletti, procedere con l'assegnazione degli indennizzi. Che però non avviene evidentemente perché il governo capitanato dal premier di Fdi Giorgia Meloni non intende mettere mano al portafogli.

L'APERTURA DI MIATELLO
Questo alemno è il senso delle parole di Cappelletti alla cui nota poche ore dopo ne è seguita una firmata da Patrizio Miatello, presidente di «Ezzelino da Onara», uno dei coordinamenti che si batte affinché i risparmiatori colpiti dai collassi bancari del 2015 siano, almeno in parte, risarciti. Sempre Miatello spiega come alcuni delegati della associazione, lui in primis,  ieri fossero in Senato a Roma «per assistere alla votazione di un ordine del giorno», che poi è un atto di indirizzo non vincolante per il governo, che impegni l'esecutivo a procedere con la ripartizione fra i risparmiatori dell'avanzo da cinquecento milioni già esistente. Il fatto che quell'ordine del giorno «voluto fortissimamente dal senatore berico Pierantonio Zanettin» sia passato a palazzo Madama all'unanimità, secondo Miatello è un segnale che fa ben sperare per il futuro dopo lo smacco di fine 2022. «Siamo assai felici - scrive ancora Miatello - del lavoro svolto da tutta la politica che andrà a sbloccare definitivamente le rimanenze per alleviare ulteriormente i risparmiatori vittime accertate». Miatello peraltro dopo aver assistito al voto ha incontrato per un saluto alcuni senatori veneti oltre allo stesso Zanettin.

LA CONVENTION AL CENTRO PALLADIO
Sullo sfondo delle dichiarazioni di Miatello e di Cappelletti si staglia poi l'evento organizzato sabato 11 febbraio nel capoluogo berico dalla associazione «Noi che credevamo nella Banca popolare di Vicenza e in Veneto banca». Si tratta di una convention «che ha potuto contare su una straordinaria partecipazione in termini di pubblico» durante la quale il presidente della associazione (il vicentino Luigi Ugone) ha deciso di fare il punto della situazione di fronte «ad una platea numerosa»: sia in termini assoluti (nel palasport del centro Palladio di via Cavalieri di Vittorio Veneto «hanno trovato posto oltre cinquecento persone») sia per quanto riguarda il peso politico di molti ospiti: basti pensare alla presenza del presidente del consiglio regionale veneto Roberto Ciambetti: per non parlare del sindaco di Vicenza Francesco Rucco.

LO SPIRAGLIO
Ugone dopo l'evento del fine settimana si è detto convinto che ormai sia alle Camere sia a palazzo Chigi ci sia la volontà politica di procedere con l'assegnazione «ai risparmiatori traditi» dei cinquecento milioni di euro che ancora debbono essere destinati a chi ne ha diritto. Ugone peraltro durante la sua prolusione si è rivolto non solo alla politica nazionale, ma pure ai consiglieri regionali: auspicando da parte di tutti una azione «bipartisan» affinché l'obiettivo sia raggiunto al più presto. E c'è di più. Ugone due giorni fa con un intervento sul canale YouTube dell'associazione non solo ha fatto una sintesi degli scenari possibili dopo l'evento del 12 febbraio. Ma ha pure dato conto, col supporto di Mario Zambon, uno degli attivisti della prima ora, di alcuni passi formali che possono essere intrapresi da parte dei risparmiatori per mettere ancora più pressione sulla macchina burocratica dello Stato.

QUERELLE DECENNALE
E se sulla politica regionale, almeno per quanto concerne il fronte degli indennizzi bancari, il barometro volge più o meno al sereno ben diversa invece è la situazione sul versante delle infrastrutture. Da anni infatti centrodestra e centrosinistra in maniera bipartisan (con alcune eccezioni di peso nel M5S e soprattutto tra Europa verde) premono per il completamento a Nord della Valdastico: per anni (la querelle è decennale) la giunta Zaia ma anche i big del Pd veneto hanno spinto affinché l'autostrada, oggi ferma Piovene Rocchette nel Vicentino proseguisse fino a connettersi con l'Autobrennero in Trentino: Rovereto e Besenello da sempre sono stati gli sbocchi più accreditati. Epperò proprio quest'ultimo Comune col supporto delle reti ecologiste del Nordest  aveva dato vita ad un contenzioso legale all'ultimo sangue che ha visto la Regione Veneto, principale sponsor dell'opera soccombere davanti al piccolo centro della Vallagarina proprio nel giudizio finale davanti alla Cassazione due anni fa.

IMPATTO AMBIENTALE «DEVASTANTE»
Di più, per anni la Confindustria di Veneto e Trentino, il Pd veneto, la giunta regionale veneta e di recente (anche se in modo ambiguo) pure la giunta della provincia autonoma trentina, avevano tentato di resuscitare il progetto: un vagito di resurrezione il quale alcuni giorni fa è stato nuovamente soffocato senza troppi tentennamenti dai territori interessati che temono l'impatto ambientale «devastante» del progetto. «Anche la Comunità della Vallagarina ha bocciato ufficialmente l'autostrada Valdastico nord. L'assemblea dell'organismo di valle, ovvero i diciassette sindaci più i consiglieri delegati, a larga maggioranza ha detto no alla variante al Piano urbanistico della provincia, il Pup, relativo al corridoio Est, che de facto riguarda la grande opera di collegamento con il Vicentino». Queste sono le parole con cui il Covepa, uno dei coordinamenti ecologisti veneti più attivi sul fronte delle infrastrutture viarie ieri ha commentato la novità che sui media del Triveneto, trentini in particolare, ha avuto «un'eco notevolissima».

SCOPPOLA IN FACCIA ALLA PIRUBI E «AI SUOI FOLLOWER»
«La scelta adottata dalla comunità della Vallagarina - spiega il vicepresidente del Covepa Massimo Follesa ai taccuini di Vicenzatoday.it - deve farci riflettere a lungo. In un periodo di grande sofferenza climatica e di bilanci pubblici ridotti all'osso le cattedrali nel deserto sono esattamente l'opposto non solo di una sana e ben bilanciata transizione ecologica, ma sono l'esatto opposto di una transizione ecologica che non può e non deve avvenire sulle spalle dei ceti meno agiati e su quelli della classe media».

Follesa peraltro si è detto stupito della freddezza con cui una parte della galassia ecologista vicentina ha accolto una notizia «per la quale dovremmo tutti gioire. Si tratta di una freddezza - rimarca ancora l'architetto Follesa - che almeno al momento non riesco a spiegarmi. Ad ogni buon conto la scoppola in faccia all'opera e ai follower della Pirubi o Valdastico nord che dir si voglia - ironizza il vicepresidente - è un fatto eclatante, positivo, che la dice lunga sull'orientamento in questo senso del corpo vivo della società trentina».

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