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Diga sul Vanoi, è scontro fra Trentino e Veneto

L'opera, cara a palazzo Balbi, dovrebbe alleviare la penuria d'acqua in tempi di siccità, specie tra Vicentino e Padovano. Tuttavia il progetto che insiste quasi tutto nel territorio della Provincia autonoma e che è già stato appaltato ai privati dal Consorzio Brenta, non era stato nemmeno comunicato alla amministrazione Fugatti che ha potere di veto: e tra criticità ambientali e informazioni più o meno occultate è scoppiata la polemica, che per un altro verso lambisce anche il caso Valdastico nord

Ci sono dubbi a non finire per quella maxi diga che «la Regione Veneto» intende realizzare sul torrente Vanoi nei comuni di trentini di Canal San Bovo e Cinte Tesino nonché su una piccola porzione del territorio di Lamon nel Bellunese. Il progetto per la realizzazione di un super invaso da «33 milioni di metri cubi d'acqua», che è stato appaltato dal Consorzio Brenta di Cittadella, avrebbe, tra le altre, la finalità di mitigare gli effetti della siccità proprio lungo l'asta del Brenta «specie tra Bassanese, Vicentino e Padovano»: questo almeno è l'auspicio che da anni giunge dai comprensori interessati. L'iniziativa però, «cara al governatore leghista veneto Luca Zaia», ha scatenato la reazione della Provincia autonoma di Trento, che a quanto emerge dalle prime, non era stata informata del fatto che la fase progettuale (dal valore «di poco meno d'un milione di euro») sia già stata affidata dallo stesso Consorzio Brenta ad un pool di imprese costituito dal colosso veronese Technital e dal colosso svizzero Lombardi. Più nel dettaglio il raggruppamento è costituito dalla svizzera Lombardi, dalla sua filiale in Italia, una srl milanese e per l'appunto dalla scaligera Technital. A svelare i contorni della vicenda è il consigliere provinciale trentino Alex Marini. Il quale intervistato oggi 10 giugno, davanti alle telecamere di Vicenzatoday.it ha puntualizzato il suo pensiero: dando conto fra l'altro di una serie di «enormi criticità» ambientali note da anni.

L'INTERVISTA E L'INTERROGAZIONE
Marini (milita nella fila del M5S) per di più ai microfoni di Vicenzatoday.it spiega come sull'argomento il 24 aprile abbia redatto una argomentata  interrogazione (de facto l'unica «disclosure» sul tema) cui per l'appunto è seguita la replica del vicepresidente della giunta provinciale Mario Tonina (un civico dato in avvicinamento al Partito per l'autonomia del Trentino e del Tirolo, il Patt, che fa parte di una coalizione di centrodestra capitanata dal governatore leghista Maurizio Fugatti): un Tonina che peraltro ha pure la delega all'ambiente. La risposta di quest'ultimo contiene un passaggio incendiario indirizzato alla Regione Veneto: «si è appresa la notizia dagli organi di stampa in quanto l'amministrazione provinciale non è stata in alcun modo informata della procedura in corso così come anche i Comuni interessati dalla futura costruzione dell'opera... è in corso un'interlocuzione con la Regione Veneto affinché si trovi un rimedio alla incresciosa situazione che si è venuta a creare». Al di là delle parole usate da Tonina c'è una questione di fondo che «non può essere taciuta» che riguarda un fatto preciso.

GLI SCENARI
L'opera, (di cui si è discussi anche in consiglio regionale con la mozione 333 del 2 agosto 2022) che dovrebbe essere realizzata «coi fondi del Pnrr astrattamente è sì utile al Veneto». Ma il Trentino ha chiaramente un potere di vita o di morte sul progetto non solo perché questo insiste quasi tutto sul suoi territorio. Ma anche perché per quanto riguarda le grandi opere che interessano le regioni confinanti il Trentino in ragione del dettato costituzionale e in ragione di una serie di accordi internazionali post Seconda guerra mondiale ha un potere di veto non superabile in casi del genere. Ma come la pensa in tal senso l'assessore all'ambiente della Regione Veneto Giampaolo Bottacin? E come la pensa il presidente del Consorzio di bonifica Brenta Enzo Sonza? Chi scrive ha interpellato sia il primo sia il secondo. Da entrambi però, almeno per il momento, non è giunto alcun commento.

IL COLOSSO VERONESE E LA VALDASTICO NORD
Technital peraltro è una società molto nota in Trentino perché fa parte del consorzio veronese Raetia. Il consorzio che si occupò di progettare il prolungamento da Piovene Rocchette nel Vicentino verso il Trentino della Valdastico nord (meglio nota come A31 nord o Pirubi nord). Il progetto, avversato dai territori e da alcune amministrazioni locali si era definitivamente schiantato dopo che il procedimento amministrativo era stato impugnato dal Comune di Besenello. Che dopo una prima sconfitta al Tar in primo grado, aveva vinto la battaglia legale prima al Consiglio di Stato e poi in Cassazione.

FIOCCANO SBERLE
Nonostante la fine impietosa, diversi ambienti politici tra Trentino e Veneto nonché diversi ambienti economici a partire da Confindustria Vicenza, avevano provato a resuscitare il progetto. La cui ipotesi continua ad essere oggetto di critiche a non finire. Basti pensare alle recenti «sberle politiche» patite dal progetto dai componenti del Consiglio delle autonomie del Trentino, il Cal e pure dalla stessa Commissione territorio della provincia autonoma. Sberle che comunque, secondo Marini, non bastano a un pezzo della politica del Nordest, «innamorata senza se e senza ma di un progetto tanto anacronistico quanto impattante - spiega il consigliere ai taccuini di Vicenzatoday.it - a spingere lorsignori a riflettere su quanto accaduto: e a convincersi che quell'opera sia inutile, dannosa e follemente costosa».

GUARDA L'INTERVISTA AD ALEX MARINI

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