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Venerdì, 19 Aprile 2024
Scuola

Perchè andare a scuola a giugno non piace agli insegnanti e bocciano la proposta di Draghi

L'idea era quella di recuperare i giorni persi tra Dad e disservizi. Ma molti docenti sostengono: «Fare didattica a distanza non significa aver perso del tempo»

No a una rimodulazione del calendario scolastico per recuperare i giorni considerati “persi” a causa dello stop per la diffusione del contagio da Coronavirus. Su quasi 13 mila insegnanti coinvolti in un sondaggio condotto da Orizzonte Scuola, oltre 11 mila si sono detti contrari all’idea di fare scuola fino a giugno o oltre, dopo che l’indiscrezione su un possibile prolungamento era già iniziata a circolare. Solo poco più di 1.500 hanno invece accolto l’ipotesi positivamente.

Mario Draghi non ha intenzione di perdere tempo. E uno dei primi provvedimenti che il nuovo governo potrà porre all'attenzione del Parlamento sarà quello del recupero dei giorni di scuola perduti a causa della pandemia. Come? Attraverso una revisione del calendario. Il premier incaricato lo ha proposto alle delegazioni dei partiti incontrate alla Camera. A questo punto è ipotizzabile la chiusura dell’anno scolastico a fine giugno con l’avvio in contemporanea di una Maturità rimandata di due settimane. Oltre non si può andare sia per il caldo, che per le scadenze dei test universitari.

Molti docenti sono contrari a questa soluzione sostenendo il valore della didattica a distanza svolta durante l’anno. Dunque i maestri e professori premiano le lezioni online a cui la scuola è ricorsa per far fronte all'epidemia di coronavirus. Il 73,6% si dice anche pronto a continuare ad usare la tecnologia anche nella didattica in presenza.

"Consiglio di non squagliare gli studenti (né i docenti) dopo un anno estenuante come quello che stanno passando, costringendoli a lessarsi al caldo dopo essersi “lessati” davanti ai monitor dei loro computer per la didattica a distanza. Sarebbe una tortura inutile." Sostiene un insegnante.

A livello di normativa non ci sono impedimenti: la legge concede grande flessibilità nell’organizzazione del tempo scuola e incoraggia l’apertura nell’orario pomeridiano, fatta salva la garanzia di svolgere almeno 200 giorni di lezione ai fini della validità dell’anno scolastico (Dlgs 297/94).

Un altro allarme è per la carenza di personale, servono 120mila nuovi insegnanti per la ripartenza a settembre. Ci sono due bandi ordinari, in vista. Il nuovo governo deve ripartire dall’arruolamento, e deve farlo in fretta. La strada maestra sono i concorsi: quello straordinario riprenderà il 15 febbraio, ma siamo su numeri bassi, 32 mila nuovi docenti in ruolo.

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