Scano Boa con Aristide Genovese, Cibotto racconta la grande alluvione
Cinque anni fa moriva il noto giornalista e scrittore Gian Antonio Cibotto, anche grande appassionato di teatro. Il suo debutto come narratore avviene del 1954 quando pubblica per Neri Pozza 'Cronache dell’alluvione', un resoconto in forma di diario della tragica alluvione del Polesine del 1951. Il Veneto, la sua terra natìa, ha rappresentato una costante all’interno della sua produzione narrativa e anche nel romanzo 'Scano boa', ritroviamo un grande Veneto.
Cibotto, innamorato della sua terra come Comisso, Parise e Zanzotto, aveva un grande talento epico, infatti il vecchio pescatore protagonista del romanzo ambientato sul Denta del Po vive un’ossessione, simile a quella del capitano Achab di 'Moby Dick'. Anche a Scano Boa, come sul Pequod, la vita e la morte si accordano.
SABATO 10/12/2022 ALLE ORE 19:30
Scano Boa | Aristide Genovese Theama Teatro
AB23
In un delta senza tempo, un delta incontaminato e quasi magico, arriva un terzetto indimenticabile: un vecchio pescatore «dall'accento romano pesante, marcato, quasi sfrontato», una ragazza, Flavia, «buttata nella vita come si gettano le cicche mezze spente sul ghiaino dei binari», e un cane mezzosangue e felice. A Scano Boa, in cima al Delta del Po, il vecchio vive la sua ultima ed estrema avventura: la pesca dello storione.
In una sorta di versione fluviale di 'Moby Dick', Cibotto torna nelle terre e nei luoghi a lui più familiari, scavando tra le pieghe di un paesaggio solo in apparenza piatto e uniforme, popolato da personaggi ruvidi e leggendari.
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«Uno struggente e umanissimo canto all’ostinazione e all’irriducibilità dell’uomo» (R. Bugaro)
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Uno scritto che non smette di vendere e di ispirare, che parla e racconta del Delta del Po, della difficile vita dei pescatori ma anche della bellezza selvaggia di quei luoghi. Con tutto l’amore che lo scrittore, scomparso nell’agosto del 2017 ed innamoratissimo della sua terra, poteva.
Sano Boa è una lunga lingua di sabbia dorata, raggiungibile solo via mare, ricca di fascino per il suo paesaggio incontaminato e selvaggio. Vi si possono ammirare gli ultimi casoni, tipiche costruzioni di canne utilizzate da pescatori e cacciatori, nonché una straordinaria varietà di uccelli.
Un luogo dove regna un silenzio che ti colpisce, ti conquista fino all’anima, ti fa sentire diverso. Come fossi solo davanti all’infinito.
Un territorio che emana fascino, che brama dalla voglia di essere raccontato in tutta la sua selvaggia bellezza.