"Il Tocco": mostra antologica dello scultore ungherese Tibor Szemenyey-Nagy
"Il Tocco"
MOSTRA ANTOLOGICA DELLO SCULTORE UNGHERESE TIBOR SZEMENYEY-NAGY
Dal 15 ottobre al 20 novembre 2016
Vernissage: sabato 15 ottobre 2016 alle ore 18
a cura di Enrica Feltracco, Massimiliano Sabbion e Lorenzo Berto
PALAZZO FINCO
Via Zaccaria Bricito 32
Bassano del Grappa
Orari:
dal martedì a venerdì 17-20
sabato e domenica 9.30-13 e 16-20
Ingresso libero
"Le forme grezze quasi eteree, le sculture di semplicità archetipa della sua trasfigurazione artistica conservano l'armonia cosmica dell'universo, l'unità autodeterminante del mondo e dello spazio, il silenzio organico della natura intatta, non violata dall'uomo".
Per lui, l'arte è un'attività sacra, il legame con l'assoluto, che nonostante le basi coscienti e razionali irriducibili presenti nel processo creato resta elementare, istintiva ed intuitiva.
Nel mondo di Szemenyey-Nagy l'opera appare parallelamente alla creazione, come l'esperimento di ricostituzione "dell'opera divina". Dalle particelle e dagli atomi dell'insieme disintegrato e dalle deboli tracce che si ritrovano nei pezzi di questo mondo perturbato, cerca di evocare sempre e nuovamente il "principio" di funzionamento" originale, di ricreare il meccanismo di movimentazione del mondo, tramite la fede appassionata e tormentata anche in consapevolezza dei limiti e dell'inutilità delle possibilità umane.
Tale sacralità ipotetica e l'interpretazione mistica dell'arte tuttavia, non gli impedisce di studiare i risultati più vari dello sviluppo scientifico, dell'astronomia, della fisica o della biologia e di utilizzarli nelle sue opere. Questo è un paradosso alquanto strano della sua arte: la struttura cristallina e di precisione millimetrica, la composizione leggerissima, il collegamento tra le particelle della materia, i modelli delle mappe stellari, quindi le prestazioni rigorosamente razionali dell'intelletto umano riconducono all'ordine insindacabile e devoto dell'universo ed alla sua forza.
Il bilanciamento, il discioglimento reciproco del perfetto assoluto e cosmico e di ciò che è ridotto ad una semplicità elementare, il "sublime" ed il "minimale" come evidenze che tendono all'unità, "la scoperta della semplicità": questa è "l'essenza" delle sue opere dal punto di vista della filosofia dell'arte. Il sublime, come riassunto in un'opera d'arte del principio sovrumano, intoccabile dall'uomo - così come quello minimale, ridotto, semplificato e dominato dall'uomo - è un fenomeno raro nell'arte contemporanea. Dopo tutto, il concetto del minimale è caratterizzato dalla razionabilità, dal concetto del dettato della logica, mentre il sublime suggerisce l'idea del potere illogico, della grandezza irreale ed inafferrabile. Mentre il minimale significa il comprensibile, il trasparente e l'afferrabile, il sublime rappresenta l'invisibile senza legge che va oltre all'essere umano. Nell'arte di Szemenyey-Nagy questi due fenomeni si completano a vicenda."
Orsolya Merhán
Dettaglio dell'articolo Maximal Art, rivista d'arte ENIGMA, Budapest, 1995/2