massimiano bucchi presenta "sbagliare da professionisti"
Il produttore che non scritturò i Beatles. Il più grande errore di Einstein. Disastri aerei, rigori falliti, il flop dei Google Glass, medici che amputano la gamba sbagliata. Perché è così difficile liberarci dagli errori?
Massimiano Bucchi ne parla alla presentazione del suo nuovo libro "Sbagliare da professionisti. Storie di errori e fallimenti memorabili".
Introduce Marco Cavalli, critico letterario.
Letture di Stefania Carlesso, attrice.
Perché si sbaglia? Come si sbaglia? Si sbaglia in modi diversi in ambiti diversi (nella scienza, nel mondo aziendale, nella comunicazione)?
E che cosa hanno in comune gli errori che portano a un tragico incidente aereo, quelli che conducono al fallimento di un nuovo prodotto o di una potenziale innovazione, il rigore sbagliato che costa la sconfitta in una finale della Coppa del Mondo di calcio? Dal flop dei Google Glass a quello ciclico della videotelefonia; dal più grande abbaglio nella storia dello spettacolo al fallimento più colossale della Silicon Valley; dall’errore di comunicazione che aprì una breccia nel muro di Berlino agli errori di battitura costati milioni di dollari, Massimiano Bucchi parte da storie avvincenti e inaspettate per invitarci a riflettere sul nostro rapporto con gli errori.
Perché studiare gli errori, quelli capitali, memorabili, epici o quelli più banali e quotidiani, significa parlare soprattutto del nostro modo di guardare agli errori, di comprenderli e interpretarli, di riconoscere che, in fondo, siamo fatti della stessa materia di cui sono fatti i nostri sbagli.
Portogallo, America Latina e Corea), "Per un pugno di idee. Storie di innovazioni che hanno cambiato la nostra vita" (Bompiani 2016), "Come vincere un Nobel. Il premio più famoso della scienza" (Einaudi 2017, in corso di pubblicazione negli Stati Uniti, MIT Press). Dirige la rivista internazionale «Public Understanding of Science». Collabora con la trasmissione televisiva Superquark; i suoi articoli sono apparsi sui principali quotidiani (“la Repubblica”, “La Stampa”, “Il Corriere della Sera”).