Ferragosto a Malga Zonta: commemorazione dell'eccidio nazifascista
Dalla storia, l’impegno 79° di Malga Zonta. Anniversario dell'eccidio nazifascista. A Malga Zonta, vicino a Folgaria, la notte del 12 agosto 1944, le truppe naziste, ben supportate da reparti italiani della RSI, fucilarono 14 partigiani e 3 malgari.
Tra questi il figlio della Cattinella, servetta in casa Meneghello in "Libera nos a Malo", il diciannovenne Giovanni "Zampa" Tessaro.
CERIMONIA - 15 agosto 2023
ore 10.00 - Inizio Cerimonia
Comune di Folgaria
Comune di Schio
Provincia Autonoma di Trento
Provincia di Vicenza
Fondazione Museo Storico del Trentino
INTERVENTO DEI RAPPRESENTANTI
Associazione famigliari vittime di Sant'Anna di Stazzena
ore 11.00 - MESSA AL CAMPO
celebrata da Don Maurizio Mazzetto, Pax Christi
Presenziano i Comuni decorati, le Associazioni d’Arma
e un quintetto di ottoni
Si celebra il 79° anniversario dell'eccidio nazifascista di Malga Zonta, in cui furono trucidati 14 giovani partigiani e 3 malghesi: Marcello Barbieri, Antonio Cocco, Romeo Cortiana, Ferdinando Dalla Fontana, Angelo Dal Medico, Giocondo De Vicari, Bortolo Fortuna, Gelsomino Gasparoni, Giuseppe Marcante, Eufremio Marchet, Mario Scortegagna, Giobatta Tessaro, Bruno Viola, Domenico Zordan e i tre malghesi, Dino Dal Maso, Gino De Pretto, Angelo Losco, Angelo Maistrello di Marano.
Il valore del ricordo di questo tragico avvenimento è legato anche al luogo un tempo crocevia di confini ormai superati, ma purtroppo si inserisce in un contesto generale che vede il ritorno di nazionalismi che credevamo retaggio del passato, accanto ad una nuova corsa agli armamenti senza precedenti.
Gli scenari di guerra si sono moltiplicati in molte regioni del mondo, arrivando in modo prepotente nel cuore dell'Europa. Rispetto al popolo ucraino sconvolto dalla brutale aggressione russa non possiamo non essere al suo fianco fino in fondo, non possiamo limitarci ad una generale e alla fine generica solidarietà. Accogliere i profughi, aiutare chi resta nel paese, vivere in questo orizzonte il pesante complesso delle sanzioni con le conseguenze e i sacrifici per la nostra vita quotidiana, comprendere che la resistenza degli aggrediti ucraini è legittima e che dire questo nulla toglie alla necessità di arrivare al più presto al cessate il fuoco e ad una vera trattativa. Rovesciamo i ragionamenti: vicini al popolo ucraino, senza accettare la logica spietata di un riarmo generalizzato.
Sono in ogni caso molti i segnali di resistenza popolare per costruire pace, giustizia, solidarietà ed è proprio a questi segnali che si collega in questi tempi difficili la nostra celebrazione, perché nessuno può negare che chi ha messo in gioco la propria vita allora per resistere al nazifascismo non debba essere ricordato da tutti quelli che oggi vogliono una società più giusta e più aperta, difendendo tutti gli spazi che la nostra Repubblica, in linea con la Costituzione, garantisce a tutti i cittadini. Non è vero che la storia è maestra di vita: la cronaca internazionale ogni giorno ci riempie gli occhi e la mente di immagini di morte, di intolleranza, di razzismo, di nuova schiavitù, di nuovi conflitti nell'ambito sociale, familiare, di genere. Vere stragi feroci avvengono in alcune regioni martoriate. Eppure al confino antifascista di Ventotene, già nel 1941, nel pieno della seconda guerra mondiale, si era concepita un'Europa attualissima, “un largo stato federale, il quale disponga di una forza armata europea al posto degli eserciti nazionali, che spazzi decisamente le autarchie economiche, spina dorsale dei regimi totalitari, che abbia gli organi e i mezzi sufficienti per fare eseguire nei singoli stati federali le sue deliberazioni, dirette a mantenere un ordine comune”. Da queste montagne il ricordo diventi ‘accoglienza', ponte per affermare ancora, come nella Dichiarazione universale dei diritti umani, che “il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti, uguali ed inalienabili, costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo, che il disconoscimento e il disprezzo dei diritti umani hanno portato ad atti di barbarie che offendono la coscienza dell'umanità e che l'avento di un mondo in cui gli esseri umani godano della libertà di parola e di credo e della libertà dal timore e dal bisogno è stata proclamata come la più alta aspirazione dell'uomo”.