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Economia Piovene Rocchette

La A31 Nord? «Sacrificata sull'altare della Pedemontana veneta»

I comitati del Nordest leggono tra le righe la recente decisione della giunta trentina di proporre «lo sbocco» della Pirubi a Rovereto bollandola come una cortina fumogena pensata per mascherare la decisione di abortire quest'ultima opera in modo da convogliare le risorse sulla Spv: sulla quale incombe «lo spettro della insostenibilità dei conti dei quali dovrebbe farsi carico palazzo Balbi»

Lo sbocco della Valdastico Nord che la Provincia autonoma di Trento ha recentemente previsto a Rovereto è solo una «sceneggiata» buona per sacrificare un'autostrada ormai irrealizzabile con l'obiettivo più o meno dichiarato di preservare una buona parte delle risorse infrastrutturali previste nel Triveneto con il fine ultimo di salvare la Superstrada pedemontana veneta da un collasso finanziario che giù si intravede all'orizzonte. E infatti «il silenzio di palazzo Balbi dopo la clamorosa uscita della giunta Fugatti sulla Pirubi è la conferma indiretta dei retroscena circolati durante le ultime ore». A grandissime linee è questa la ricostruzione che i comitati del Triveneto hanno distillato in queste ore dopo le polemiche per il mancato completamento della A31 nord scatenate dalla categorie produttive venete. Più nel dettaglio a dare questa lettura è il coordinamento ecologista Covepa che oggi 8 novembre sulla sua pagina Facebook ha pubblicato un puntuto commento sulla vicenda. Pochi giorni fa più o meno sulla stessa linea si era pronunciato peraltro pure il Comitato trentino per la mobilità sostenibile, il Csmt con una nota al vetriolo inviata dai due portavoce.

LA BASTONATA DI FOLLESA
L'architetto Massimo Follesa, portavoce del Covepa, nella nota pubblicata oggi pomeriggio sulla pagina Facebook del Covepa prende di mira il progetto della A31 Nord, nota anche come Pirubi nord o Valdastico Nord. Si tratta di una arteria autostradale che dovrebbe connettere il Vicentino al Trentino e che da decenni è ferma a Piovene Rocchette, un piccolo centro nel lembo più settentrionale della provincia berica.

«La decisione della amministrazione trentina capitanata dal governatore Maurizio Fugatti - scrive Follesa - costituisce uno schiaffo politico al governatore Luca Zaia, leghista come Fugatti. Lo sbocco a Rovereto è infatti insostenibile, anzitutto sul piano sociale e progettuale. Ergo lo sbocco a Rovereto come già affermato da noi e come affermato da più parti è de facto un no alla prosecuzione a Nord della Pirubi o della Valdastico comunque si voglia chiamare quel tratto autostradale. Ribadiamo quindi che siamo di fronte ad un cazzotto che Fugatti, politicamente parlando ha assestato nel pieno volto di Luca Zaia. Il quale su questo versante è rimasto pavidamente in silenzio, preferendo come gli capita spesso quando riceve una sonora scoppola, mandare avanti i suoi ventriloqui: sia che questi facciano parte del mondo politico o di quello imprenditoriale. Da Zaia infatti non si è registrata sull'argomento una presa di posizione degna di questo nome».

L'INTERROGATIVO
Ma quale è la ragione profonda per cui Zaia è rimasto in silenzio? «È chiaro - spiega l'architetto ai taccuini di Vicenzatoday.it - che Zaia scientemente è rimasto in silenzio perché il sacrificio della A31 nord, opera da noi sempre avversata perché inutile, costosa e ambientalmente insostenibile, potrebbe in qualche modo essere il viatico per il salvataggio della Superstrada pedemontana veneta, meglio nota come Spv, che ultimata dovrebbe connettere Spresiano nella Marca a Montecchio Maggiore nel Vicentino. Il fatto che i mancati profitti da pedaggio debbano essere riconosciuti al concessionario privato dalla Regione Veneto impone di ricomprendere la Spv in un risiko infrastrutturale più ampio nel quale diluire le magagne di una infrastruttura pensata male e realizzata il cielo solo sa come. È da mesi che noi sosteniamo questo assunto e per di più il silenzio di palazzo Balbi dopo la clamorosa uscita della giunta Fugatti sulla Pirubi è la conferma indiretta dei retroscena circolati durante le ultime ore tanto che si parla di una A31 nord, da noi sempre avversata peraltro, sacrificata sull'altare della Pedemontana sulla quale incombe l'incognita della insostenibilità dei conti dei quali dovrebbe farsi carico palazzo Balbi».

LA SCIARADA
Non troppo distante va a parare il Csmt che non più tardi del 5 novembre aveva redatto una nota al vetriolo firmata dai due portavoce del comitato: vale a dire gli ingegneri Pina Lopardo ed Ezio Viglietti. I due, descrivendo una vera e propria sciarada infrastrutturale, in soldoni spiegano come la giunta trentina, con la scelta di propendere per uno sbocco a Rovereto al posto di Besenello o Trento, abbia de facto abortito il progetto A31 nord per dare fiato alla Spv. La dichiarazione, scrivono i due ingegneri, recentemente resa dal vicepresidente della provincia autonoma trentina Mario Tonina circa il contenuto della recente variante al piano urbanistico provinciale, la variante che fissa lo sbocco della A31 nord a Rovereto, «è ambigua».

LA BORDATA
Poi arriva la bordata: «Sennonché a leggere la faccenda si possono notare elementi che non si accordano con il quadro che apparentemente si delinea. Il Veneto, infatti, è alle prese con la gestione finanziaria di un'opera capace di destabilizzarne la tenuta finanziaria: la Superstrada pedemontana veneta». La concessione legata a quest'ultima «dopo diverse modifiche succedute alla gara, che hanno destato scalpore alterando il senso stesso del bando originale e producendo effetti esclusi dalla gara svolta, prevede ora che la Regione  Veneto debba versare un canone di disponibilità rapidamente crescente al concessionario, indipendentemente dagli effettivi introiti da traffico. Poiché tali introiti prospetticamente rimangono inferiori a un terzo di quelli previsti, il disastro finanziario per diversi miliardi di euro per il concedente, ossia per la Regione Veneto è assicurato».

LO SCENARIO
La sciarada triveneta descritta da Lopardo e Viglietti dà corpo quindi ad un vero e proprio scenario rispetto al quale la Regione Veneto ora, propenderebbe «per far entrare la concessione» della Spv «in un contenitore assai più ampio e capace di produrre notevoli introiti» per diluire «gli effetti» della batosta che si potrebbe abbattere sui conti di palazzo Balbi proprio a causa degli squilibri finanziari nel breve futuro ascrivibili alla stessa Pedemontana. «Da qui l'idea di cessare con le proroghe alla concessione della Brescia-Padova» che ha in pancia il prolungamento a Nord della Pirubi «e di traslare la concessione al campo pubblico utilizzando e modificando il perimetro di attività della società Cav, che gestisce tra le altre il Passante di Mestre, magari puntando ad un accordo allargato anche ad Anas, la società infrastrutturale nazionale.

LO SPETTRO DELLA CORTE DEI CONTI
Leggendo tra le righe quanto riportano Lopardo e Viglietti quindi la provincia autonoma di Trento avrebbe dato vita ad una sorta di «facite ammuina» per mascherare appunto il reale disegno. Di qui «il ruolo artificioso assunto dalla provincia autonoma» che pare voler aprire alla Piurubi nord con l'obiettivo reale invece di «chiudere» all'opera. Si tratterebbe quindi di un interesse comune tra Veneto e Trentino in forza del quale salvare una situazione «a dir poco disastrosa» per lo stesso Veneto. Sullo sfondo tra l'altro rimane un'altra questione. Un tracollo finanziario dei conti della Spv, con automatica ricaduta sul budget regionale, potrebbe scatenare tra l'altro le indagini della Corte dei conti che in passato aveva più volte avvertito palazzo Balbi anche sui possibili danni erariali qualora i flussi di traffico non avessero retto la prova dei pedaggi. E quando la Corte dei conti si muove alla ricerca di un danno erariale tendenzialmente si rifà sugli amministratori pubblici che hanno autorizzato un iter poi rivelatosi nocivo per le finanze pubbliche. Da giorni tra i comitati serpeggia la voce secondo cui il salvataggio della Spv serva, per quanto sia possibile, a tenere palazzo Balbi lontano dai guai.

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