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Economia

«In Finanziaria niente emendamenti sblocca Fir»

Secondo la Ezzelino da Onara, una delle associazioni che si batte sul fronte del risparmio tradito dopo il collasso delle ex popolari venete, in parlamento la manovra, a meno di un coup de théâtre di fine anno, non sarà modificata per utilizzare il mezzo miliardo residuo previsto dalla norma del 2019 per gli indennizzi a favore degli ex azionisti ingannati

«A seguito della nostra missione a Roma del 14, 15 e 16 dicembre, abbiamo incontrato e consegnato a tutti i rappresentanti dei gruppi parlamentari di maggioranza e opposizione la nostra proposta per lo sblocco del riparto delle rimanenze del Fondo indennizzo risparmiatori, fondo noto come Fir e destinato al ristoro dei soggetti colpiti dal collasso delle ex popolari venete e non solo. Sembra ormai certo che nessuno degli emendamenti proposti relativi allo sblocco delle rimanenze Fir, che ammontano a cinquecento milioni su un miliardo già allocato per vero, siano stati inseriti nella legge di bilancio. Se questo venisse confermato non ci sarà più il tempo per farlo entro il 31 dicembre del 2022 e le rimanenze resteranno solo un miraggio, a ulteriore danno delle oltre 140.000 famiglie delle vittime già accertate che come da legge, che avevano ricevuto l'indennizzo iniziale e che dovevano e devono ricevere proporzionalmente il riparto delle rimanenze». A lanciare questo allarme con una nota diramata ieri 17 dicembre nel pomeriggio è il padovano Patrizio Miatello nella sua veste di presidente di «Ezzelino da Onara» una delle associazioni che da anni si battono sul cosiddetto fronte del risparmio tradito che ha interessato in grande misura il Veneto dopo l'implosione di due colossi del Nordest come Banca popolare di Vicenza e Veneto Banca.

L'ATTUALE GOVERNO
Nella stessa nota Miatello fa sapere che anche l'attuale governo capitanato da Giorgia Meloni è stato sollecitato ad intervenire con i provvedimenti del caso affinché sia possibile una redistribuzione definitiva dei fondi già previsti dalla legge 2019 per i ristori. Redistribuzione che però sarebbe rimasta al palo anche perché la commissione ad hoc che se ne sarebbe dovuta occupare fino alla fine dell'anno, in forza di una interpretazione restrittiva e non letterale della norma sugli indennizzi, avrebbe de facto ostacolato la completa erogazione di questi ultimi: questa almeno è l'accusa che in passato era stata lanciata alla cosiddetta commissione Fir non più tardi del 7 dicembre da un'altra associazione che si batte sempre sul fronte del risparmio tradito. Il problema peraltro sarebbe aggravato dal fatto che, a meno di deroghe, la commissione con la fine del 2022 chiude i battenti.

DOMANDE DI FONDO
Frattanto sullo sfondo il quesito rimane invariato. In sede di modifiche alla finanziaria ci sarà il tempo per inserire uno o più emendamenti che garantiscano che l'intera provvista inizialmente pianificata per gli indennizzi per i risparmiatori traditi di BpVi, Veba, Cariferrara, Banca Etruria e Carichieti, sia effettivamente spesa? E se così non sarà per quali scopi sarà impiegato quel mezzo miliardo?

SPESE MILITARI
Da settimane tra i risparmiatori in attesa dei ristori, specie fra quelli emiliani, toscani e abruzzesi si è diffusa convinzione che in toto od in parte «quel mezzo miliardo servirà per supportare lo sforzo bellico ucraino nell'ambito del confronto militare deflagrato a seguito dello scontro in atto con la Russia. Comunque o perché destinati all'Ucraina o perché destinati ad altri scopi quei cinquecento milioni comunque finirebbero nel calderone delle spese militari. Sulle quali peraltro il controllo del Parlamento in svariati casi non è accuratissimo.

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