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Economia

Sciopero in vista per il Siss dell'Ulss 8

I lavoratori del servizio di assistenza agli alunni con problemi sociali e di disabilità contestano alcuni punti del contratto di appalto tra l'ente pubblico e la cooperativa Faiberica: «L'emergenza coronavirus ha aggravato la condizione del personale»

Ci sono alcuni aspetti contrattuali che non convincono i lavoratori nell'ambito del servizio d'integrazione scolastica (meglio noto come Siss) che l'Ulss berica appalta alla «Cooperativa Faiberica». E per questo Cgil e Cisl oggi 7 dicembre a mezzodì hanno dato vita, assieme agli stessi lavoratori, ad un breve sit-in davanti all'ospedale di Vicenza durante il quale è stato annunciato lo stato di agitazione: che è poi il preambolo di uno sciopero.

LA PREMESSA
Il Siss, «sebbene poco conosciuto dai profani» è un servizio molto richiesto dalle famiglie di quegli alunni i quali, stando alla definizione del prontuario della Regione Veneto, necessitano di un supporto «di carattere  assistenziale  ed  educativo, in modo  personalizzato» poiché versano in condizione di «handicap...» o perché patiscono «limitazioni delle autonomie sociali e personali». Il Siss peraltro si occupa inoltre «di promuovere l'inclusione sociale, attraverso l'organizzazione di attività rivolte a gruppi o attività di sostegno e di riabilitazione individualizzata». Psicologi, psichiatri, logopedisti, sociologi, della salute, formatori e molti altri specialisti sono l'arsenale che la legge prevederebbe per dare un concreto aiuto alle famiglie e ai giovani con problemi.

Tuttavia «questi professionisti altamente specializzati», nel Veneto, ma non solo nel Veneto, non sono quasi mai assunti direttamente dall'Ulss: bensì «spessissimo» trovano impiego presso soggetti esterni alle amministrazioni pubbliche come le cooperative, soggetti ai quali poi viene affidato in appalto proprio il servizio Siss. Una pratica che però secondo molti detrattori aumenta le fila dei precari e non garantisce stipendi adeguati.

L'INIZIATIVA
Ed è in questo contesto che è stato organizzato il sit-in di oggi davanti al San Bortolo durante il quale i lavoratori hanno dato notizia della proclamazione dello stato di agitazione. «A causa della chiusura delle scuole durante lo scorso anno scolastico - si legge in una nota congiunta diramata oggi da Andrea Campagnolo della Cgil Funzione pubblica e da Renato Lanaro della Cisl Funzione pubblica - le operatrici del Siss, che svolgono assistenza a bambini e ragazzi con disabilità, hanno dovuto accedere alla cassa integrazione, subendo un'importante riduzione del loro reddito mensile».

Appresso un'altra doglianza: «A fronte di questa riduzione economica, dovuta a difficoltà oggettive e straordinarie... numerose lavoratrici hanno avanzato alla cooperativa una semplice richiesta... il pagamento di tutte le ore di lavoro effettuate. Negli anni precedenti, invece, una parte di queste ore venivano accantonate per garantire la continuità contributiva e retributiva durante la chiusura delle scuole. L'indisponibilità di Faiberica ad accogliere una richiesta tanto semplice che, come più volte ribadito, è tra l'altro dettata dalle ricadute sul reddito della lavoratrici legate all'emergenza sanitaria - si legge ancora - appare incomprensibile e priva di valutazioni oggettive». Un concetto che i lavoratori oggi hanno ribadito quando hanno spiegato che «l'emergenza coronavirus ha aggravato la condizione del personale».

CARENZE DI VECCHIA DATA
Il servizio, gestito in appalto per conto dell'Ulss 8 berica, si legge ancora «soffre da sempre di importanti problematiche, derivanti dal capitolato d'appalto che non prevede il riconoscimento della prestazione lavorativa in caso di assenza dell'utente, senza possibilità di recupero delle ore di lavoro perse». Si tratta di una stilettata all'indirizzo dell'Ulss cui poco dopo se ne aggiunge un'altra: «Appare evidente come queste scelte provochino forti differenze di retribuzione da un mese all'altro» nonché notevoli «disagi alle lavoratrici». Epperò il cahier de doleance prosegue: «Spiace constatare l'indisponibilità ad un incontro da parte dell'Ulss 8 Berica, nonostante siano state inviate numerose richieste con lo scopo di apportare modifiche al capitolato d'appalto. Tutte queste incertezze hanno provocato negli ultimi tempi numerose dimissioni di operatrici, che hanno loro malgrado preferito prestare il loro operato in servizi maggiormente tutelati e regolamentati. Questo esodo rischia a nostro avviso di abbassare il livello qualitativo dell'assistenza, a causa di un know how che si sta sempre più disperdendo».

Detto in parole più povere quando gli alunni con problemi si assentano per i motivi più disparati gli operatori che gioco forza debbono presentarsi a scuola per tempo non vengono retribuiti. La cosa recentemente ha fatto clamore sui media nazionali quando le telecamere di Report (popolare trasmissione di approfondimento di Rai Tre) hanno puntato gli obiettivi sul problema. Un problema così sentito che induce molti operatori a fare le valigie per imboccare altre strade lasciando sguarnito uno dei presìdi della scuola pubblica: ossia «l'inclusione dei soggetti con carenze psicofisiche o socio-attitudinali».

IL TABÙ
Sullo sfondo però in tutto il Paese rimane una partita aperta che riguarda il ruolo degli operatori Siss: alcuni sindacati tra cui la Cub ritengono che l'appalto di questi servizi da parte delle Ulss non solo sia «da respingere al mittente», ma sia anche borderline rispetto alla norma. «Ed è per questo che noi riteniamo che dopo una attenta e celere disamina del comparto queste figure una volta inquadrate vadano assunte in pianta stabile, secondo le peculiarità di specie: o presso le Ulss o presso il Ministero della istruzione». Questo almeno è il punto di vista di Natale Alfonso, coordinatore nazionale per la scuola del sindacato Cub. «Ciò che invece noi non possiamo tollerare -rimarca il sindacalista - è che queste persone, che svolgono un ruolo fondamentale per i ragazzi, per le loro famiglie e per le scuole, vivano nel precariato e che siano costrette ad adeguarsi a retribuzioni e condizioni di lavoro inaccettabili». Ma come la pensa Faiberica al riguardo? Chi scrive ha contattato i vertici della coop vicentina. Tuttavia, almeno per il momento, non è giunto alcun commento.

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