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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Economia

Covid-19 e sicurezza: «Sciopero alla Svt»

Ugl e Usb sono sul piede di guerra, lamentano l'inerzia dell'azienda del trasporto pubblico vicentino. E mentre i contagi aumentano in tutto il Veneto il sindaco di Chiampo alza la voce nei confronti di Zaia: «Sì a un lockdown più duro come in Germania»

I dipendenti di Svt che aderiscono alle sigle Usb e Ugl si asterranno dal lavoro. Accusano l'azienda del trasporto pubblico del capoluogo berico e di gran parte del Vicentino di non «investire realmente nella prevenzione del rischio di contagio» da coronavirus. L'annuncio dello sciopero che, è previsto per dopodomani, è contenuto in una nota congiunta diramata dalle due sigle durante la mattinata di oggi 14 dicembre.

LA NOTA DI FUOCO
«L'azienda - si legge nel dispaccio - ha disatteso gli impegni presi sulle clausole di salvaguardia riportate nell'accordo del 20 Giugno 2018, inerenti all'armonizzazione salariale e normativa delle ex aziende del trasporto pubblico Aim Mobilità e Ftv». E così la querelle tra sindacati e società del trasporto si inasprisce dopo che la polemica era deflagrata a fine ottobre. Tuttavia il comportamento della dirigenza, considerata sorda dai lavoratori, pare che abbia indispettito la proprietà che è nelle mani del Comune di Vicenza e della Provincia di Vicenza. Più nel dettaglio i rapporti tra il sindaco berico Francesco Rucco (che è anche presidente della provincia) e il direttore generale di Ftv Umberto Rovini, proprio per i dossier messi nero su bianco dai sindacati sono ormai inesistenti tanto che fra i due «sarebbe calato un gelo siderale»: questa almeno è la voce che a mezza bocca gira a palazzo Trissino dove un pezzo della maggioranza di centrodestra che regge le sorti della sala Bernarda avrebbe cominciato a manifestare verso Rovini (che si è insediato in viale Milano quando alla loggia del Capitanio il centrosinistra era maggioranza) una insofferenza «non più comprimibile». E così la partita da semplice vertenza sindacale si è trasformata in una sciarada anche politica: Cgil, Cisl e Uil infatti, forti della loro vicinanza al Partito democratico, avrebbero mantenuto rapporti cordiali con la direzione. Ma Ugl e Usb invece (che hanno due storie culturali quasi contrapposte, una a destra, l'altra a sinistra) hanno aumentato la temperatura dello scontro.

POLEMICA INFINITA
Le due sigle, e la rete studentesca non la pensa molto diversamente, ritengono la scarsa propensione dell'azienda a contrastare la diffusione del contagio sia tra le possibili cause che all'inizio dell'anno scolastico, con i bus affollati, abbia fatto schizzare verso l'alto il numero dei positivi al Sars-Cov-2 nella provincia berica e specie nell'Ovest vicentino dove tra l'altro «l'ospedale di Valdagno - come constata con una certa qual preoccupazione il consigliere provinciale Matteo Macilotti - è de facto divenuto un ospedale Covid per il numero di questi pazienti pur non avendo la qualifica di  struttura specializzata ad hoc». E ancora i due sindacati lamentano che l'azienda non condire nel modo dovuto un premio di produttività a beneficio degli autisti mentre invece alla stessa voce il general manager Rovini «possa fare affidamento su una ricchissima contropartita» attacca Massimo D'Angelo responsabile di Usb trasporti per il Vicentino. 

I TIMORI PER LO SHOPPING NATALIZIO
Ora poiché è in arrivo la settimana dello shopping natalizio (chi non ha l'auto da sempre in questo periodo fa largo uso dei mezzi pubblici) e poiché da tutto il Veneto si moltiplicano le notizie «preoccupanti in materia di contagi» è lo stesso Macilotti, che è anche sindaco di Chiampo, dalla sua pagina Facebook a suggerire al governatore leghista Luca Zaia di dare corso ad una strategia più incisiva: «Purtroppo, nella nostra regione, i numeri dicono che la situazione è più grave rispetto al resto d'Italia. La motivazione è abbastanza immediata da comprendere. Abbiamo goduto di maggior libertà di spostamento e di azione in questi mesi, essendo sempre rimasti in zona gialla, ma chiaramente questo non ha permesso di limitare molto i contagi».

LA PROPOSTA DI MACILOTTI
Poi l'analisi entra nello specifico: «C'è un chiaro trade-off, ossia un nesso di relazione inversa, tra libertà di azione e numero di contagi. Non si può razionalmente, in questo momento storico, pretendere» la limitazione degli stessi contagi e il mantenimento delle abituali libertà di spostamento e relazioni sociali. «Abbiamo fatto affidamento - si legge ancora - su un sistema sanitario certamente più solido di altre regioni, che tuttavia, pur con tutto l'impegno, non può fare i miracoli. I numeri dei cittadini ricoverati per Covid19 negli ospedali, rispetto alla prima ondata, è raddoppiato nella nostra Ulss 8 berica, lo dicono freddamente i numeri che ci vengono settimanalmente trasmessi».

Appresso il primo cittadino distilla un'ultima analisi: «Ho la netta convinzione che, per essere maggiormente incisivi, serva il coraggio di un lockdown più forte, come in Germania. Per non compromettere troppo il Natale potrebbe essere fatto dal 26 fino al 7 gennaio, dove gran parte delle attività sono comunque chiuse. Ma non sta a me decidere, sono un semplice sindaco di provincia».

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