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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Economia Bassano del Grappa

Arretrati all'Ulss 7: scontro frontale e sciopero

Mentre le territoriali di Cgil, Cisl e Uil e delle sigle di comparto accettano la dilazione del debito verso i dipendenti per gli straordinari non pagati, la Cub disconosce l'accordo e attacca a muso duro sia il vertice aziendale sia i sindacati «traditori» firmatari dell'intesa confermando l'astensione dal lavoro già in agenda: e intanto si materializza lo spettro sui conti dell'azienda sanitaria

Sull'«Ulss 7 pedemontana» si sta per abbattere una bufera sindacale di vaste proporzioni. Ieri 13 luglio le segreterie territoriali dei principali sindacati tra confederali e indipendenti, hanno firmato un accordo sugli straordinari arretrati considerato come il fumo negli occhi dai delegati aziendali che infatti non lo hanno sottoscritto. Il timore è che i tempi per il pagamento di quanto dovuto, cumulatosi in piena emergenza pandemica peraltro, si prolunghino sine die. La situazione è così tesa che il sidnacato di base Cub dopo aver lanciato un ultimatum il 6 luglio proprio oggi è tornato sul piede di guerra confermando lo sciopero degli straordinari.

Peraltro oggi passato mezzodì l'Ulss 7 aveva diffuso una nota nella quale si provava a stemperare la tensione dopo le bordate a distanza che la sigla di base Cub aveva indirizzato al direttore generale Carlo Bramezza a margine di un incontro tenutesi in prefettura durante il quale invano si era tentato di scongiurare lo sciopero.

PARLA BRAMEZZA
Ad ogni buon conto proprio Bramezza nella nota diramata oggi scrive: «Le organizzazioni sindacali firmatarie del contratto collettivo nazionale hanno siglato l'accordo per il pagamento degli straordinari. Più in dettaglio, l'accordo prevede la possibilità per i circa 3.700 dipendenti del comparto dell'Ulss 7 Pedemontana (che ha sede all'Ospedale di Bassano) di scegliere entro il 7 agosto se accettare il pagamento degli straordinari maturati nel 2020, già con la busta paga di agosto, o chiedere corrispondenti riposi compensativi. Con lo stesso meccanismo, entro il 2 ottobre i lavoratori potranno esprimersi per quanto riguarda gli straordinari del 2021, che saranno pagati già entro il mese di ottobre. Per il futuro, inoltre, l'Ulss 7 e le organizzazioni sindacali hanno concordato la liquidazione degli ulteriori straordinari maturati nel frattempo due volte l'anno, così da evitare l'accumulo di arretrati. Per consentire l'eventuale fruizione dei riposi compensativi, nell'ambito dell'accordo sottoscritto l'azienda si è inoltre impegnata ad agevolare tale possibilità attraverso misure di reclutamento di risorse umane ordinarie e straordinarie».

IL NOSOCOMIO DELLA CITTÀ DEL PONTE
Dalle voci che filtrano in primis dall'ospedale di Bassano ma pure da quello di Santorso (i due nosocomi dell'Ulss 7) i termini di quell'accordo però «sono immediatamente finiti sul gozzo di moltissimi dipendenti». A firmare l'intesa infatti non sono stati i delegati aziendali, ossia gli Rsu eletti, bensì le segreterie territoriali di settore di Cgil-Funzione pubblica, di Cisl-Funzione pubblica, di Uil-Fpl, di Fsi-Usae e di Nursing-Up. La cosa sarebbe stata presa così male dai lavoratori ormai esausti dopo due anni «di emergenza dovuta al coronavirus» tanto che alcuni parlano di «abiezione immonda». E forse non è un caso, spiegano alcuni infermieri, «che i dirigenti sindacali che hanno firmato l'accordo, dei quali vogliamo sapere nomi e cognomi, si siano ben guardati di andare sui giornali a spiegare prima e dopo la loro posizione oggi più supina che mai». Tanto che ora non è da escludere che molti iscritti ai confederali o alle sigle di comparto aderiranno allo sciopero previsto «dal 18 luglio al 31 luglio 2022 e dal primo settembre al 16 settembre 2022».  Sciopero che con la recrudescenza del Covid-19 potrebbero mettere alle corde la gestione saniraria degli ospedali. 

URLA «BELLUINE» ALL'INDIRIZZO DEI «TRADITORI»
Soprattutto perché gli straordinari di infermieri, operatori socio-sanitari, addetti ai servizi e tecnici, sono ancora da saldare «come succede in quelle cooperative corsare che nascono e muoiono sfruttando maestranze sottopagate». Addirittura oggi sia al San Bassiano nella città del ponte, sia a Santorso, si parlava «di urla belluine, di porte sbattute in faccia ai superiori», di epiteti irriferibili all'indirizzo dei dirigenti firmatari, bollati come «traditori della peggior specie». Stessa sorte sarebbe toccata per i vertici aziendali.  

LO SGANASSONE
E così in una situazione già incandescente di suo ad assestare un nuovo montante nei confronti di una dirigenza aziendale, in una con le sigle sindacali territoriali, scosse dal malcontento non solo dei dei propri iscritti, ci ha pensato la Cub. Che in passato non era stata eletta tra gli Rsu dell'Ulss, 7 ma che di recente, anche grazie ad un approccio radicale assunto durante la gestione dei vertici in epoca Covid-19 ha visto crescere il proprio «consenso in maniera repentina».

La Cub infatti oggi pomeriggio ha replicato all'Ulss 7 brandendo il cauterio. E ha forgiato cosí un contro-dispaccio di fuoco. Secondo il segretario veneto della Cub Maria Teresa Turetta infatti la dirigenza dell'Ulss 7 non ha risposto alle richieste della sigla indipendente la quale da settimane chiede l'immediato «pagamento del lavoro straordinario arretrato degli ultimi due anni a tutto il personale dipendente... il ripristino di una corretta modalità di liquidazione dell'orario straordinario che abbia una cadenza mensile, vincolando la direzione al rispetto delle norme contrattuali».

«UN CREDITO ESIGIBILE»
E appresso: la soluzione del problema è stata demandata «ad un fantomatico accordo che, abbiamo appreso oggi, non è stato siglato dalla Rsu... La Rsu è organismo sindacale elettivo e rappresenta i lavoratori al tavolo di trattativa attraverso i delegati eletti; è quindi la rappresentanza sindacale per eccellenza e gli accordi senza la firma della stessa Rsu non sono validi. Tra le altre per liquidare lo straordinario arretrato non serve alcun accordo perchè è già tutto disciplinato dal contratto nazionale di lavoro. L'orario straordinario è di fatto un credito esigibile. Il dubbio legittimo - prosegue Turetta - è che non vi siano risorse disponibili per il pagamento: ecco che allora la questione andrebbe risolta politicamente attraverso uno stanziamento di bilancio che chiuda questa partita incresciosa che purtroppo contraddistingue in peggio solo la Ulss 7 Pedemontana, rispetto a tutte le altre Ulss del Veneto». Parole che pesano come macigni e che sono il prologo di una azione giudiziaria. Detto in altre parole se il vertice dell'azienda pubblica non salda il debito i procedimenti civili, pignoramenti inclusi, saranno imbastiti a tambur battente.

L'OMBRA SUI CONTI
Sullo sfondo la partita sindacale si incista quindi con quella politica. Se è vero come sostiene la Cub che l'Ulss 7 sia in debito d'ossigeno coi conti come un ciclista obeso che sale al Mortitolo, quale è il motivo reale di questa dispnea? Perché, detto alla grezza, i dipendenti stanno facendo da banca all'Ulss? In questo senso la memoria torna alle grandi manifestazioni di piazza che contro lo stato di salute della medesima Ulss, soprattutto per quando riguarda il comprensorio del Leogra, hanno caratterizzato il recente passato delle lotte sociali e politiche dell'Alto vicentino. Uno dei principali sospettati è appunto l'ospedale di Santorso. Il quale realizzato con la formula del partenariato pubblico privato (project financing) negli anni avrebbe reso meno quadrati i conti della sanità pubblica locale: dando di fatto l'abbrivio ad una deriva sulla sostenibilità del budget del nosocomio, la cui gestione con l'avvento del Covid-19 è finita talmente sotto pressione da causare proteste infinite.

LO SPETTRO DEL PROJECT FINANCING
Per di più la chiusura degli ospedali di Thiene e Schio e la realizzazione di quello unico di Santorso durante i primi anni Duemila fu accarezzata da importanti ambienti confindustriali veneti e da settori rilevanti della Lega e di Fi: ma pure da pezzi importanti della triplice e del centrosinistra. Ed è in questo contesto che va letta la ritrosia di rimuovere in toto il velo che fino ad oggi, anche se con difficoltà, aveva celato le fragilità di un sistema in cui in molti, chi più chi meno, avevano creduto: «o per convinzione o per interesse». Se la giunta regionale capitanata dal leghista Luca Zaia dovesse approvare uno scostamento di bilancio per pagare gli arretrati che ballano tra scledense e Basanese, allora politicamente la cosa potrebbe essere intesa come una sconfessione delle scelte che, in materia di sanità come in materia di grandi opere, hanno spinto la classe dirigente veneta a invocare il project-financing come panoplia per proteggere le opere pubbliche dagli incerti del tempo. Almeno questa è la lettura che da mesi propugnano i comitati che criticano le scelte della classe dirigente veneta: accusata sia in molte componenti di centrodestra, sia in molte di centrosinistra (in una con le mire dei grandi stakeholder), di spingere subdolamente verso la privatizzazione della sanità privata indebolendo per l'appunto quella quella pubblica.

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