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Economia

25 aprile, sciopero contro la liberalizzazione delle aperture dei negozi

Filcams Cgil sottolienea l'intreccio tra la liberalizzazione selvaggia e la destrutturazione del lavoro. Un appello ai sindaci da parte di Marin: "Prendete posizione, come Pisapia". Iniziative anche il 1 maggio

"Ma perché devono tenere aperti ì centri commerciali?  Non gli uffici pubblici né banche né poste; non notai, dentisti, parrucchieri; medici o farmacie, solo quelle di turno?"
 
Questa la domanda che, in concomitanza con lo sciopero indetto in tutte le province venete, la Filcams Cgil farà rimbalzare per il 25 aprile ed il primo maggio, per sottolineare come dietro alla totale liberalizzazione delle aperture dei negozi vi sia la sublimazione del modello (e del messaggio) consumistico fine a se stesso.
 
“Lo sciopero indetto per entrambe le giornate – spiega Umberto Marin, Segretario Generale della Filcams di Vicenza – vuole sostenere commessi e cassieri che le aziende potrebbero con vari mezzi costringere a lavorare, rinunciando (unici tra i lavoratori non adibiti a servizi essenziali) a celebrare queste due festività dal grande significato per il lavoro e il paese”.
E spiega Marin: “Abbiamo concordato con alcune aziende maggiormente sensibili  la ‘non apertura’ in tali festività”.
“Altre invece si sono appellate al provvedimento Monti (l’unica liberalizzazione veramente messa in atto) e abbiamo visto che hanno aperto anche il giorno di Pasqua, come i supermercati Billa di Bassano del Grappa”.
 
“A nostro avviso tenere aperto durante le festività religiose e civili rappresenta un imbarbarimento culturale oltre che sociale cui intendiamo opporci con tutte le nostre forze - sottolinea il segretario generale vicentino della FILCAMS - e sollecitiamo tutti i Sindaci della Provincia di Vicenza e del Veneto a prendere posizione, così come ha fatto il sindaco di Milano”.
 
“E’ profondamente ipocrita – aggiunge Marin – sostenere che le aperture nei giorni di festa movimentino l’economia, soprattutto in un paese in crisi in cui crollano i consumi e non c’è nessuna politica di sostegno della domanda interna”. 
Marin sottolinea tra l’altro che le liberalizzazioni , secondo quanto pensato dal Governo, avrebbero dovuto eliminare eventuali situazioni di monopolio e determinare maggior competizione: “ in questo caso però vanno solo a favorire la Grande Distribuzione Organizzata e a diffondere disagio a tanti lavoratori che sono impegnati nel settore del commercio!”
 
Crescita, equità e diritto al lavoro sono i grandi temi che troviamo incarnati nello spirito del 25 aprile e del primo maggio e che quest’anno dobbiamo più che mai sentire vivi dentro di noi, affermano alla FILCAMS vicentina. “Per questo invitiamo i cittadini ad andare nelle strade, nei parchi e nelle piazze, a parlare con i propri figli di valori e solidarietà e di non fare dei centri commerciali la meta dove passare il tempo libero”.
E prosegue Marin: “La festa del lavoro ha anche un significato particolare per i lavoratori del commercio che vedono nella liberalizzazione selvaggia delle aperture, cavalcata con foga dalla grande distribuzione, un’ulteriore spinta alla destrutturazione e precarizzazione del lavoro”.
 
“La presenza sempre più consistente - dice Marin - di lavoratori con part time inferiori alle 20 ore, funzionali all’estrema flessibilizzazione degli orari, il ricorso a contratti week end contrabbandati come “occupazione” marginale per studenti visti in questi giorni sulla stampa, costituiscono le nuove sacche di forza lavoro sottopagata e sempre disponibile in un settore già contrassegnato dall’ abuso di tipologie quali il lavoro a chiamata, la partecipazione agli utili, ecc”.
 
La progressiva sostituzione di lavoro stabile con queste forme contrattuali son solo modifica qualità e configurazione del lavoro nel settore, ma ha già prodotto una condizione per cui le imprese hanno buon gioco nel chiedere l’abbassamento dei salari (attraverso l’eliminazione delle maggiorazioni retributive per il lavoro domenicale) o il taglio di diritti e libertà (attraverso la generalizzazione dell’obbligatorietà del lavoro domenicale per i dipendenti).
“A farne le spese non saranno solo i lavoratori con rapporti stabili, ma l’intero mondo del lavoro che subirà ulteriori arretramenti, anche a fronte dello scarso coraggio del governo Monti a ridurre la flessibilità in entrata”. E conclude Marin: “In questo senso il primo maggio sarà un giorno di lotta a difesa del lavoro in tutto il settore del commercio che a Vicenza e nel Veneto sciopererà anche per questo”.
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