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Martedì, 16 Aprile 2024
Economia

Apindustria, De Marchi: "La riforma Fornero è un incentivo alla crescita"

"È una riforma equilibrata, che coglie forse l’obiettivo più importante: consentire alle imprese di crescere, senza dover temere un aggravio di costi con l’aumento dell’occupazione" ha dichiarato il presidente

Le dichiarazioni del presidente di Apindustria Vicenza, Filippo De Marchi: "La riforma Monti-Fornero? Un incentivo alla crescita! Ora non ci sono più alibi per mantenere le aziende al disotto dei 15 addetti. E il nostro è un sistema produttivo che, pur avendo costruito la sua forza sulle imprese più piccole, ha un disperato bisogno di crescere. Anche se gli incontri non si chiuderanno con un accordo formale, credo si possa dare un giudizio positivo non solo sulla riforma, ma anche sulla metodologia seguita dal Governo: è stato importante ottenere la condivisione della maggior parte delle parti sociali, ma è altrettanto giusto che la riforma sia il frutto di un percorso parlamentare, perché è lì che nascono le leggi, sulla base di una volontà maggioritaria e non sull’esercizio di un diritto di veto. CGIL: 16 ORE DI SCIOPERO

Sono rimasto sorpreso, comunque, che chi fino al giorno prima sosteneva che la modifica dell’art. 18 “riguardava solo pochi casi”, adesso ne lamenti il venir meno dell’effetto deterrente: probabilmente, rimpiange ancora i tempi in cui l’Armata rossa puntava i missili nucleari sull’occidente… . Certo, per certi versi aumentano le sanzioni nel caso di licenziamenti ingiusti, effettuati dalle aziende più piccole, ma stiamo parlando, appunto, di licenziamenti contrari a norme di legge: a questo proposito, va ricordato che il licenziamento per motivi economici è sempre stato ammesso dal nostro ordinamento, purché tali motivi siano “oggettivi”, appunto, e non fasulli. Quello che cambia sono solo le sanzioni e, quanto all’estensione delle reintegra nel caso di licenziamenti discriminatori, mi sembra francamente un fatto di civiltà: se un lavoratore subisce una discriminazione per motivi di razza o di religione, non vedo perché l’imprenditore più piccolo debba cavarsela meglio di un impresa più grande.

Ho sempre sostenuto che le modifiche all’art. 18 non fossero una priorità, se avulse da una riforma complessiva del mercato del lavoro e, soprattutto, degli ammortizzatori sociali. Sotto questo profilo, c’erano due palesi storture da correggere: il fatto che non tutti i lavoratori potessero usufruire degli ammortizzatori sociali (fatta salva l’introduzione della cigs in deroga, che però è iniqua, perché coperta dalla fiscalità generale, al contrario della cig e della mobilità, che sono pagate dalle imprese industriali) e il fatto che questi ammortizzatori fossero ancora concettualmente legati alla difesa del reddito e di “quel” posto di lavoro, non alla riqualificazione del lavoratore in vista di una rioccupazione altrove. La riforma sembra andare in questa direzione e, se è vero che viene introdotta l’Aspi, è anche vero che, per le aziende industriali, dovrebbero venir meno le contribuzioni per l’attuale indennità di disoccupazione e per la mobilità, che complessivamente arrivano ad incidere fino a 2 punti percentuali, ben più dell’1,3-1,4% previsto per l’Aspi. Quanto ai contratti a termine e altri contratti “precari”, sono convinto che, in molti casi, siano in realtà dei periodi di prova mascherati: usciamo dall’equivoco e allunghiamo il termine massimo del periodo di prova, così risolviamo il problema».

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