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Economia

Reddito di cittadinanza, come funziona davvero la "macchina dei controlli"

A contribuire all'efficacia dei controlli contro i "furbetti del reddito" sono tre attori: l'agenzia delle Entrate, l'Ispettorato nazionale del lavoro e le Fiamme Gialle. Come funziona la macchina dei controlli, sia pre che post erogazione del sussidio“

Come stanno davvero le cose per quel che riguarda i controlli sul reddito di cittadinanza: quanto sono accurati? E come sono organizzati? Le notizie sui casi di "furbetti del reddito" giungono a cadenza regolare, ma il tema è tornato di stretta attualità dopo che Tridico (Inps) ha spiegato: "La Guardia di Finanza ha a disposizione 600mila beneficiari da noi forniti, di questi esaminerà i profili di rischio, cioè ne individuerà una piccola parte" che potrebbe essere oggetto di controlli. Il controllo contro i furbetti del reddito di cittadinanza, almeno in linea teorica, è addirittura "triplo": ecco perché.

Ma Tridico ha anche specificato che i controlli fatti alla radice, dall'Inps stesso, sono stati "massivi e preventivi" e "la loro efficacia è dimostrata dal fatto che più di un quarto delle domande è stato respinto".

Su 1.491.935 domande di Reddito di cittadinanza presentate al 31 luglio 922.487 sono state accolte e quasi 400mila respinte e circa 170mila in evidenza per ulteriore attività istruttoria. La percentuale di domande respinte è attualmente al 26,8%. Ma chi ha effettuato i controlli? Il sistema opera in maniera molto articolata.

A contribuire all'efficacia dei controlli sono più attori: l’agenzia delle Entrate, l’Ispettorato nazionale del lavoro, la guardia di Finanza più altre autorità di controllo. Possiamo suddividere il discorso "controlli reddito di cittadinanza" in tre differenti capitoli. Da una parte ci  sono 600mila i nominativi ora in mano alle Fiamme Gialle (che potrebbe, risorse permettendo, fare controlli a tappeto a questo punto). La Guardia di Finanza esaminerà i profili di rischio. 

L'Inps invece si occupa delle verifiche preventive, in altre parole deve valutare se il nucleo familiare abbia i requisiti necessari per poter presentare domanda di accesso al Rdc, come specificato anche poco tempo fa da una circolare dell'Ispettorato nazionale del lavoro. Infine i controlli "post-erogazione" del sussidio toccano al'Ispettorato nazionale del lavoro. Una volta che il reddito di cittadinanza è stato assegnato e la card è stata ricaricata, l’Ispettorato nazionale del lavoro deve accertarsi, ad esempio, che non ci sia svolgimento di prestazioni di lavoro “in nero” da parte dei soggetti appartenenti ad un nucleo familiare beneficiario del sussidio. 

La circolare dell'Ispettorato nazionale del lavoro ha anche chiarito il caso della omessa comunicazione delle variazioni di reddito e patrimonio, anche se provenienti da attività irregolari. Per questa fattispecie, che si verifica dopo la concessione del beneficio, la legge prevede la reclusione da uno a tre anni. Affinché si configuri questo reato, precisa l’Inl, "non rileva lo svolgimento in sé di un’attività lavorativa che risulta compatibile, in termini generali, con la fruizione del Rdc quanto, piuttosto, l’omessa comunicazione del reddito percepito che avrebbe potuto comportare, ove correttamente comunicato, la riduzione o addirittura il venir meno del beneficio. Nell’ambito delle verifiche di competenza dell’Inl, il personale ispettivo potrà pertanto rilevare la commissione del reato con riguardo alla sola ipotesi dell’omessa comunicazione delle 'variazioni del reddito (…)' che, verosimilmente, può realizzarsi con maggior frequenza nei casi di prestazioni di lavoro 'nero' o 'grigio'".

"Il reddito di cittadinanza è, almeno stando ai numeri, un 'flop'". Lo afferma il Codacons, alla luce dei dati diffusi dall'Inps. Al momento, rileva l'associazione dei consumatori, "sono state presentate solo 1,4 milioni di domande, e i beneficiari la cui richiesta è stata accolta sono circa 900mila: numeri lontanissimi dalle previsioni iniziali del governo Lega-M5S, secondo cui gli italiani destinatari del reddito di cittadinanza sarebbero stati 2,7 milioni".

In pratica, rileva il Codacons, "stando ai numeri, al momento solo 1 cittadino su 3 avente diritto al reddito beneficerà realmente della misura". "Poco, troppo poco: il dato attesta come il sussidio sia un flop e non abbia fatto breccia tra gli italiani, nemmeno tra coloro che hanno i requisiti per richiederlo", avverte. Per il presidente del Codacons, Carlo Rienzi, "farebbe bene il prossimo governo e studiare con maggiore attenzione le misure economiche a sostegno delle famiglie, ma soprattutto a mettere al primo posto l'esigenza di evitare l'incremento Iva del 2020, sciagura che danneggerebbe una platea enorme di italiani e produrrebbe effetti catastrofici sui consumi, sul commercio, sull'occupazione e sull'economia nazionale. (da Today.it)


 

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