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Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia

Bortolussi: "Stato truffaldino, falso dipendenti più ricchi di imprenditori"

"Ancora una volta qualcuno in malafede include, nel dato medio usato per dimensionare il reddito di un lavoratore dipendente, anche quelli percepiti dai magistrati, dai manager privati e pubblici" denuncia la Cgia

“E’ un falso statistico, anzi, una forma di analfabetismo fiscale. Non è vero che gli imprenditori guadagnano meno dei dipendenti. Ancora una volta qualcuno in malafede include, nel dato medio usato per dimensionare il reddito di un lavoratore dipendente,  anche quelli percepiti dai magistrati, dai manager privati e pubblici, dai dirigenti privati/statali,  dai professori universitari, etc. etc.  Categorie, queste ultime, che alzano abbondantemente il dato reddituale  medio. Se, invece, il confronto viene eseguito, ad esempio, tra il reddito di un artigiano e quello di un suo dipendente, si scopre che il primo guadagna il 42% in più del secondo”.

 E’ questo il primo commento rilasciato dal segretario della CGIA di Mestre, Giuseppe Bortolussi, che contesta la comparazione statistica, effettuata tendenziosamente dal Dipartimento delle Finanze del ministero dell’Economia, tra i redditi degli imprenditori e quelli dei lavoratori dipendenti.

 Nel 2010, il reddito medio di un lavoratore dipendente, secondo il Dipartimento delle Finanze, è stato pari a 19.810 euro. Ma il reddito di un operaio con 10 anni di anzianità che lavora presso una ditta artigiana è stato, invece, di 15.505 euro  (-21% rispetto al reddito medio nazionale). Ebbene, se consideriamo che una ditta individuale artigiana ha dichiarato mediamente  22.000 euro di reddito, essa ha dichiarato il 42% circa in più del suo dipendente.

 “Infine – conclude Bortolussi – se si tiene conto che il reddito medio di un imprenditore del Nord supera del 50% circa quello di un collega del Sud, che il 70% degli artigiani e dei commercianti lavora da solo, che il dato medio reddituale medio è abbassato dalla nati/mortalità delle imprese e dallo splitting familiare (*), non è assolutamente uno scandalo, vista la crisi in atto, che un imprenditore dichiari mediamente a livello nazionale poco più di 18.000 euro l’anno”.

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