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Crack BPVi, avvocati degli imputati all'attacco: il processo rischia di saltare

È ripresa questa mattina l'udienza sulla Popolare di Vicenza con lunghe code di avvocati a depositare istanze per il nuovo troncone del processo. I legali di Zonin & Co hanno presentato eccezioni sui vizi di notifica

Le eccezioni sollevate dagli avvocati difensori degli imputati sui vizi di notifica hanno rischiato di far saltare il processo sulla Popolare Vicentina che vede al banco d'accusa l'ex presidente Gianni Zonin e i vertici della Banca. Le richieste dei legali sono arrivate sabato mattina alla ripresa, dopo due mesi, del procedimento penale che ha riunificato il primo troncone - quello che accusa i vertici - al secondo relativo all'ostacolo alla attività ispettiva di Banca d'Italia e Banca Centrale Europea.

Fin da poco dopo le otto del mattine lunghe file avvocati dei risparmiatori danneggiati hanno affollato sia l'interno che l'esterno del tribunale per depositare le istanze. Un'attesa lunghissima tanto che uno dei legali ha accusato un leggero malore ed è stato soccorso dal Suem. All'esterno, una cinquantina di ex-risparmiatori, appartenenti alle associazioni, hanno invece protestato con slogan e cartelli, sotto gli occhi vigili di polizia e carabinieri. 

Per quanto riguarda il primo processo i legali di Zonin & Co hanno presentato delle eccezioni sul metodo di presentazioni delle notifiche che avrebbero potuto portare alla revisione e al blocco del procedimento penale. "Un fatto gravissimo e un segnale da non  sottovalutare che deve portare tutte le associazioni e le parti civili costituite a chiedere alle Istituzioni un serio impegno a integrare il pool che sta lavorando in questo processo affinché non ci sia una giustizia ed una verità parziale", ha commentato Luigi Ugone, presidente associazione “Noi che credevamo..." aggiungendo: "Ci sono 1,5 milioni di pagine di verbali da visionare, un lavoro troppo grande per il tribunale di Vicenza, i Pm vanno aiutati".

Anche se le eccesioni sono state respinte i legali degli imputati possono ripresentarle nel corso del dibattimento la cui data è ancora da fissare e che sarà preso in mano da un nuovo giudice. Il pericolo per lo stop del processo non è quindi ancora scampato. 

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