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Lavoro, Vicenza capofila nei premi risultato, la Fiom: "Un grave errore"

Unionmeccanica ha firmato con Fim-Cisl e Uilm-Uil vicentini il primo accordo territoriale a risultato in Italia per le imprese del settore metalmeccanico. Cgil l'approvato a livello provinciale, secco No dalla Fiom

Si parte da Vicenza con i premi di risultato nel mondo del lavoro: quello firmato ieri nel capoluogo berico, nella sede provinciale dell'Associazione piccole Apindustria, da Unionmeccanica Vicenza, Fim-Cisl e Uilm-Uil della provincia berica, rappresenta in assoluto il primo accordo territoriale a risultato in Italia per le imprese del settore metalmeccanico. L'accordo - firmato da Cgil a livello provinciale, ma non dalla Fiom, che ha ritenuto di non sottoscrivere deroghe al contratto collettivo nazionale - non avendo precedenti può diventare un caposaldo negli accordi in tema di lavoro.

L'intesa interessa un bacino di oltre 10 mila lavoratori e potrà essere adottata dalle oltre 500 aziende metalmeccaniche aderenti all'Associazione delle Piccole e Medie Industrie di Vicenza, che potranno anche scegliere se legarla ad alcuni indicatori aziendali specifici. I lavoratori delle aziende che adotteranno l'accordo potranno ottenere un premio annuo, d'importo variabile tra i 650 e i 1.010 euro, detassato e collegato ai risultati del comparto, a quelli dell'azienda stessa e alla presenza del singolo lavoratore.

"Riteniamo un grave errore che si sia voluto replicare anche a Vicenza una rottura e una divisione sindacale, purtroppo già sperimentate a livello nazionale, con la firma di un accordo separato territoriale tra Fim, Uilm e Unionmeccanica", replica di Maurizio Ferron, responsabile della Fiom-Cgil di Vicenza, all'accordo sui premi di risultato sul lavoro, firmato oggi nella sede Api del capoluogo berico. "Riteniamo che un simile atto - dice Ferron - non sia utile né ai lavoratori né alle imprese, proprio in un momento in cui la crisi, non solo non accenna a diminuire, ma anzi rischia di scaricarsi ancora più pesantemente sui lavoratori e sulle pmi nel 2012".

"Una situazione - aggiunge il responsabile Fiom - che a maggior ragione richiederebbe la massima coesione per individuare risposte adeguate e condivise". "Spiace constatare - aggiunge Ferron - che, con improvvisa accelerazione, si sia preferito scegliere una scorciatoia, ossia quella di un accordo centrato, in pratica, su un aumento del tetto delle ore di straordinario a disposizione dell'impresa. Ma anche sulla possibilità per la stessa di attivare, previa semplice comunicazione, regimi di orario flessibile che i lavoratori devono svolgere senza discussione o confronto. Il tutto in deroga al contratto nazionale". "C'é da domandarsi - conclude - se la soluzione sia un aumento delle ore di straordinario e la gestione unilaterale della flessibilità, a fronte ad un triennio nel quale si è registrata una media annua di oltre 6.500 lavoratori licenziati, più 2.320 lavoratori coinvolti nelle nuove procedure di crisi aperte nei primi 10 mesi del 2011 e quasi 15 milioni di ore di cassa integrazione nello stesso periodo".
 

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