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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Economia Malo

«Un enigma da 450 milioni» incombe sulla Spv

Gli ambientalisti del Covepa chiedono a palazzo Balbi lumi su un nuovo pacchetto di garanzie che sarebbe stato elargito a beneficio della Pedemontana: mentre sul sito web della compagnia londinese che controlla il concessionario Sis è sparito ogni riferimento al consiglio consultivo in cui spiccava l'ex premier canadese Harper

Come si spiega un'ulteriore emissione di garanzie per 450 milioni di euro a beneficio della Superstrada pedemontana veneta? Le notizie apparse su alcuni media finanziari hanno ha che fare con i numerosi ritardi accumulati dalla stessa Superstrada pedemontana veneta meglio nota come Spv? Se quella emissione c'è stata davvero è coperta da ulteriori garanzie in capo alla Regione Veneto? Oppure queste ultime rientrano nel novero di quelle già regolarmente fornite in passato? A lanciare questi interrogativi è il coordinamento ecologista Covepa con una nota al vetriolo pubblicata ieri primo giugno in serata sul blog della associazione. Una nota che era stata anticipata da un altro intervento più breve nel pomeriggio di ieri. L'architetto Massimo Follesa, uno dei portavoce del Covepa, ai taccuini di Vicenzatoday.it, parla così di un «enigma da 450 milioni» rispetto al quale serve «immediata chiarezza da parte della giunta regionale veneta».

LA STAFFILATA
La nota di ieri sera, redatta dal portavoce trevigiano del Covepa Elvio Gatto e dai portavoce vicentini Matilde Cortese e Massimo Follesa parla chiaro: «Quello che è emerso in questi ultimi giorni secondo Milano Finanza del 27 maggio scorso a firma di Nicola Carosielli è una nuova linea di 450 milioni di euro per finanziare la costruzione della Montecchio-Spresiano» destinata «direttamente alla Sis». Sis-Spv peraltro è il concessionario privato che mediante una convenzione ha avuto l'incarico dalla Regione Veneto di realizzare l'opera. Ad ogni buon conto quel servizio gionalistico a dire del Covepa spiega che Gip, il fondo americano infrastrutturale noto come «Global infrastructure partners», come evidenziato dal portale della società americana, «ha emesso un prestito garantito» o l'equivalente in termine di garanzie tout-court per un ammontare di «450 milioni» a beneficio del «gestore dell'autostrada». La quale una volta terminata dovrà connettere giustappunto Spresiano nel Trevigiano e Montecchio Maggiore nel Vicentino lungo un percorso di 95 kilometri.

IL DOMINO DELLE OBBLIGAZIONI
«La notizia - aggiungono i tre - è stata rilanciata anche dal magazine finanziario online MarketScreener». In questo contesto, sottolineano i tre portavoce, Gip, che poi è il fondo che controlla il treno Italo, ha dato vita ad una operazione finanziaria che tratta direttamente «titoli garantiti» nei confronti del «consorzio Sis-Spv». Che poi appunto è il raggruppamento italo-spagnolo che ha in pancia la concessione della Regione Veneto per la realizzazione della Spresiano-Montecchio.

Si tratterebbe quindi, aggiunge il Covepa, che a sua volta menziona ancora MarketScreener.com «di «obbligazioni a otto anni garantite dai pagamenti della Regione Veneto legati» per l'appunto «all'autostrada Pedemontana-Veneta». In questo senso il termine usato dalla stampa finanziaria è gergale perché la Spv al momento non è «una autostrada» ma una superstrada a pagamento. Sul cui progetto da anni il Covepa, assieme ad altri comitati ecologisti, dice peste e corna peraltro: «sia in termini di impatto socio-ambientale, sia in termini di costi fuori misura in gran parte addossati agli enti pubblici quando in origine l'opera si sarebbe dovuta sostenere solo sulla finanza privata che a sua volta avrebbe dovuto trovare sostentamento nei pedaggi» con il meccanismo della finanza di progetto nota anche come project-financing: una pratica da anni avversata dagli ambientalisti e non solo perché sottrarrebbe al controllo pubblico l'iter reale delle grandi opere.

GLI SPAURACCHI E IL «SEGNALE CATASTROFICO»
Per il Covepa quindi lo scenario descritto appare preoccupante soprattutto se si considera il pregresso storico rispetto al quale la Superstrada pedemontana veneta ha preso corpo, anche sul piano finanziario. «Nella Spv - si legge ancora - i ritardi sono sempre stati un segnale catastrofico. I ritardi nei pagamenti degli espropri avviati questi ultimi in maniera massiccia nel 2014, hanno portato al saldo dei 360 milioni di euro a beneficio degli espropriati solo nel gennaio 2019. La cifra invece di essere anticipata dal contraente generale la Sis, alla fine fu pagata con il bond» ossia mediante la obbligazione afferente al progetto stesso.

«Quel blocco nei lavori datato 2015 - scrivono ancora Gatto, Cortese e Follesa - spinse a immaginare una richiesta di salvataggio scritta nero su bianco dall'allora commissario governativo all'opera Silvano Vernizzi e rivolta all'allora governo capitanato dal premier di quel tempo ossia Matteo Renzi. Il che portò a un finanziamento extra da parte di Cassa depositi e prestiti nell'ordine di 330 milioni. Prima ancora nel 2012-2013 altri ritardi in materia di accrediti indussero il governo ad un extra-finanziamento di 370 milioni a fondo perduto al fine di impedire la fine prematura del progetto».

Quattrini, si legge, che furono elargiti «a patto che il progetto esecutivo fosse chiuso entro la fine del 2013. In sostanza i ritardi sono stati sempre» superati «con quote di finanziamenti pubblici o garanzie pubbliche aggiuntive. Nel complesso il finanziamento pubblico ammonta a 970 milioni di euro oltre al famosissimo bond» ovvero finanziamento di natura privata, comunque «garantito» dalla amministrazione regionale capitanata dal governatore leghista «Luca Zaia».

IL REBUS DELLE OPERE COMPLEMENTARI E I «COSTI STRABILIANTI»
Il Covepa così affonda la lama della critica e chiama ancora in causa la giunta regionale. «Le difficoltà legate alla mancanza delle opere complementari, l'esclusione dal progetto dei caselli autostradali, i costi strabilianti e le difficoltà del tunnel Castelgomberto-Malo... l'inflazione e l'aumento del costo delle materie prime possono aver messo Sis in una situazione tale da rendere difficoltoso giungere alla fine dell'opera dato che il concessionario deve realizzare un totale di 94 kilometri a pedaggio e 68 a traffico libero»: con questi ultimi che sono stati realizzati in minima parte.

OLTRE «680 MILIONI» IN BALLO: L'OMBRA DELLA MAGISTRATURA ERARIALE
Tanto che le bordate proseguono: «Se analizziamo anche grossolanamente i dati qualche domanda nasce spontanea...». Solo per la viabilità accessoria «non gravata da pedaggio», rimarca il Covepa, mancherebbero all'appello quindi ben «680 milioni, una cifra che nei bilanci forniti alla Corte dei conti a Roma mai è comparsa, se non nelle balbettanti rassicurazioni rese al presidente della Seconda sezione, da parte di Elisa De Berti», ossia l'assessore ai trasporti della Regione Veneto. Il Covepa però non critica solo la giunta. Se la prende, non è la prima volta per vero, pure con i primi cittadini dei territori attraversati dalla Spv. Accusati di fungere da acritici ammortizzatori con le rispettive opinioni pubbliche. «I campioni di questa accondiscendenza meschina sono i sindaci - si legge in un passaggio intriso di sarcasmo - che vendono la Superstrada perennemente vuota come la soluzione di tutti i mali».

LE COINCIDENZE E IL MISTERO DEL «BOARD OF ADVISORY»
E adesso la vicenda si fa complicata. Se si compulsa il sito web della Circuitus capital, ossia la società londinese che ha in pancia Sis-Spv c'è un aspetto che balza all'occhio. Rispetto all'estate dell'anno passato (ne parla diffusamente Vicenzatoday.it del 23 agosto 2021) è letteralmente scomparso dal portale della società il riferimento al «board of advisory» ossia il consiglio consultivo. Un organismo del quale facevano parte alcuni nomi che definire di caratura internazionale è poco: basti pensare all'ex premier canadese, il conservatore Stephen Harper, nonché al tedesco Roland Koch, già presidente del Land Assia nonché ex potentissimo europarlamentare in quota Cdu.

LA SCIARADA DEGLI INTERROGATIVI
Ma è possibile che l'intervento legato a Gip abbia provocato, se l'ha provocata, la dipartita di alcuni nomi del consiglio consultivo se non dell'intero consiglio senza che se ne sia insediato uno di nuovo? E in questo scenario come valutano queste coincidenze sia i vertici della Sis sia il governatore Zaia? E come si collocano i malumori di quei residenti dei cantieri in zona Malo Vallugana i quali temono che riprendano con vigore le attività esplosive che «tanti disagi hanno arrecato» nell'ambito della realizzazione del tunnel tra l'Alto vicentino e la Valle dell'Agno? Chi scrive ha interpellato sia la Sis-Spv sia Zaia per conoscere il punto di vista di ciascuno. Da nessuno però, almeno per il momento, è giunto alcun commento.

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