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Economia Lonigo

Coronavirus alla Fis, la Cgil sul piede di guerra

I contaminati all'interno dell'impianto del Basso vicentino preoccupano il sindacato: frattanto circolano voci, smentite dai vertici, di diffide all'indirizzo della società per mettere «a riposo» la fabbrica

Sessanta dipendenti in quarantena, nove i contagiati da Covid-19. Alla Fis di Lonigo sono questi i numeri che ieri 19 marzo hanno portato l'80% dei lavoratori a scioperare. Lo spiega in una nota diramata sempre ieri Giuliano Ezzelini Storti, segretario berico della Filctem, la federazione dei chimici in seno alla Cgil.

«In queste ore - si legge - il dato di adesione in Fis Lonigo allo sciopero, giornalieri e primo turno, si aggira in intorno a una percentuale dell'80% della forza lavoro. Una grande partecipazione che conferma la condivisione delle posizioni sindacali di questi giorni: prima la sicurezza dei lavoratori, poi la produzione». Ad ogni buon conto la situazione rimane delicata. Non c'è solo la preoccupazione per la salute dei lavoratori, in ballo c'è pure la sicurezza di un impianto chimico che presenta un alto fattore di rischio. Per questo motivo il sindacato auspica che lo stabilimento (il quale per la natura costruttiva e per quella delle lavorazioni non può essere essere spento d'emblée, pena l'aumento esponenziale del rischio) vada incontro ad una fase di stasi controllata in modo da operare in sicurezza e in modo da non costituire una potenziale minaccia per la cittadinanza.

«L'azienda va portata al minimo, sanificata e vanno distribuiti tutti i dispositivi personali di sicurezza previsti dalle attuali norme. Siamo ormai a nove casi conclamati di contagio da Covid-19. Una sessantina di persone è in quarantena preventiva, ventitré di questi sono delgati aziendali o delegati alla sicurezza, Rsu o Rls». Il segretario poi allarga il tiro della critica e spiega che la preoccupazione cresce non solo nel sito produttivo di Lonigo ma pure in quello di Montecchio Maggiore (in foto il sito). «Alcune persone sono in ricovero ospedaliero. Molte persone, 258 solo a Montecchio, sono in malattia con certificato medico. Siamo inoltre preoccupati sulla tenuta della situazione».

In ultimo un duro affondo nei confronti della società: «Se il vertice aziendale dovesse continuare a chiedere il pieno di produzione, con tutte queste persone assenti per malattia: come possiamo pensare serenamente ad un lavoro in sicurezza? Che cosa pensa di fare la proprietà? Possiamo provare a ricostruire il confronto collaborativo fra le parti, che sta nella storia di questa impresa? Prendiamo la decisione più ovvia, riduzione al minimo del lavoro per il tempo necessario a mettere in sicurezza la Fis; si revochino i licenziamenti unilaterali perfezionati in questi giorni; si coinvolgano maggiormente le rappresentanze sindacali interne: il tutto nel rispetto del protocollo nazionale e regionale sottoscritto fra le parti sociali e le istituzioni sul quale abbiamo già dato disponibilità a lavorare a partire da lunedì 23 marzo. Attendiamo inoltre che aumenti sensibilmente il numero di Rsu che abbiano superato la quarantena».

Da giorni tra l'altro si parla di rapporti tesi tra maestranze e vertici societari, tuttavia se all'orizzonte non si profilasse una soluzione condivisa, l'antifona potrebbe cambiare. Secondo alcune indiscrezioni che arrivano dal sindacato di via Vaccari gli uffici sarebbero pronti ad una diffida nei confronti non solo della ditta ma anche del Comune di Lonigo nonché della prefettura di Vicenza. L'obiettivo? Ottenere che l'impianto «vada a riposo» per non mettere a rischio l'incolumità dei lavoratori e della cittadinanza. In realtà sulla ipotesi di una possibile diffida all'indirizzo dell'azienda questo pomeriggio è intervenuto il segretario provinciale della Cgil Giampaolo Zanni: il quale ha confermato la battaglia sul piano sindacale e dello sciopero ma ha smentito «categoricamente» iniziative legali «nei confronti dell'impresa e men che meno degli enti locali o della prefettura».

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