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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Economia

Rottami d'oro, ditte vicentine denunciate per fatture false da 500 milioni

La guardia di finanza di Vicenza ha scoperto una complessa organizzazione di imprese, soprattutto vicentine ma con rami anche in altre regioni, che evadeva il fisco grazie ad una serie di società fittizie nel settore rottami

Mezzo miliardo di euro è il giro di evasione scoperto dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Vicenza. Sono state denunciate 32 persone attive nel commercio dei rottami metallici, coinvolte 30 imprese, tra cui 16 società di capitali, con sede in Veneto, Lombardia e Calabria. Imprese, soprattutto vicentine, ma con rapporti con altre province venete e con la Lombardia.

I finanzieri hanno svolto accertamenti che hanno consentito di individuare un complesso sistema fraudolento, caratterizzato dalla partecipazione di numerose imprese 'cartiera'. Decine di aziende, spesso ditte individuali, riconducibili per lo più a slavi senza alcun trascorso imprenditoriale, privi di mezzi propri e senza possibilità alcuna di avviare un così fiorente commercio, sono state costituite per 'stampare' le fatture che avrebbero dovuto giustificare la provenienza dei rottami di compravendita, anche con importi dichiarati superiori a quelli effettivamente versati in nero ai reali cedenti.

Per rendere più 'credibile' il percorso 'documentale' delle merci, i rottami sono stati dirottati dalle 'cartiere' verso altre strutture 'filtro' e, attraverso documenti di trasporto prodotti a fronte di viaggi mai realizzati, i metalli sono risultati essere trasportati anche più volte, tra il Veneto e la Lombardia, per essere, talvolta, destinati a pochi chilometri dal luogo di partenza. I finanzieri, hanno passato al setaccio decine di conti correnti accesi a nome di sedicenti imprenditori che, il più delle volte, appena incassato il pagamento della merce formalmente venduta, provvedevano immediatamente a 'monetizzare' l'introito, ritirando poi dalla banca denaro per un valore corrispondente alla somma appena ricevuta dall'apparente 'cliente'.

Le 'fiamme gialle' hanno sottoposto a verifica fiscale le imprese coinvolte nella frode, con sede formalmente dichiarata nelle province di Reggio Calabria, Agrigento, Brescia, Varese, Vicenza, Verona, Mantova e Cremona, ricostruendo la loro reale operatività. L'attività è stata segnalata all'erario per il recupero a tassazione elementi reddituali per 306 milioni di euro. Le fatture false complessivamente accertate ammontano invece a 475 milioni di euro. Nel frattempo l'Erario ha già incassato circa 100 milioni di euro.

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