In questo senso una delle chiavi di lettura riguarda l’assetto azionario del gruppo. Che, almeno stando alle ultime informazioni disponibili datate 2016, è controllato da due fondi di investimento. Il primo è NB Renaissance a sua volta riferibile al fondo statunitense Neuberger Berman e a Banca Intesa. Il secondo è il fondo Apax III riferibile a sua volta al colosso multinazionale della gestione Apax. Si tratta di soggetti, al di là di Banca Intesa, che è più facilmente identificabile, che hanno alle spalle investitori globali di altissimo livello e che operano in maniera pressoché costante in tutti i mercati più importanti.

UNA CHIAVE DI LETTURA

Tra i motivi che possono aver spinto il management di Engineering a tirare il freno a mano c’è proprio la volontà di non sfigurare davanti agli occhi degli azionisti che specie nel caso dei fondi di investimento, sono particolarmente attenti ai dividendi: ma anche attenti a non dare l’impressione che possano esserci fattori esterni al business a mettere in discussione l’architettura economico-finanziaria delle controllate.

Certo è che Engineering ha dalla sua una storia molto radicata nel Veneto. La società infatti è nata da una costola del Cerved, la compagnia fondata a Padova agli inizi degli anni ‘80 dalle camere di commercio del Belpaese con lo scopo di gestire il database delle stesse camere di commercio. Engineering sfruttando parte di quel know how ha preso una sua strada autonoma grazie al lavoro di alcuni soci privati rimanendo però sempre nel ramo del supporto informatico alle aziende di dimensioni medie e grandi. I lavoratori impiegati a Vicenza sono sessanta.

Quelli operativi nella sede di Padova, una delle più importanti, sono duecento mentre nel resto della penisola la quota raggiunge quota novemila.