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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

Gli effetti della guerra sulle imprese, Vicenza 2ª provincia italiana più colpita

Cavion (Confartigianato): “Potremmo arrivare al paradosso di un lockdown volontario per far fronte ai costi dell’energia e delle materie prime. Le imprese tengono duro. Ma la domanda vera è: per quanto tempo potranno e vorranno farlo?”

La guerra fa peggio della pandemia sulla fiducia dei consumatori e delle imprese. A rilevarlo è l’Istat. In particolare a marzo le imprese calano le attese sull’economia, con il saldo della manifatturiera e dei servizi che cede mediamente 36,6 punti su febbraio. Dati sui quali influiscono molti fattori e che a Vicenza mette sotto pressione 20 mila imprese (il 98,0% delle quali MPI) con 158mila addetti soprattutto per le sollecitazioni sull’offerta e sui prezzi delle commodities indotte dal conflitto.

L'analisi di Confartigianato

Non solo, un’analisi dell’Ufficio Studi di Confartigianato rileva che Vicenza è la 2° provincia più colpita in Italia (dietro a Prato) con il 48,7% dell’occupazione dell’intero sistema imprenditoriale coinvolto (molto superiore alla media nazionale del 30,7%). In prima linea sono i settori manifatturieri con una maggiore intensità energetica: dalla petrolchimica alla metallurgia, dal vetro e la ceramica alla carta.  In questi comparti energy intensive sono sempre più numerosi i casi in cui il divario tra costi e ricavi sta diventando insostenibile, costringendo al fermo dell’attività: un rischio concreto per 834 imprese con 19mila 700 addetti. Ancora, le carenze di materie prime provenienti da Russia e Ucraina coinvolgono sempre in provincia oltre 11mila imprese nei settori di alimentare, metalli e costruzioni (52.127 gli addetti), mentre il caro-carburanti colpisce il trasporto merci e persone che contano 3mila imprese e 16mila 930 addetti. 

Alta tassazione dell'energia

“La guerra in Ucraina ha posto in tutta la sua evidenza anni di politica energetica sbagliata e poco lungimirante e a pagarne il prezzo più alto sono, ancora una volta, le micro e piccole imprese – commenta Gianluca Cavion, presidente di Confartigianato Imprese Vicenza - Il conflitto, con tutte le conseguenze in termini di vittime e di gestione dei profughi che da quelle terre martoriate scappano, ha dimostrato l’arretratezza del nostro Paese sulle rinnovabili e su adeguate politiche di incentivazione. Non solo, anche a livello burocratico la lungimiranza non fa da padrona: i maggiori costi pagati dalle imprese sono ‘gonfiati’ da una più alta tassazione dell’energia che, non rispettando il principio ‘chi inquina paga’, penalizza maggiormente le piccole imprese, come nel caso dell’elettricità. Infine, in sette anni si è dimezzata la produzione di gas naturale, mentre la bassa presenza dei rigassificatori, e il loro sottoutilizzo, riduce l’accesso a fornitori alternativi alla Russia. Insomma in questi anni si poteva fare forse di più e meglio. Deve essere inoltre chiaro che una crisi energetica di questa portata va gestita e coordinata a livello europeo, molti investimenti necessari non sono infatti finanziabili con le solo risorse nazionali”.

Export

Altro aspetto è l’export. Vicenza è uno dei territori più esposti d’Italia sia per le esportazioni di moda e macchinari in Russia e Ucraina con 2mila 600 imprese e 48.262 addetti, che per il turismo con maggiore peso della spesa dei turisti russi (4mila le imprese a rischio e 27.858 gli addetti).
“In questo momento esportare per molte aziende artigiane è davvero difficile e non solo per la situazione geo politica. Le imprese il cui core business è con l’estero, si trovano a dover fare i conti con i costi delle materie prime, dell’energia e della logistica, in aumento. Si chiedono quindi se ne vale la pena soprattutto quando ritardi nelle forniture e dei trasporti rischiano di vanificare gli sforzi- aggiunge Cavion-. La situazione quindi non è delle migliori per nessuno e non si può attendere semplicemente che passi la nottata. Servono interventi concreti che agiscano sul contingente e politiche lungimiranti, anche attraverso le risorse del Pnrr, altrimenti ancora una volta la storia e l’esperienza non ci avrà insegnato nulla”.

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