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Economia

Crisi di governo, industriali e sindacati: "No a nuove elezioni"

All'unisono Confindustria Veneto, con il presidente vicentino Roberto Zuccato, ed i segretari regionali di Cgil, Cisl e Uil stigmatizzano la decisione del Pdl di uscire dal governo

E' un coro unanime quello che si leva dagli industriali e dai rappresentanti dei lavoratori di Vicenza e del Veneto: "No ad una crisi di governo". Da un lato Roberto Zuccato, a nome di Confidustria Veneto, sottolinea che così non si sfrutterebbero i tenui segnali di ripresa, dall'altro i segretari regionali di Cgil, Cisl e Uil lanciano l'allarme perchè il conto verrà pagato da coloro che la crisi l'hanno già pagata. LE REAZIONI POLITICHE 

GLI INDUSTRIALI "In nessun Paese normale ci saremmo trovati a discutere, in una fase difficile come questa, di una crisi di governo. Abbiamo bisogno di stabilità e responsabilità, non di tensioni e complicazioni. Lo dimostra l'andamento fin dall'apertura di oggi della Borsa e dello spread: non possiamo permetterci, in alcun caso, di andare a nuove elezioni. Siamo sotto i riflettori dell'Unione Europea e della comunità economica internazionale, siamo appena usciti dalla procedura d'infrazione. Il presidente Letta si appresta a chiedere la fiducia alle Camere: il nostro auspicio è che da questo passaggio esca un governo, se possibile, più forte di prima e che sia messo in condizione di fare alcune riforme fondamentali, per sfruttare i primi timidi segnali di ripresa. Chi ha a cuore le sorti dell'Italia deve sentire su di sé il dovere di fare l'interesse del Paese e nessuno, in buona fede, può pensare che in questo momento le urne siano la soluzione ai nostri problemi. Le imprese e i cittadini hanno bisogno di certezze e di una prospettiva: per questo abbiamo la necessità di un governo stabile e che sia messo in condizione di lavorare con serenità".

I SINDACATI "Abbiamo sempre sostenuto l’impegno del Presidente Napolitano a dare vita ad un governo che, nonostante i risultati delle ultime elezioni politiche, fosse in grado di guidare l’Italia verso l’uscita dalla crisi. Sapevamo, e sappiamo, che senza un governo che metta in primo piano gli interessi del Paese e sia sensibile ai problemi della parte più debole della popolazione, tutti i sacrifici fatti per risanare i conti pubblici e rilanciare lo sviluppo sarebbero stati inutili. Abbiamo chiesto a tutti, senso di responsabilità, mettendo in secondo piano le questioni personali e le naturali divergenze politiche. Il governo Letta, su queste basi, doveva rispondere a questo compito. La scelta del partito Popolo delle Libertà di far dimettere i propri parlamentari e ministri, va invece nel senso esattamente opposto: far cadere il governo, paralizzare l’attività legislativa del Parlamento e aprire la strada a nuove elezioni che, oltretutto, senza una riforma del sistema elettorale, consegnerebbe ancora una volta l’Italia alla ingovernabilità. Noi non lo accettiamo e non lo vogliamo.

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