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Economia

Rimuovono auto per la prefettura: mai pagati, ora sono nei guai

Nove imprenditori di Vicenza, nel settore del soccorso stradale, vantano crediti per oltre 200mila euro a testa ma devono comunque affrontare tasse e cartelle Equitalia

Autofficina Bernadele Giuseppe, Autocarrozeria Daf, Bassanese carrozzeria, Autofficina e carrozzeria Coras, Carrozzeria Scremin Basso, Sperotto carrozzeria, Autodemolizione Zolin, Autocarrozzeria Rondon, Autocentro Sambo e Artuso demolizioni. Nove imprenditori portano alla luce la difficile situazione di chi lavora per lo Stato. Crediti di 200mila euro l’uno, circa, per recuperi stradali eseguiti per conto della prefettura di Vicenza. Soldi mai incassati dagli imprenditori, che oggi si trovano in serie difficoltà: dipendenti e tasse da pagare, DURC negativi che non gli permettono di concorrere per appalti pubblici, perfino richieste dall'agenzia di riscossione dello Stato stesso, Equitalia

“Quello che chiediamo oggi - dicono i nove imprenditori - è di incassare quello che ci spetta: facendo un calcolo medio, solo dal 2011 ad oggi siamo creditori di circa 200mila euro a testa. Più gli arretrati. Dopo diverse lotte siamo riusciti, nel 2011, ad incassare una piccola parte dei crediti che avevamo accumulato dal 2007, ma c’è chi, tra di noi, ha ancora insoluti di fatture del 1994”.

L'APPALTO Un problema non affrontato da anni, che sta portando queste nove attività sempre più vicine al fallimento: “Nel 2007 il ministero degli Interni aveva aperto una gara d’appalto per i servizi relativi ai veicoli sottoposti a sequestro o fermo. Noi abbiamo deciso di partecipare insieme, suddividendoci la copertura del territorio vicentino. Pensavamo che qualcosa sarebbe cambiato, e invece le cose continuano a peggiorare - dicono ancora i nove imprenditori, che continuano - Ci siamo rivolti alla prefettura per chiedere la compensazione dei nostri crediti con le tasse che ogni anno dobbiamo pagare (anche se non incassiamo nulla per il nostro lavoro) e la prefettura ci ha risposto che il ministero non ha aperto alcun capitolo di spesa per i nostri pagamenti”

EQUITALIA Un problema che tocca i nove imprenditori, ma anche i consumatori. Nel primo caso il problema dei crediti: soldi che la prefettura non elargisce ma su cui gli imprenditori devono pagare le tasse: “Noi garantiamo un servizio 24 ore su 24, questo ci porta ad avere almeno due dipendenti a cui dobbiamo pagare lo stipendio. In più chiedere la compensazione significa, per noi, rinunciare in media al 30/40 percento di quello che la prefettura ci deve: per compensare i nostri crediti, infatti, dobbiamo aspettare che Equitalia ci invii la cartella esattoriale per le tasse non pagate. Una cartella maggiorata della mora e delle spese di notifica che incidono, appunto, per il 30/40 percento sul totale. Quello che ci chiediamo è perché dobbiamo essere costretti a pagare una multa su debiti che abbiamo contratto a causa degli stessi enti dello Stato che non ci hanno pagato”.

COSTI AI CONSUMATORI Ma i nove imprenditori intervengono anche sul danno che questo sistema provoca ai consumatori: “La legge prevede che i veicoli sequestrati vengano demoliti o venduti entro 90 giorni dalla data di sequestro: noi a quel punto dovremmo fatturare le spese di rimozione e deposito alla prefettura che dovrebbe provvedere al saldo. In molti casi, invece, queste vetture restano parcheggiate nei nostri autocentri anche per diversi anni, al costo di deposito di 3 euro al giorno. Questo fa schizzare alle stelle il costo del servizio, che noi dobbiamo mettere a bilancio”. Costi che vengono accollati alla comunità essendo un servizio richiesto - in questo caso - dalla prefettura di Vicenza.

IL COMMENTO “Agghiacciante” il commento di Marco Paccagnella presidente di Federcontribuenti, che aggiunge: “Abbiamo deciso di non chiedere più al governo di farsi carico di queste situazioni, modificando la legge o intervenendo sui regolamenti per trovare una soluzione nel più breve tempo possibile. Quello che chiediamo, oggi, è che il ministro Angelino Alfano, il vice ministro e i sottosegretari si mettano in mora per un paio di mesi e che, con i soldi recuperati dai loro stipendi e dalle loro spese, si provveda a pagare il conto dei debiti che la prefettura ha contratto con questi lavoratori. Non è possibile che in un così grave momento di crisi economica, quando ancora non si veda la fine, il governo non si prenda carico delle sue responsabilità e si permetta di tartassare gli imprenditori con tasse, cartelle esattoriali e quant’altro evitando di pagare loro quanto gli spetta. Facendo ricadere, peraltro, il costo delle loro insolvenze sui contribuenti. E’ ora che l’opinione pubblica intervenga e che chieda la fine di queste procedure, altrimenti la fine arriverà rapida per qualcun altro”.

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