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Economia

«Salvare la Popolare Di Bari? Bene ma i risparmiatori veneti sono ancora senza ristori»

Il ventilato intervento del governo a favore dell'istituto pugliese spinge i risparmiatori del Nordest a chiedere di rispettare i patti per gli indennizzi promessi: fiele su Bankitalia

La volontà da parte del governo di commissariare la Banca poplare di Bari scatena la dura reazione della associazione «Noi che credevamo nella Banca popolare di Vicenza e in Veneto banca». L'associazione presieduta dal vicentino Luigi Ugone è sul piede di guerra. Quest'ultimo in un video-messaggio diffuso ieri 15 dicembre sul canale YouTube della stessa associazione se la prende di fatto con la Banca d'Italia e con il potere che questa eserciterebbe sui governi italiani e sul sistema finanziario del Paese.
Ma quale è il ragionamento di Ugone?

Il presidente spiega che la banca pugliese si trova in acque così agitate in primis perché l'istituto barese, su input di Banca d'Italia, venne caldamente invitato a salvare un altro istituto di credito semi-decotto, la banca teramana Tercas. A questo si aggiungono altre traversie molto simili a quelle che hanno segnato la storia di Veneto, Banca, BpVi, Crige, Mps e altri: ossia un sistema bancario che elargisce montagne di crediti a clienti solitamente grandi o grandissimi senza che questi abbiano alcun titolo di merito per accaparrarsi crediti tanto facili. La vicenda peraltro sta riempendo le cronache di economia dei quotidiani nazionali: Urbanpost.it ha dedicato all'argomento una vera e propria inchiesta dando voce anche agli azionisti che denunciano una vera e propria «associazione a delinquere organizzata» a danno delle vittime.  

In questo contesto Ugone si spinge oltre ed identifica un parallelismo tra la vicenda della Popolare di Bari e la politica di acquisizioni di nuovi altri istituti sino alla creazione di nuovi poratat avanti da BpVi, i cui casi più eclatanti sono quelli di Banca nuova e Banca del popolo di Trapani: manovre che secondo i detrattori sarebbero avvenute in un contesto fatto di poteri opachi nei quali si sarebbe concretizzato anche l'intervento dei servizi segreti e di potentissimi uomini di Stato. Ad ogni modo Ugone nel suo messaggio lancia un monito preciso al premier Giuseppe Conte: «Se il governo si dice pronto a dare unamano alle 70mila famiglie interessate dal collasso della popolare di Bari va bene», ma se invece, questa è l'accusa sottesa nel messaggio, l'operazione si traducesse in una manovra per salvare i grandi capitali, i banchieri e la condotta discutibile di Bankitalia la cosa verrebbe considerata una iattura.

Di più. Va anche precisato, rimarca Ugone, che i risparmiatori colpiti dalla chiusura coatta di BpVi, Veneto Banca, Carichieti, ex Cassa di risparmio di Ferrara, Etruria e Banca Marche «tutte e sei comprese nel cosiddetto pacchetto di salvataggio concepito durante il governo Renzi e perfezionato sotto l'secutivo Gentiloni» non hanno ancora visto il becco di un quattrino. E tant'è che Ugone con la sua uscita di fatto finisce per descrivere e poi bacchettare quella che dal punto di vista di molti risparmiatori viene percepita la politica bancaria che di fatto verrebbe di volta in volta appoggiata dai governi e da via Nazionale: ossia quella tesa a tutelare banche, banchieri e imprenditori privati di grande pezzatura che si sono comportati male, scaricando poi sui piccoli risparmiatori e sulla collettività il peso delle operazioni di salvataggio.

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