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Economia

Concia, il contratto dell'artigianato a rischio «inapplicabilità»

Il timore è contenuto in una missiva top secret inviata dalla Confartigianato della città del Palladio ai vertici berici di Cgil, Cisl e Uil e rivelata da Vicenzatoday.it: la cosa sarebbe giunta all'orecchio degli ispettori dell'Inps

Il contratto di livello regionale in capo ai lavoratori della concia del settore artigiano, sono migliaia nel Vicentino, è bacato ovvero a rischio inapplicabilità, poiché è sprovvisto del codice di identificazione che per legge deve essere comunicato al Cnel ossia il Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro. Ma al di là della posizione che potrebbe essere regolarizzata nelle more della nuova norma di riferimento (la legge 120 del 14 settembre 2020 meglio nota come decreto semplificazioni) il problema è un altro. Nel periodo transitorio Confartigianato Vicenza avrebbe suggerito alle imprese sue associate che ricadono «in questa sorta di cul de sac amministrativo» di indicare al Cnel, nell'ambito delle comunicazioni mensili all'Inps, di usare un codice diverso, ossia quello del settore moda. La cosa però avrebbe allertato alcuni ispettori apicali dell'istituto nazionale di previdenza perché tale pratica potrebbe incorrere nelle forche caudine della legge. La situazione è così grave che ieri 22 dicembre presso la Confartigianato di Vicenza si sarebbe tenuto un briefing a causa del ginepraio in cui si sarebbero cacciate le imprese. Della situazione sono stati informati anche i sindacati confederali che quel contratto di rango regionale lo avevano sottoscritto nel lontano 2016.

L'incertezza della situazione è descritta in un dispaccio del 9 dicembre 2021 inviato alle imprese associate che porta la firma del segretario generale di Confartigianato Vicenza Francesco Giacomin. «L'ultimo contratto collettivo regionale, in ordine di tempo, è stato sottoscritto il 7 marzo 2016, tutt'ora pienamente applicabile e applicato dalle imprese artigiane venete del settore. La particolarità del nostro contratto - si legge nella nota che Vicenzatoday.it ha potuto compulsare - ha fatto sì che sia rimasto escluso dalla classificazione operata dal Cnel per i contratti collettivi nazionali».

Poi il passaggio più delicato: «Come già detto, il nostro contratto regionale di settore, al momento, è privo del menzionato codice Cnel. Al riguardo, Confartigianato imprese Vicenza si è attivata affinché venga attribuito il predetto codice entro i termini di attuazione della norma... Nell'attesa, ai fini dell'invio delle comunicazioni verso l'istituto previdenziale e per non pregiudicare l'applicazione del contratto sottoscritto dalle parti sociali più rappresentative del settore, diamo indicazione, nel periodo di transizione, di continuare a valorizzare nel flusso Uniemens il codice contratto Inps 003 abbinato al codice Cnel V751, relativo al Contratto collettivo nazionale Area moda, chimica, artigianato sottoscritto dalle medesime parti sociali...».

Ad oggi tantissime imprese avrebbero seguito il suggerimento di Confartigianato. Altre però avrebbero chiesto lumi ai consulenti del lavoro e soprattutto agli avvocati. Il timore è quello di incappare in un pesante illecito amministrativo o peggio in uno penale perché l'attestazione non corrispondente al vero del codice potrebbe configurare un falso in atti pubblici. La cosa sarebbe arrivata all'orecchio di alcuni alti dirigenti romani dell'Inps nonché ad alcuni alti graduati della Guardia di Finanza.

Il tutto per di più avrebbe mandato in ambasce anche i vertici provinciali di Cgil, Cisl e Uil soprattutto perché le inquietudini di Confartigianato trovano una plastica conferma in una missiva tanto bollente quanto riservata del 26 novembre 2021 inviata dal segretario Giacomin proprio ai vertici confederali della triplice vicentina. «Gli ultimi interventi normativi - si legge - hanno introdotto l'obbligo di indicare nelle comunicazioni al Ministero del lavoro e nelle denunce mensili all'Inps il codice unico contratto assegnato dal Cnel... Il nostro contratto è privo di codice. Vi è il concreto rischio - questa la frase più gravida in termini di ansia - di una sua disapplicazione sulla rappresentanza nel settore e sulla adesione alla bilateralità artigiana».

Quest'ultimo passaggio avrebbe fatto ancor più preoccupare Confartigianato e sindacati perché gli enti bilaterali, finanziati con le trattenute sulla busta paga dei lavoratori, da anni  vengono contestati dalle sigle di base. Le quali non li ritengono fonte di servizi aggiuntivi per i lavoratori bensì li ritengono fomite di prebenede (atte a sostenere i bilanci dei confederali), di rendite di posizione per i soggetti che sottoscrivono queste intese, con particolare riferimento (ma non solo) agli emolumenti dei consigli di amministrazione. Ma che cosa pensa al riguardo il segretario della Confartigianato berica? Giacomin interpellato da chi scrive, almeno per il momento, ha preferito non rilasciare alcun commento.

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