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Economia Chiuppano

Asfo, «I 130 lavoratori possono rischiare il posto»

La denuncia arriva da Cgil e Cisl mentre la tensione sale: i dipendenti dello satbilimento dell'Alto vicentino, che hanno dato vita ad uno sciopero di otto ore, temono «una delocalizzazione strisciante» a beneficio dell'impinato della stessa proprietà nel Rodigino

I lavoratori della Asfo di Chiuppano temono che per il loro stabilimento sia in corso una sorta di delocalizzazione strisciante. E siccome non hanno riscontri chiari dalla direzione durante la mattinata di oggi 11 novembre hanno scioperato otto ore scendendo pure in strada davanti ai cancelli della ditta. Lo rendono noto i metalmeccanici della Cgil e della Cisl, Fiom e Fim, con una nota al vetriolo resa nota nel pomeriggio.

«Abbiamo il fondato timore - fa sapere il delegato Fiom Michele Gregolin - che la società, la cui proprietà è lombarda, stia un po' alla volta depotenziando lo stabilimento dell'Alto vicentino a tutto vantaggio di quello realizzato una decina d'anni fa a Villmarzana nel Rodigino, zona che essendo depressa tra l'altro gode di incentivi particolari». Il timore dei lavoratori, che oggi «per un totale di 130 dipendenti hanno aderito pressoché in blocco alla protesta» è quello che il sito produttivo chiuppanese un po' alla volta venga depotenziato, «come sta già accadendo di fatto», limitandone le capacità in termini «di competitività e di efficienza».

Da tempo sottolinea Gregolin «i lavoratori notano che tutta una serie di migliorie che debbono essere apportare alle linee per continuare a forgiare con efficacia gli acciai speciali che da anni sono il vanto della ditta, vengono sistematicamente rimandate. E poiché ci sono già alcune squadre che vanno in missione nello stabilimento di Rovigo, mai vorremmo che, pur a fronte delle rassicurazioni del vertice aziendale, l'impianto prima o poi chiudesse perché il grosso della capacità è stato spostato a Rovigo con una poco edificante operazione di delocalizzazione interprovinciale».

Davide Passuello, delegato della Cisl, è ugualmente preoccupato: «Le rappresentanze sindacali interne allo stabilimento, le Rsu di Fiom e Fim, indicano come gli investimenti che questa direzione aziendale ha operato nel tempo, non siano lontanamente sufficienti per garantire un vero interesse nel mantenere la produzione a Chiuppano; in questo modo, negli ultimi mesi del 2020, decine di lavoratori hanno deciso di dimettersi, optando per una alternativa occupazionale che garantisca loro un futuro più certo. Nonostante la forte preoccupazione registrata dalle rappresentanze sindacali per la fuga delle competenze e delle professionalità, che comportano inevitabili conseguenze nelle linee di produzione, la direzione non ha risposto in maniera adeguata a coprire i vuoti lasciati». Gregolin dal canto suo rincara la dose: «Fino a quando non ci mostreranno un piano industriale credibile noi rimarremo con le antenne levate perché il cielo non voglia che la fabbrica chiuda sappiamo tutti che cosa significa per un paese piccolo come Chiuppano se 130 dipendenti finiscono sul lastrico. Chi pensa alle famiglie di questi lavoratori?».

In quest'ottica pesano come macigni le parole usate da Fiom e Fim per chiudere la nota diramata oggi: «Il vero tema è la sostenibilità dello stabilimento di Chiuppano: tutti i segnali portano a pensare che l'azienda andrà incontro ad un declino, trascinando con sé 130 lavoratori e le loro famiglie. Un declino non annunciato ma perpetrato» in maniera strisciante «attraverso gli atteggiamenti» quotidiani.

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