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Cronaca Centro Storico / Contrà delle Canove

Vuole staccare il figlio dalla playstation e chiama la polizia simulando un'aggressione

«Pensavo si potesse fare», ha dichiarato la donna che aveva telefonato al 113 dicendo che il ragazzo la stava minacciando con un coltello. Nei suoi confronti è partita una denuncia per procurato allarme 

Un metodo educativo quanto meno "insolito" usato con uno stratagemma che però rappresenta un reato grave, quello di "procurato allarme".  La denuncia è arrivata nei confronti di una 40enne straniera regolare in Italia che nella mattinata di domenica ha chiamato il 113 dicendo che il figlio la stava minacciando con un coltello.

Una pattuglia della volante è partita con urgenza anche per il fatto che la donna, chiamata ripetutamente dagli agenti, non rispondeva al telefono. La ha sollevato il livello d'allarme dei poliziotti, che temevano il peggio. Una volta individuato l'appartamento, in contrà Canove, gli operatori hanno invece scoperto che la situazione non presentava nessuna problematica. All'interno della casa c'era infatti la 40enne che stava tranquillamente parlando con un'amica, mentre il figlio 16enne giocava senza problemi alla playstation.

La donna ha dichiarato di aver inventato la storia dell'aggressione con il coltello perché era arrabbiata con il figlio che non voleva andare a farsi una visita medica specialistica preferendo restare a casa a giocare. La mamma ha dichiarato di avere detto al ragazzo che se non si decideva avrebbe chiamato il 113 e poi gli avrebbe legato mani e piedi e portato in ospedale: ha realizzato solo la prima parte della minaccia e si è invece presa una denuncia per "procurato allarme". 

Il trucco, alla 40enne, glielo aveva consigliato un'amica di Mestre, pure lei in difficoltà con il figlio. Alla vicentina è però andata male, nonostante lo stupore espresso ai poliziotti: «Pensavo si potesse fare».


 

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