Vicenza, picchiata a sangue davanti al bambino: non voleva portare il velo
Un matrimonio combinato via telefono e poi l'arrivo in Italia dall'inferno della Libia per entrare in un altro inferno domestico. Il marito, un siriano 50enne, è indagato per violenze famigliari aggravate
I soprusi sono inziati subito dopo l'arrivo della novella sposa, di 15 anni più giovane di lui. Insulti e umiliziani quanto andava bene e schiaffi e botte quando lui pensava che la donna non obbedisse ai suoi comandi. Dall'unione è nato anche un bambino che ora ha 5 anni e con la madre è entrato nel programma di misura cautelare, con divieto di avvicinamento da parte del marito.
Le percosse, accertate con certificato medico, avvenivano per i motivi più disparati. La donna aveva infatti il divieto di guardare il marito negli occhi, l'obbligo di portare il velo islamico e non poteva uscire per fare la spesa o per portare il piccolo dal pediatra. Qualsiasi trasgressione veniva punita con violenza anche davanti al figlio. Un inferno durato fino a che, la scorsa estate, la giovane non ha trovato il coraggio di fare una prima denuncia, seguita da un'altra pochi giorni fa.
"In Siria siamo abituati così, ma qui la vita è diversa e volevo solo fare le cose normali che fa una mamma", ha raccontato la ragazza in questura. La vicenda è quindi finito in procura che ha disposto l'allontamento dalla casa famigliare e il divieto di avvicinamento del marito, ora indagato.