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Vicenza, tanti turisti in centro ma pochi ristoranti, su tutti vince la pizza

Dopo l'appello del vicesindaco Jacopo Bulgarini D'Elci ai ristoratori del centro, abbiamo fatto un giro in città. Difficile trovare un piatto di pasta caldo alle due e mezza di venerdì pomeriggio

Negozi presi d'assalto per i saldi di gennaio, la grande mostra in Basilica che in 14  giorni ha già fatto registrare 34.437 presenze, eppure il centro di Vicenza in certi orari resta una cattedrale vuota, con il problema per visitatori e turisti di trovare un piatto caldo passate le tre del pomeriggio. A tirare le orecchie ai commercianti era stato, sulle pagine del Giornale di Vicenza, il vicesindaco Jacopo Bulgarini D'Elci, per nulla entusiasta degli orari poco continentali dei ristoranti del centro.  Il problema, però, sembra più esteso. 

Piazza delle Erbe 14.15 di venerdì, non vola una mosca, bar e negozi e ristoranti sono chiusi, in giro nemmeno un turista. Stessa scena, poco dopo in piazzetta Palladio e contrà Pescherie Vecchie, dove i ristoranti sono aperti, ma i tavoli restano vuoti. La prima comitiva di turisti la si incontra in piazza Duomo: sono in sei, vistose macchine fotografiche a tracolla, qualche busta con i regalini per i parenti a casa e molta fame. Il gruppetto scorre il menù in vetrina di un noto ristorante e dopo una breve discussione decide di entrare. I prezzi sono onesti: dieci euro una tartare, otto un piatto di pasta, peccato che la cucina sia già chiusa. Niente da fare, per un piatto caldo, almeno di non rifugiarsi in un bar e accontentarsi del solito panino, bisognerà aspettare attorno alle sette di sera, orario di riapertura delle cucine. Dopo un breve giro, le rimostranze del vicesindaco sembrano trovare, dunque, immediata conferma.

In piazza dei Signori solo quattro locali su 8 forniscono il servizio cucina, solo tre di questi espongono il menù ed uno solo alle 14 e 35, conferma: "Si abbiamo la cucina aperta".  Di clienti o possibili tali, però, non se ne vedono in giro molti. Non serve fare i classici conti della serva per capire che una cucina aperta anche al pomeriggio ha dei costi difficili da coprire, mostra o non mostra. 

Tutta un altra storia distante, ma non troppo, dalle piazze. In contrà Riale, complice il via vai di studenti, la pizzeria al taglio che fa angolo ha la fila fuori anche alle tre del pomeriggio e i "panzerotti" piatto della casa, sono esauriti da un pezzo. In piazza san Lorenzo i bar con servizio cucina sono due, entrambi aperti, entrambi disponibili anche dopo le tre e con un discreto numero di clienti. All'interno, quasi tutti, a giudicare da cravatte e conversazioni, sono lavoratori della zona o studenti appena usciti dal dopo scuola, di turisti nemmeno l'ombra

Fotografie simili anche in zona Trastevere- Ponte degli Angeli, dove una frittura o un tagliere sono ordinabili anche alle 3.15 del pomeriggio, ma di cucine aperte neanche l'ombra, clienti si ma only locals. 

Se cinesi, tedeschi e americani in visita alla città ce ne sono, forse mangiano in albergo non certo in centro e dopo l e tre. Allora si torna al solito dilemma: è nato prima l'uovo o la gallina. Manca l'offerta o scarseggia la domanda?

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