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Cronaca

Vicenza, morto Lino Zocche del Presidio No Dal Molin

Dopo una lunga malattia, è morto Lino Zocche, uno dei rappresentanti più autorevoli del Presidio No dal Molin. Pochi giorni fa aveva detto: "Non mi sento sconfitto perchè questa città l'abbiamo cambiata"

Dopo una lunga malattia si è spendo Aquilino "Lino" Zocche, uno degli esponenti più noti ed amati del Presidio No Dal Molin. Molti i commossi ricordi di amici e compagni di lotte su Facebook, tra cui quello di Francesco Pavin: "Ciao Lino, sono passato a trovarti due sabati fa con l'appello di Vicenza si solleva e le mele biologiche di Chiara... Avevi la maglietta degli imputati del processo prefettura...Mi hai detto che tu non ti sentivi sconfitto perché questa città l'avevamo cambiata. Ho ammirato la tua forza nonostante la tua battaglia quotidiana contro la leucemia... di quella forza avremmo ancora bisogno...ci mancherai presidente, che la terra ti sia lieve!".  Le esequie civili si svolgeranno in forma privata. 

In una intervista riportata dal sito No dal Molin, Lino raccontava della guerra a Vicenza e degli orrori a cui aveva assitito, che lo avevano poi spinto a lottare in prima persona per la pace per il resto della sua vita "Nel 1944 abitava a Porta San Bortolo con la famiglia, quando il 18 novembre dello stesso anno cominciarono i bombardamenti e la sirena suonò l’allarme. Gli aeroplani presero a lanciare bombe e Lino con sua mamma scappò attraverso i campi, molti furono gli orrori a cui dovette assistere: famiglie trucidate da quella furia omicida, aree disintegrate e pascoli devastati. Nel mezzo di quello scempio un amico di famiglia, Toni, fu ucciso insieme alle sue vacche e molti altri ci rimisero la vita. Lino, con la madre, continuò a scappare quando si imbatterono in un uomo che portava loro la farina, I due adulti si misero su Lino per proteggerlo ma proprio in quell’atto coraggioso e nobile, l’uomo venne ucciso da una scheggia che ferì anche il bimbo. Velocemente, lui e la madre si rifugiarono dopo aver passato un ponte arrivando in un cimitero ebreo, presediato da un gruppo di tedeschi che li protesse fino alla fine dell’attacco militare".

"Nonostante il peggio fosse passato - prosegue il racconto - Il padre  decise di portarlo a Caldogno, per vedere le atrocità che quell’evento aveva provocato: i carretti erano pieni di morti, le case distrutte. Durante la sua giovinezza Lino si spostò nuovamente a Caldogno, per andare a trovare la nonna. A 7-8 anni giocava con i suoi amici nel campo di aviazione che conosceva bene: si ritrovavano lì, fino in fondo alla pista, facendo pascolare gli ochi e pescando. Il campo, a quell’epoca, era disseminato da buche, causate dalle bombe. In alcune occasioni gli aviatori li trovavano e li rincorrevano per farli andar via, non mettendo però a rischio il loro divertimento. Nelle loro giornate non mancava la famosa"guerra delle boasse" dove Lino e i suoi amici si lanciavano addosso sterchi di vacche". A quei tempi il Dal Molin era quindi un area accessibile e Lino voleva che così tornasse. Sarà sicuramente nei cuori di tutti quelli che l'hanno conosciuto e che porteranno il suo prezioso esempio nella nuova mobilitazione, in preparazione in questi giorni. 

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