La “mia Africa” del vescovo: sopravvivenza e cristianesimo
Mons. Beniamino Pizziol è intervenuto venerdì sera a margine di una messa celebrata in occasione della festa di S. Francesco di Sales e ha raccontato la sua esperienza in Camerun
Il vescovo di Vicenza Beniamino Pizziol dopo la messa celebrata venerdì sera in occasione della festa del Santo protettore dei giornalisti e operatori dei media, San Francesco di Sales, ha raccontato a cuore aperto la sua ultima missione in Camerun, da dove è ritornato mercoledì dopo circa dieci giorni di viaggio.
ECUMENISMO DI SANGUE
VOCAZIONE MISSIONARIA. “La nostra diocesi ha una vocazione missionaria: siamo presenti non solo in Africa ma anche in America Latina, Asia con quasi mille sacerdoti”. Una vocazione straordinaria che spesso si trova a dover operare in situazioni limite: “Nelle due missioni che ho visitato io (Tchére-Tchakidjébé e Loulou ndr) ci sono tre istituti di suore, dodici comunità. C’è una religione tradizionale che opera lì ma sono molto vicini al monoteismo e quindi accolgono con favore anche il cristianesimo che portiamo. Lo stesso vale per un certo tipo di islam. C’è poi invece l’islam integralista che minaccia anche il Camerun ora: il Paese ha mandato i soldati a fronteggiare l’avanzata dei guerriglieri”.
IMPORTANZA CRISTIANESIMO, DINAMICHE SOCIO-POLITICHE. Insomma una situazione non facile spiegata bene con la “paura dell’avanzata del cristianesimo”: in Africa la maggioranza degli abitanti è, infatti, di religione cristiana: “Cosa portiamo noi? Naturalmente viveri e poi scuole, strade…ma soprattutto portiamo il Vangelo”. Purtroppo i missionari non hanno il minimo peso politico per poter “cambiare” radicalmente le cose: “Non incidono per nulla negli aspetti socio-governativi: ad esempio nessuno lì può lavorare il cotone sebbene ne raccolgano in grande quantità: ma tutto va in Francia e poi al massimo viene ricomprato. La sensazione è che lì l’unico pensiero sia il presente: come sopravvivere giorno per giorno. I governanti sono al disopra, mentre il popolo resta sempre lì fermo, allo stesso livello”.
APPELLO DEL PAPA. E non a caso, forse, Papa Francesco nell’incontro delle scorse ore con il presidente francese Hollande ha auspicato in quei Paesi una convivenza pacifica attraverso il dialogo con tutte le componenti della società.