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Cronaca Valdagno

Valdagno, un masso da 30 tonnellate su contrà Tommasoni

Il livello di allerta è tale che inizialmente l'Amministrazione comunale aveva addirittura pensato di evacuare le famiglie che abitano immediatamente sotto e le cui case distano dal masso pericolante appena un centinaio di metri

Lo avevano paventato in tutti i modi:

“guardate che prima o poi, a forza di mangiare terra e far scoppiare mine, la collina frana giù”.

Ora sta succedendo. Un masso calcareo di 30 tonnellate, alto sei metri e largo tre, si sta staccando dall'apice di un pendio, all'interno della proprietà della Faba Marmi, in località Grolla, e incombe pericolosamente ormai da giorni sulle teste dei residenti di Contrada Tommasoni: un episodio inquietante che corrobora più in generale le preoccupazioni e le grida di allarme lanciate a più riprese dagli abitanti circa l'impatto delle lavorazioni dell'attività della cava sull'intera tenuta del colle.

I sopralluoghi

Ad accorgersi e a segnalare il grave problema, del quale peraltro vi erano già avvisaglie, sarebbero stati, la scorsa settimana, gli stessi operatori “coltivando” la cava. L'8 novembre i tecnici dell'Ufficio Cave e Miniere della Provincia di Vicenza hanno effettuato un sopralluogo, accertando “la presenza di un masso calcareo fessurato e con appoggio alla base su colonna rocciosa in disgregazione, situato entro il limite di cava nel settore esterno al fronte di coltivazione”, e disponendone la messa in sicurezza con ordine di immediata attuazione.

Informato dell'emergenza, il Comune di Valdagno, nel cui territorio ricade il masso, proprio ai confini con quello di Cornedo Vicentino, martedì sera, 14 novembre, ha informalmente avvisato alcuni residenti e mercoledì ha pubblicato l'ordinanza che impone al titolare della ditta, Alessandro Faedo, “di adottare tutti i provvedimenti necessari per la messa in sicurezza dell'abitato sottostante di contrada Tommasoni”: il livello di allerta è tale che inizialmente l'Amministrazione comunale aveva addirittura pensato di evacuare le famiglie che abitano immediatamente sotto e le cui case distano dal masso pericolante appena un centinaio di metri. Sempre mercoledì una rappresentanza dei residenti ha richiesto con urgenza un confronto con la cava per capire l'entità della situazione e come si intenda intervenire.

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