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Cronaca Valdagno

Valdagno, la Casa del Fascio: progetto di restauro della città sociale

La costruzione della sede valdagnese è profondamente legata all'intervento di sviluppo urbanistico voluto dal cavaliere Gaetano Marzotto. Questo sarà al centro dell'incontro che si terrà venerdì alle 20.30 a palazzo Festari

La ricerca si muove all’interno del panorama architettonico novecentesco, concentrandosi sull’“Architettura di Regime”, testimonianza storico artistica ed esternazione politica del pensiero di Benito Mussolini. Molti ne sono stati i prodotti: sedi di partito, strutture di accoglienza per mutilati di guerra, centri di prevenzione ed assistenza, sanatori, stazioni ed infrastrutture di rilevanza nazionale, fino ad arrivare alle città di nuova fondazione.

Emblematico il caso della Casa del Fascio: edificio simbolo del partito e uno dei prodotti del dibattito architettonico del primo Novecento, che lo rese terreno di sperimentazione, sia da un punto di vista politico che formale.

L’esempio della Casa del Fascio di Valdagno ben si presta a raccontare la dualità tra architettura moderna e accademica. La costruzione della sede valdagnese è profondamente legata all’intervento di sviluppo urbanistico voluto dal cavaliere Gaetano Marzotto, storico direttore dell’omonimo lanificio. Il cantiere della “Città Sociale”, così venne rinominato il progetto, iniziò nel 1927 e permise, attraverso l’urbanizzazione della riva sinistra del fiume Agno, la creazione di una città a misura d’uomo.

A capo del progetto venne posto Francesco Bonfanti che, avvalendosi dell’aiuto di personalità come Gino Zardini, Paolo Zaupa e Gildo Valconi, seppe concretizzare la visione di Marzotto. Proprio Valconi e Zaupa ottennero l’incarico di edificare la nuova Casa del Fascio, a sostituzione di quella precedente, eretta nei terreni di Villa Valle.

L’edificio, costruito tra il 1937 ed il 1938 sul sedime delle vecchie scuole elementari, sfrutta il preesistente impianto a ferro di cavallo per dare giusta articolazione agli spazi interni. I prospetti principali, che affacciano su due piazze, mostrano quello che è l’elemento caratterizzante dell’intero progetto, ossia la simmetria.

Il volume spicca nel contesto per la sua compattezza ed il colore rosato, dovuto al rivestimento in lastre di rosso veronese. L’apparato decorativo originale è stato privato dei simboli fascisti più forti, quali la scritta DUX e i fasci, ma sono ancora visibili l’aquila imperiale, una rappresentazione delle colonie africane, i pavimenti alla palladiana con gli emblemi del partito e i due altorilievi dell’atrio, opera dello scultore Giuseppe Zanetti.

Nel corso della sua storia, la Casa del Fascio ha avuto fruitori diversi: se nel 1938 venne inagurata come sede di partito e casa dei combattenti, dopo la fondazione della Repubblica di Salò fu convertita in ospedale militare, per poi diventare ufficio postale nel dopoguerra. Attualmenteal suo interno sono ospitati gli uffici dell’Agenzia delle Entrate di Valdagno e di Schio e, in un’ala del seminterrato, il Monopolio di Stato.

La destinazione d’uso non è l’unico cambiamento a cui è stata sottoposta la fabbrica: l’attuale viabilità stradale è assolutamente incurante del dialogo che i due progettisti avevano creato tra edificio e contesto; la distribuzione interna interrompe la continuità figurativa dei pavimenti con grande negligenza e lo stato conservativo delle superfici risulta inadatto a preservare la testimonianza storica e materiale dell’ormai ex Casa del Fascio.

L’obiettivo che si vuole raggiungere, attraverso il progetto elaborato per la tesi, è quello di sollecitare una corretta valorizzazione della fabbrica, attraverso un’attenta strategia conservativa dei suoi elementi caratterizzanti, in particolare quelli materici e decorativi.

Inoltre, la valorizzazione passa anche attraverso un progetto di rifunzionalizzazione, che vede l’inserimento di un polo bibliotecario all’interno dei locali dell’ex sede fascista. Per finire, si rende necessario un progetto di riordino urbano che possa permettere al fabbricato di riconnettersi con lo spazio che gli era stato destinato, dando modo alla Casa del Fascio di divenire nuovamente monumento integrato al centro storico.

Samanta Fortini, dopo gli studi superiori presso l’Istituto d’arte “Dosso Dossi” (ora IISAleotti Dosso), ha coltivato la sua passione per l’arte continuando la sua formazione presso la Facoltà di Architettura “Biagio Rossetti” di Ferrara.

Il 15 novembre 2016 ha conseguito la laurea con la tesi intitolata “La Casa del Fascio di Valdagno: progetto di restauro di un’architettura della Città Sociale”, redatta assieme al collega Enrico Giovannini. Attualmente sta svolgendo un tirocinio presso lo studio “BM Marcello Bosi Architetto”, a Santa Maria Maddalena. Enrico Giovannini, ha frequentato il Liceo Scientifico “Pietro Paleocapa” dove è nata la passione per l’arte e l’architettura.

La formazione professionale su quest’ultima materia è avvenuta all’interno della facoltà di Architettura “Biagio Rossetti” di Ferrara, conseguendo la laurea il 15 novembre 2016 con latesi intitolata “La Casa del Fascio di Valdagno: progetto di restauro di un’architettura della Città Sociale”, redatta assieme alla collega Samanta Fortini.

Attualmente sta svolgendo un tirocinio presso l'ufficio tecnico del Comune di Villadose (Rovigo). Rita Fabbri, laureata in Architettura e specialista in Restauro dei Monumenti, è professore associato di Restauro presso il Dipartimento di Architettura di Ferrara, dove da alcuni anni ha la docenza nel Laboratorio di Sintesi Finale.

Conduce da anni ricerche sull’architettura tradizionale e sul restauro dell’architettura del Novecento; è autrice di numerosi saggi e volumi. Diego Zattera, architetto dello studio Zattera Marangon Associati di Valdagno opera dal 1978 nel campo della progettazione architettonica e del paesaggio urbano, muovendosi liberamente nei più diversi settori e ambiti di intervento.

Da oltre 35 anni coniuga interventi progettuali di qualsiasi scala, rivolti sia al restauro di edifici storici che la realizzazione di residenze private, spazi pubblici, commerciali e industriali, ma anche alla progettazione particolare per allestimenti e per il design d’interni.

Per alcuni anni membro della Commissione Beni Ambie ntali della Provincia di Vicenza; ideatore e coautore della mostra “Il Centro Storico di Valdagno - Gli edifici sacri: Secoli XVII–XVIII del 198

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