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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca San Pietro Mussolino

Valchiampo: la comunità contro la centralina

L’ennesimo progetto per un impianto idroelettrico provoca la reazione delle istituzioni e dei cittadini. Il sindaco di San Pietro Mussolino: «In Regione Veneto la maggioranza non si cura del problema»

Ad ogni buon conto che l’aria in valle sia decisamente ostile alla centralina lo si è capito definitivamente dopo che all’argomento sono state dedicate due serate di fila. La prima è stata convocata dalla giunta il 3 settembre. La seconda è stata organizzata dal comitato il giorno seguente. Quest’ultima ha fatto registrare il tutto esaurito. C’erano quasi trecento persone, poco meno di un quinto del paese. E proprio il 3 settembre Tasso non aveva avuto problemi ad accusare il centrodestra in Regione, al quale idealmente appartiene, spiegando che la maggioranza a palazzo Balbi e a palazzo Ferro Fini «se ne frega di quello che sta accadendo». Parole dure, che in laguna sono state percepite all’indirizzo sì del centrodestra, ma più nello specifico del Carroccio giacché questo esprime il governatore Luca Zaia, l’assessore all’ambiente Gianpaolo Bottacin nonché l’assessore ai rapporti consiglio regionale la rosatese Manuela Lanzarin. E non è un caso che proprio il giorno 4 l’opposizione di centrosinistra si sia presentata in forze col consigliere regionale del Pd Stefano Fracasso e con il consigliere Cristina Guarda della lista Amp.

I due per di più siedono in commissione ambiente. E durante quella serata in cui i toni concilianti hanno prevalso sulle querelle di schieramento si sono detti disponibili a collaborare con tutte le forze politiche del territorio trovando sponda anche in un pezzo da novanta del Carroccio locale, ovvero Fabio Biasin, che della Lega è il responsabile del circolo dell’Ovest vicentino e che è una persona molto ascoltata nel partito. Il quale tra l’altro si è più volte domandato se in alternativa all’idroelettrico non si possano invece usare i tetti dialcuni capannoni della vallata collocando sulla sommità di questi ultimi «dei pannelli solari di buona efficienza». 

E se da una parte la Guarda ha promesso un impegno costante per dare una mano ai cittadini del luogo, è stato Fracasso, che non affondando colpi sul piano politico, ha teso la mano anche al centrodestra spiegando che sono le stesse linee guida approvate in Regione a statuire che tra le energie alternative incentivabili nel Veneto, l’idroelettrico «non ha praticamente più margini perché già ampiamente sfruttato». Biasin dal canto suo in quel frangente ha colto immediatamente la palla al balzo e a fronte di un clima tutto sommato sereno si è detto «disponibilissimo a fare squadra» e a portare le istanze della popolazione ai vertici del partito.   

LE RAGIONI DEI PESCATORI

In questo contesto non vanno dimenticate le ragioni dei pescatori, che peraltro sono un bacino elettorale di non poco conto nel Veneto, i quali con Stefano Peretti, presidente dell’Associazione pesca sportiva dilettantistica del bacino Agno-Chiampo ha pure messo in guardia gli amministratori regionali «quell’impianto come altri non s’ha da fare» ha tuonato a più riprese, precisando che la centrale non solo precluderebbe almeno in parte l’esercizio della pesca sportiva ma che quell’intervento si configura come un vero e proprio carico ambientale: «un carico eccessivo per la valle». Si tratta di un parere che conta tanto che lo stesso sindaco di San Pietro a più riprese ha ribadito che «se la Regione darà il nulla osta alla centrale» il comune procederà con un ricorso al Tar.

LA PROCEDURA

Ma a chi spetta esattamente l’autorizzazione? Più nel dettaglio l’organo deputato a decidere in materia è la Commissione regionale di valutazione per l’impatto ambientale, meglio nota come «Via». A quest’ultima spetta di stabilire se l’eventuale impatto sull’ambiente porti comunque un beneficio ecologico superiore rispetto al disagio provocato. Ed è proprio nell’ambito di questa misurazione che da anni si combattono tra le sfide amministrative più cruente.

Da una parte c’è la scuola di pensiero di chi legge la norma in modo letterale e chiede che nella Via vengano ricompresi tutti i carichi ambientali e sociali, i rischi potenziali e che sia effettuata una distinzione netta tra benefici collettivi e privati. Si tratta di una lettura cara alla galassia ecologista che cozza invece con quella più in voga presso le amministrazioni che devono autorizzare i progetti. E che tendenzialmente sposano una lettura più economicistico-ingegneristica, in cui l’ente pubblico, acclarata la regolarità dei permessi trasmessi e in assenza di evidenti ostacoli giuridico-normativi, rilascia il permesso.

C’è poi un altro aspetto da considerare. La norma che permette ai privati di chiedere in modo assai semplificato alla regioni di realizzare piccole centrali elettriche è di rango nazionale. Si tratta di una legge che da subito è stata criticata. In primis perché metterebbe i proponenti in una posizione di vantaggio per quanto concerne la procedura. In secundis perché non fornisce agli enti locali, che sono poi quelli che hanno a che fare con eventuali rogne nel territorio, alcun potere di veto. In questi giorni per di più si sta parlando di una modifica della disciplina con vincoli decisamente più stringenti per i privati tanto che i gruppi che si occupano di lobbying già sono sul piede di guerra per cercare di arginare una eventuale riforma. Riforma che vede tra i suoi alfieri il deputato bellunese del M5S Federico D’Incà.

Va poi aggiunto che la Commissione via del Veneto è stata spesso oggetto di polemiche al vetriolo per possibili conflitti di interesse che l’hanno lambita. Questo in ragione del fatto che tale organo è composto anche da liberi professionisti i cui studi possono, alle volte, direttamente o indirettamente, avere a che fare con i soggetti le cui proposte proprio dalla Commissione via debbono essere vagliate.

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