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Cronaca

Lascito milionario a Città della Speranza: avvocato intasca i soldi

Due donne vicentine, morte nel 2011 e nel 2013 senza eredi, avevano incaricato il legale di gestire un'ingente somma da devolvere in beneficenza a 4 istituzioni oncologiche italiane. L'uomo è indagato

Si intasca due milioni di euro e una storica villa che dovevano essere date in beneficenza. Protagonista della truffa l'avvocato che avrebbe dovuto amministrare il lascito di una madre e una figlia morte senza lasciare eredi. Parte del denaro, come riporta Il Corriere, era destinato alla fondazione Città della Speranza, diviso in parti uguali con altre tre istituzioni oncologiche italiane. 

LA MAXI TRUFFA DELL'ACIDO CITRICO

LA TRUFFA. Alla morte delle due donne vicentine, nel 2011 la madre, nel 2013 la figlia, il legale delegato alla gestione del trust e alla suddivisione dei soldi avrebbe versato alle associazioni poche migliaia di euro, preferendo tenere il resto per sé, credendo forse di riuscire a farla franca. L'uomo, residente a Vicenza, avrebbe dapprima creato una società in Svizzera, impiegando il denaro presente sul conto; in seguito avrebbe provato a riscattare la polizza assicurativa in Lussemburgo. Il truffatore si sarebbe inoltre appropriato dell'edificio di proprietà delle due donne, anch'esso destinato alla ricerca contro il cancro.

LE INDAGINI. L'avvocato avrebbe di lì a poco fatto confluire nella società svizzera a suo nome l'intero ammontare dell'assicurazione sulla vita stipulata dalle due parenti decedute. Il pubblico ministero Paolo Pecori ha affidato le indagini ai carabinieri. L'immobile è stato sequestrato e dissequestrato. Confiscata anche la polizza, per ordine del giudice e su richiesta del pm. A dare avvio alle indagini, l'esposto presentato dalla presidente della fondazione Città della Speranza. L'associazione avrebbe infatti ricevuto solo 7mila euro, cifra ben inferiore a quanto promesso dalle donatrici prima di morire. Di qui il dubbio che ci fosse sotto qualcosa.

L'IMPUTATO. Dal canto suo, l'imputato avrebbe finora respinto le accuse, sostenendo che le operazioni bancarie e lo spostamento del denaro in Svizzera servissero solo ad abbattere i costi di riscatto e a far entrare maggiore liquidità nelle casse delle istituzioni benefiche.

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