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Cronaca Montecchio Maggiore

Tav-Spv-A4, scontro sul nodo di Alte

Il rischio che a causa delle incertezze sulla Tav non si completi lo svincolo tra Pedemontana e Brescia Padova a Montecchio Maggiore manda in fibrillazione la politica. E i comitati attaccano sui «buchi di un progetto che non si sarebbe mai dovuto approvare»


Sul proseguo della Superstrada pedemontana veneta tornano ad addensarsi nubi nere. Da una parte c'è la Regione Veneto, la quale teme che la situazione di incertezza che attanaglia il futuro del passaggio della Tav-Tac a Montecchio Maggiore nel Vicentino possa riverberarsi sui destini della Spv. I comitati però, che si sono riuniti oggi 21 giugno contestano questa lettura e parlano di progettazione disastrosa e di scusa per cercare di fare pressioni sullo sblocco della cosiddetta Tav Veneta.

L'ANTEFATTO
La polemica ha un suo antefatto preciso (https://www.trevisotoday.it/attualita/pedemontana-lavori-casello-montecchio-a4-19-giugno-2019.html). Si tratta di una nota diramata il 19 giugno dalla Regione Veneto. Una nota in cui, in estrema sintesi, si preconizza il rischio per cui l'incertezza sul futuro della cosiddetta «Alta velocità veneta» possa costituire un vero e proprio impedimento alla realizzazione di uno snodo chiave (https://supporto01.blogspot.com/2019/06/inghippo-spv.html) della Pedemontana (nota anche come Spv) ovvero l'interconnessione autostradale tra quest'ultima e la autostrada Brescia Padova, che dovrebbe in futuro concretizzarsi in un nuovo casello ad Alte-Montecchio Maggiore. Si tratta di uno snodo cruciale perché costituirebbe uno dei due terminali della Spv. L'altro è previsto a Spresiano nel Trevigiano. Questo stallo preoccupa la giunta comunale di Montecchio come le categorie economiche che stanno facendo sentire la loro voce al riguardo.

IL PD ALL'ATTACCO, REPLICA IL M5S
E tant'è che il Pd, col capogruppo in consiglio regionale Stefano Fracasso è partito all'attacco criticando il governo gialloverde, anche se nel mirino è finito soprattutto il ministro dei trasporti Danilo Toninelli del M5S: «Si ferma la Tav - si legge sulla sua pagina Facebook - e si fermano anche il nuovo casello dell'A4 di Montecchio nonché la possibilità di quadruplicare la ferrovia tra Verona, Vicenza e Padova. Altro che Governo amico della nostra regione, questo è il governo blocca Veneto. L'incapacità di decidere di Lega e Cinque stelle ha l'effetto di una valanga sulle opere che il nostro territorio aspetta e di cui ha bisogno. L'ultimo a pagarne le spese è l'Ovest vicentino che, per l'incertezza sulla Tav, rischia di veder bloccato il progetto del nuovo casello autostradale». A strettissimo giro però è arrivata la replica del gruppo regionale del M5S: «La Giunta regionale del Veneto non cerchi ancora scuse per giustificare il ritardo che sta contrassegnando l'avanzamento dei lavori della Superstrada Pedemontana Veneta, né tanto meno tenti di scaricare le proprie responsabilità sul ministro delle infrastrutture Toninelli».

L'AFFONDO DEI COMITATI
Ancora più duri però sono i comitati che si oppongono alla Spv. Il Covepa, coordinamento veneto per la Pedemontana alternativa proprio a mezzodì del 21 di giugno ha organizzato un briefing nei pressi del casello di Montecchio. C'erano i portavoce del Vicentino Matilde Cortese e Massimo Follesa. «Siamo basiti per quando ci sta dicendo palazzo Balbi e ora chiediamo che il governatore leghista del Veneto Luca Zaia dica tutto ciò che sa» spiega Cortese.

Alla quale segue una dichiarazione fiume di Follesa: «Ma chi vogliono prendere per i fondelli questi signori? Il problema dell'interconnesione era noto da anni. Se ne parlò anche a margine (https://supporto01.blogspot.com/2017/11/tav-veneta-ne-parlano-ponti-e-venosi.html) di un convegno sulla Tav-Tac organizzato a Vicenza nel 2017. Ma soprattutto quel baco nella procedura stava scritto nero su bianco nelle carte. Chi ha dato l'ok all'opera in sede di progetto esecutivo avrebbe dovuto astenersi dal farlo proprio perché non c'era la certezza matematica della soluzione dello snodo di Montecchio. Il concedente cioè la Regione, il concessionario, ossia la Sis, già sapevano di quello che sarebbe divenuto un cul de sac. Ma si forzò l amano perché c’erano i contributi pubblici e il finanziamento privato alla Spv che dovevano essere agguantati ad ogni costo con il cosiddetto closing finanziario. Il costo cominciamo a vederlo in queste ore. Noi lo denunciammo a più riprese. Queste di palazzo Balbi sono lacrime di coccodrillo».

PALAZZO BALBI SI DIFENDE
Su questo versante però anche la Regione dice la sua. Spiegando che le prescrizioni che hanno modificato il percorso della Tav sono intervenute dopo la progettazione della Spv. Detto in soldoni le critiche del Covepa oltre ad essere fuori bersaglio sarebbero destituite di ogni fondamento.

LA CONTROREPLICA
Il Covepa però rimanda la palla nel campo avversario. «Queste sono fesserie. Quando tu hai un'opera complessa come la Spv la progettazione assieme all'intero iter autorizzativo lo porti a casa mettendo insieme tutti gli snodi, ovvero Spv, Tav, autostrada A4 e anche il sistema delle tangenziali venete che in quella zona di Montecchio prenderà altro spazio. Ergo come diavolo hanno lavorato i soloni della Pedemontana? Il fatto che ormaia Zaia manco ci mette più la faccia nel sostenere tesi così ardite, ma che debba ricorrere ai dispacci della struttura di progetto della Spv, la dice lunga su quale tasso di idiozia abbia ormai raggiunto il caso Pedemontana».

Si tratta di parole che pesano come pietre tanto che il Covepa arriva a dare una lettura di retroscena  rispetto alla querelle di questi giorni: «Quella di palazzo Balbi non è altro che una misera operazione mediatica ordita dalla Lega di Zaia e sostenuta in modo mimetico dal Pd». Ma con quale finalità? «Si cerca di fare pressioni per lo sblocco della Tav veneta, che come la Spv sarà un'opera fallimentare». Appresso un'altra considerazione: «C'è una bella fregatura in vista giacché si sta facendo balenare l'idea che dovrà essere il contribuente a pagare un casello che invece dovrebbe realizzare a spese sue la Pedemontana o la Brescia Padova: non certo lo Stato, non certo la Regione Veneto perché sempre di Pantalone si tratta. Che poi ci siano politici o giornalisti che bava alla bocca finiscano per sposare queste tesi demenziali pur di accondiscendere alla lobby confindustriale del cemento, questo fa parte solo della narrazione del ridicolo che ormai attanaglia il nostro Veneto malconcio. A lorsignori - conclude il Covepa - diciamo una cosa. Se vogliono cercare di ingannare l'opinione pubblica facciano pure, ma noi non abbiamo la memoria corta dei loro lettori o dei loro elettori». Poi un'ultimo affondo: «Speriamo che nessuno si metta in testa di usare la vicenda farsesca del casello di Alte per dare una nuova chance alla speculazione edilizia fallita in zona Cis tra Montecchio e Montebello. Un trucchetto del genere, un trucchetto da quattro soldi, lo sgameremmo in due secondi. Ad ogni modo sul piano tecnico siamo pronti a un confronto con chiunque».

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