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Cronaca Posina

Accuse di sfruttamento ai dipendenti, Fonti di Posina: "siamo completamente estranei"

La replica dell'azienda dopo le indagini della guardia di finanza che ha portato all'iscrizione nel registro degli indagati di 7 persone per vari reati, tra i quali sfruttamento del lavoro aggravato e violenza sessuale

"L'azienda opera da sempre nel pieno rispetto delle regole e  tutela in primis  i diritti dei lavoratori: Fonti di Posina e il suo personale si dichiarano assolutamente estranei alle accuse presentate". E' questa la risposta dell'azienda agli avvenimenti inerenti all’indagine per sfruttamento del lavoro condotta dalla Guardia di Finanza di Schio.

I militari hanno svolto delle indagini dopo che alcuni dipendenti di una cooperativa che opera all'interno della società con sede a Posina e attiva nel settore dell’imbottigliamento di acqua minerale e di bibite analcoliche, avevano denunciato quando accedeva sul posto di lavoro. I finanzieri hanno comunicato di aver portato alla luce un sistema fatto di turni di lavoro massacranti, fino a 15 ore giornaliere, senza interruzioni, mancate fruizioni di pausa pranzo e riposi festivi, stipendi “in nero” e persino aggressioni sessuali da parte dei "caporali", il tutto sotto la costante minaccia di un ingiusto licenziamento.

"Le responsabilità devono ancora essere accertate e la società, con i propri dipendenti, prende fermamente le distanze affermando con decisione di non essere mai stata a conoscenza delle condizioni a cui gli impiegati della cooperativa sarebbero stati sottoposti, né tanto meno delle condotte poste in essere dal presunto caporale dipendente della cooperativa stessa", ha sottolineato l'azienda con una nota. La vicenda ha portato all'iscrizione nel registro degli indagati di 7 persone, tra le quali il presidente del C.d.A., il direttore di stabilimento e il responsabile di magazzino e della distribuzione interna, per i reati di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro aggravato, violenza sessuale, favoreggiamento dell’ingresso illegale nel territorio dello Stato, soggiorno illegale nel territorio dello Stato, utilizzo di manodopera clandestina, possesso e fabbricazione di documenti d’identificazione falsi e falsità materiale commessa da privato.

"La società si è correttamente prestata a corrispondere quanto dovuto alla cooperativa in base al lavoro affidatole e svolto, senza inserirsi minimamente nella selezione, nell'organizzazione e nella gestione dei lavoratori - conclude Fonti di Posina - Il presidente del C.d.A. e i due dipendenti – che si specifica non essere dirigenti, diversamente da quanto indicato – che sono stati interessati dall’interdizione valuteranno, presa visione degli atti, l’opportunità di presentare impugnazione avverso il provvedimento".

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