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Cronaca Schio

Schio, profughi choc: l'ex colonia è la casa dell'orrore

A mille metri d'altezza senza riscaldamento, docce calde e costretti ad utilizzare lo stesso piatto di carta per oltre un mese. Chi è malto non viene curato. Sono queste le condizioni in cui versano 50 profughi

Dimenticati dal resto del mondo, in condizioni igienico sanitarie difficili, abbandonati da chi li dovrebbe accogliere, è questa la situazione in cui versano 50 profughi a Valli del Pasubio. I gruppi consiliari Tessiamo Schio e del Partito democratico hanno denunciato le condizioni di vita in cui i richiedenti asilo sono stati lasciati, dopo l'ispezione all'ex colonia di proprietà del Comune data in gestione ad una cooperativa di Monselice. 

Il sopralluogo è avvenuto mercoledì sera. Nella struttura situata a Valli del Pasubio lungo la provinciale 46 a mille metri d'altezza, manca quasi tutto. Non c'è il riscaldamento, ne la caldaia per le docce che hanno gli scarichi rotti, mancano perfino i piatti da utilizzare per i pasti. La situazione è stata descritta come "agghiacciante" da alcuni dei visitatori.

La colonia sarebbe del tutto autogestita dai profughi, al momento dell'ispezione, infatti, nessun incaricato della cooperativa era presente. Secondo il racconto degli ospiti, non andrebbe a visitarli nessuno da giorni. Per oltre un mese hanno mangiato sullo stesso piatto di carta, sempre lo stesso cibo cucinato a turno. La loro dotazione è scarsa: riso, pasta e sughi alle verdure, cucinati con una bombola del gas in centro ad una stanza. La cucina infatti è fuori norma. Mancano anche i bicchieri, chi vuole bere deve passarsi la bottiglia, o attaccarsi al rubinetto. I malati non verrebbero curati. Un ragazzo per oltre una settimana è rimasto a letto, senza medicine, senza essere visto da un medico e senza possibilità di cambiarsi. Secondo quanto riferito dai gruppi consiliari, ai 50 profughi è stato fornito un abbigliamento essenziale: un paio di pantaloni, una maglietta ed una felpa. In pochi possiedono delle scarpe.  

Difficili anche le comunicazioni: tra gli ospiti in pochi hanno il telefono, qualcuno da quando è arrivato in Italia non ha ancora sentito la voce dei familiari oltremare. 

Dopo la denuncia dei consiglieri comunali è partita la catena di solidarietà e venerdì mattina i pacchi di sopravvivenza sono arrivati all'ex colonia, ma è evidente che qualcosa non ha funzionato nel sistema di accoglienza e di controllo. 

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