Schio, i bulli dell'Ipsia a lavoro sui campi
Il lavoro sui campi come terapia per il bullismo; quanto deciso nell'incontro tra Ulss, sindaci di Thiene e Schio, polizia locale e preside dopo alcuni episodi di bullismo all'istituto Ipsia di Schio
I bulli verrano inseriti in un programma formativo all'interno di fattorie didattiche o cooperative con il chiaro obiettivo di metterli in riga tramite il lavoro manuale. Questa una delle idee uscite dal vertice tra scuola, istituzioni e forze dell´ordine che si è svolto lunedì all´Ipsia “Garbin” dopo alcuni episodi di bullismo accaduti all'interno dell'istituto. La zappa, dunque, come risposta a situazioni difficili, ma non solo.
La scuola professionale di Schio, che ha il 21% di studenti stranieri, garantirà anche una maggior presenza di mediatori culturali per aiutare la collaborazione tra famiglie e scuola. Molti dei ragazzi presenti nell'istituto sono immigrati di seconda generazione e spesso senza cittadinanza e provengono da 38 nazioni diverse.
Durante la riunione di martedì erano presenti: la direttrice scolastica Marina Maino, i sindaci di Schio e Thiene, Valter Orsi e Giovanni Casarotto, gli assessori scledensi alla formazione e alle politiche giovanili, Roberto Polga e Barbara Corzato, l´Ulss4 con i direttori dei servizi sociali Alberto Leoni e della tutela minori Mauro Ciccarese, i comandanti di stazione dei carabinieri dei due Comuni, Sergio Asciolla e Fabio Piantoni, e il comandante della polizia locale Giovanni Scarpellini.
«Le situazioni vanno affrontate, non spostate - sottolinea al Giornale di Vicenza il dottor Leoni - Se i ragazzi problematici vengono abbandonati fuori dalle scuole diventano un problema per altri. Per questo si è pensato anche a forme di alternanza tra scuola e altre attività formative pratiche, magari con utilità sociale».